Intendiamoci bene, non ho nessuna aspirazione a passare per una persona intelligente. Ma nemmeno per uno sprovveduto. Si tratta di un difficile equilibrio, vi assicuro. Bisogna dosare e dosarsi, evitare le suscettibilità altrui, evitare di offendere qualcuno. Credo che molti, in cuor loro, si riconosceranno in questa condizione.
Ma questa premessa era necessaria quanto, spero, assolutoria per quanto vi sto per dire: oggi ho avuto la certezza che siamo circondati da imbecilli!
Ma al di là della frase ad effetto, è mia opinione, del tutto personale e confutabile, che ultimamente gli stupidi e gli imbecilli siano in aumento. Non vorrei con questo indurre dei giudizi su persone che non conosco, ma semplicemente portare alla vostra attenzione una questione statistica. Sì, statistica. E’ solo statistico il motivo che mi spinge a scrivere su questo argomento, da molti nascosto o ritenuto indegno di prosa.
Ed è per questo che non indugerò oltre nel portarvi delle prove. Sì, non l’avreste detto. Ecco qui le prove, mie cari. Vi citerò tre casi. E, per non voler apparire come coloro che sostengono le proprie ragioni a tutti costi, vi presenterò tre casi per così dire di stupidità minore. Per nulla paragonabile ai grandi e conclamati stupidi e imbecilli che lascio al vostro giudizio personale, e che va bene al di là delle scienze statistiche.
Il caso numero uno è quello di un uomo che parlava tanto, troppo. Ma non solo, sognava tanto, troppo. Ma non bastava, mangiava tanto, troppo. E come se non bastasse ancora, diceva di aver posseduto tante donne, troppe. Questo uomo-contenitore dichiarava di essere, e essere stato, talmente pieno di tutto, compreso l’esperienza in ogni campo, da non aver più nulla da togliere al mondo e di essere sufficiente a se stesso.
Il caso numero due è quello di un intellettuale che presumeva essere tale. Aveva due o tre concetti confusi e li utilizzava in modo tale da confondere il malcapitato interlocutore di turno. Il gioco delle tre carte era il suo preferito, vinceva sempre barando.
Il terzo è quello di quel tale che credeva di essere immortale. Lui, era veramente lui solo quando rifiutava ogni caducità e, col suo tono lamentoso ed ambiguo, si concedeva all’eternità. Lui stava bene così, aveva un’identità indelebile e se ne compiaceva.
E potrei continuare a citarvi altri casi di cretini, più o meno minori. Come quello che pretendeva di aver ragione ad ogni costo, quell’altro che si metteva le dita nel naso di nascosto. Oppure, ancora l’altro, che tradiva la fidanzata che a sua volta lo tradiva. Continuavano entrambi a farsi regali e gentilezze nella vita di tutti i giorni. E poi c’era quello che non avrebbe mai cambiato la marca di calzini o l’altro che si era imposto di cenare sempre alla stessa ora. Ma anche chi sosteneva, compiaciuto, di non aver mai cambiato idea, o quello che proclamava di essere odioso perché gli dava un certo fascino, e quell’altro di essere sempre vestito alla moda anche a costo di essere ridicolo. Oppure quel tizio che attendeva l’anima gemella e quell’altro che prendeva e concedeva pause di riflessione a tutti.
Ad ogni buon conto l’esser imbecilli ha una sua regola: riprodursi e scoprirsi uguali, con compiacimento, ogni giorno. Senza mai cambiare, perché il cretino è immobile, furbescamente assente, ama non pronunciarsi per presunta intelligenza. Confonde la sua sfacciata imbecillaggine con una strategia di vita superiore.
Ecco, ora mi sento meglio. E cambio argomento.
IMBECILLI!
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