Al camposanto
c’era lei
mesta con la veletta nera
era seduta sul bordo
di una tomba.
Dolcemente passava la mano
sulla terra come se fosse affiorato
dalle profonde oscurità
il corpo del suo uomo.
Gli parlava, l’accarezzava
con la sensualità
di quando era in vita.
Rassegnata guardava la foto
coperta da erbe odorose.
Un viso appartato
in quella distesa di volti.
Teneramente cambiava
l’acqua ai fiori…
S’inginocchiava
e baciava l’immagine.
Sempre innamorata
come il primo giorno.
La figuretta esile nera
fra quelle croci sembrava
scuotersi al tatto di una mano
invisibile che le alzava il mento.
Lei rovesciava indietro la testa
subiva il piacere di quella carezza
che ormai era solo un ricordo.
La sua ombra si stagliava
nel sole che presto sarebbe sceso
portando il buio in quel triste giardino.
Sarebbe tornata a casa sperando
che l’armonia del sogno
le avrebbe corretto le disarmonie del cuore.
Mirella Narducci