Ci chiamano angeli neri, perché abbiamo versato le lacrime nella notte e gridato nel buio, e nessuno ha mai recepito.
Angeli neri, che possono diventare ostili, se cerchi di tradirli, perché di tradimenti ne abbiamo avuto troppi, abbiamo camminato vicino a quelli che cedevamo amici, fratelli e amori, abbiamo, fatto battere il cuore per anime che ci hanno distrutto, abbiamo aiutato chi poi ha ucciso la nostra anima, stretto un abbraccio a chi poi ha donato ghiaccio al nostro sangue, baciato labbra, che baciavano altre labbra, detto ti amo, guardando occhi che guardavano altri occhi…
Ma siamo ancora vivi, capaci di volare sempre più in alto, e non cambieremo per nessuno, ne per chi ami, ne per il mondo, anche se molte volte abbiamo sbagliato, siamo riusciti a capire, ma sbaglieremo ancora, perché questa è la nostra natura, ma forse, nessuno capisce, quanto la nostra anima ha la capacità di rispettare chi rispetta noi anime dannate, e siamo capaci di amare, amare come nessun altro riesce ad amare, perché noi, angeli neri, abbiamo sempre cercato questo sentimento da voi, che non avete mai dato niente al nostro cuore, così, ci siamo nutriti da soli, e ne abbiamo troppo, anche se fa paura… molta paura!
Ma con i graffi nell’anima che bruciano la carne, siamo sempre noi, capaci di combattere e raggiungere, anche con la morte, i nostri traguardi, sopravvivendo alla stupidità umana, arriveremo la, dove tutti sognano, e nessuno arriva mai!
(Ejay Ivan Lac)
Se ogni goccia di pioggia potesse cancellare ogni brutto pensiero, allora passerei un’ora intera faccia a faccia con un temporale, ogni sensazione, graffio, ed ogni goccia di sangue verrebbe spazzata via, ogni sorriso ed ogni sguardo che in passato, mi ha fatto perdere la testa, ogni sogno infranto e le milioni di delusioni che la vita ha marchiato su questa pelle, ormai troppo sporca per risporcarsi un’altra volta.
Vivrei sotto il temporale, guardare gli alberi che si spezzano e i tetti che si aprono, le strade d’acqua e la sua furia su di me che mi abbraccia, e non mi distrugge, vorrei sentirmi come lui, capace di usare la furia contro il mondo, e ripulire quei luoghi in cui ho camminato, come grandine al sole, sciogliere ogni ghiaccio nel mio sangue, come vento rabbioso sotto un manto di nuvole nero carbone, fermo, in quel campo troppo grande ma così piccolo, aprire le mie braccia alla sua potenza e lasciarmi…. Pulire, gridare forte insieme ai suoi tuoni e liberarmi, dai fulmini che stringono l’anima!
E dopo…
Dopo lasciarmi cadere a terra, con lo sguardo al cielo, mentre si apre, lasciando passare i raggi del sole, che tentano di asciugare ogni disastro, e ridere…
Aspettando un altro mio temporale… un altro ancora!
(Ejay Ivan Lac)
È bellissimo guardare la notte che arriva e il sole che torna, sapere che la terra gira e che il tempo è solo una nostra scelta, quel tempo che accompagna le nostre vite, quel tempo, che spesso non riusciamo a sfruttare e che allunghiamo troppo.
Quel tempo che consumi a guardare fuori dalla finestra, aspettando quelle risposte che non arriveranno mai, e lo sai, quel tempo, che passi a sprecare parole invece di ascoltare il cuore, che consumi a piangere invece di accendere i più bei sorrisi che hai, quel tempo, usato solo per farti capire da chi non ti ascolta o che passi in solitudine per paura, di rimettere l’anima e il cuore, nelle mani della persona sbagliata…
Quel tempo, che aspetti, e che arriva troppo piano, il tempo che si ferma e quello che corre veloce, quel tempo che occupi con la persona che ti cattura, il tempo delle scelte e quello delle cazzate, il tempo che passi troppo nei tuoi pensieri invece di agire, il tempo in un bagno di paure e una doccia di pessimismo, piuttosto che una piscina di coraggio e un mare di bei pensieri…
Quel tempo, che rovina spesso la tua felicità, e che cancella dai tuoi occhi le scelte giuste e le buone sensazioni!
Non vivere nel tempo, tu vivi solo nel presente, perché il tempo, è solo invenzione…
(Ejay Ivan Lac)
Lascia che te lo dica oggi quanto ti voglio bene, quanto tu sei stato sempre per me , come hai arricchito la mia vita. […] Tu non puoi misurare ciò che significhi. Significa la sorgente in un deserto, l’albero fiorito in un terreno selvaggio. A te solo debbo che il mio cuore non sia inaridito, che sia rimasto in me un punto accessibile alla grazia.
Hermann Hesse, da “Narciso e Boccadoro”
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Libri di H. Hesse
Favola d’amore Il manoscritto originale illustrato dall’autore Hermann Hesse |
Un giorno penserai a tutte le stronzate che hai fatto, e a quelle che non hai mai osato fare, a quelle a cui hai rinunciato, e quelle che hai rifiutato…
Un giorno ci penserai molto, e sarà troppo tardi, perché tutti invecchiano, e sarai troppo avanti per recuperare, non avrai nessuna possibilità di scelta, se non quella di morire…
Quella, è la stronzata più grande!
(Ejay Ivan Lac)
Le nuvole, i tuoni, la luce che si abbassa, il sole che si nasconde, la prima pioggia sull’asfalto e l’odore del bagnato, il vento e il fruscio degli alberi, i pensieri per la testa e il whisky nel bicchiere che scioglie ogni dilemma.
L’amico che ti scrive, i fans con i loro like, i messaggi in inglese e quelli in giapponese, lo sguardo verso il soffitto e la mano sul cellulare, la vita che scorre, le strade da scegliere, quelle giuste e quelle sbagliate, i problemi del passato e i mille del presente, la curiosità del futuro, la curiosità del come andrà a finire, i successi, gli insuccessi, i progetti nuovi e le loro ansie, il denaro che arriva, e quello che fugge, il cuore che batte, e la voglia di baciare il suo corpo.
Le persone che non riescono a fare a meno della mia musica, il mio sound che entra nelle case ogni giorno, i miei scritti che sanno di veleno altri che sanno di bellezza e verità, gli invidiosi, gli inutili, i falsi e i giusti, che mi cercano, che mi evitano, il ramo di un albero che sbatte sulla mia finestra, forse mi avvisa, o è solo stanco…
Donne che mi scrivono, e io che ultimamente le evito, gli inviti alle feste, gli inviti alle cene, persone che incontro, star che incrocio, e vip che riconosco, il web che mi cerca, il web che mi odia, la mia stanza d’albergo, o quella di casa mia, il mio letto lucido, e l’alcol che bevo, la droga che evito, i ricordi d’America, e gli amici di oltre mare… la paura, il terrore, i brutti pensieri e l’angoscia della notte, l’artista dannato che sono, l’artista amato che ascoltano…
Che leggono…. che condividono!
(Ejay Ivan Lac)