C’è un solo viaggio possibile: quello che facciamo nel nostro mondo interiore. Non credo che si possa viaggiare di più nel nostro pianeta. Così come non credo che si viaggi per tornare. L’uomo non può tornare mai allo stesso punto da cui è partito, perché, nel frattempo, lui stesso è cambiato. Da sé stessi non si può fuggire.
Andrej Tarkovskij, Tempo di viaggio
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.
Jose’ Saramago, Viaggio in Portogallo
Un’altra volta ti rivedo, | città della mia infanzia paurosamente perduta… | città triste e lieta, un’altra volta sogno qui… | Io? Ma sono lo stesso che qui ha vissuto, e qui è tornato, | e qui è tornato a tornare, e a ritornare. | E qui di nuovo sono tornato a tornare? | O siamo tutti gli Io che sono stato qui o sono stati, | una serie di chicchi-enti legati da un filo-memoria, | una serie di sogni di me, di qualcuno fuori di me?.
Fernando Pessoa, Lisbon revisited 1926
Sono sulla strada di casa ed è mattina. L’automobile sta divorando i chilometri; oltre il cofano aggressivo, vedo la linea dolce della campagna punteggiata di olivi e di cipressi. Devo tornare, tornare. Sono partito troppo tardi, o troppo presto. Ci sono troppe cose incomprensibili, ormai; non riesco a capire se sono troppo giovane o troppo vecchio per queste cose
Mauro Senesi, Aspetta un po’ che la bambina cresca
«Voglio tornare».
Queste parole le affiorarono alla mente non appena l’odore raggiunse il suo naso. Non sapeva come le fosse venuta in testa quell’idea, né dove voleva tornare. Ovviamente non nella casa da cui era appena uscita. Perché non voleva tornare a casa? E dove avrebbe voluto andare? La sensazione di avere smarrito la strada
Natsuo Kirino, Le quattro casalinghe di Tokyo
«Cosa fai ancora qui?». La sua voce non era cattiva, ma non era neppure gentile; Sylvie si stava irritando.
«E dove dovrei essere?» chiese Irena.
«A casa tua!».
«Vuoi dire che qui non sono più a casa mia?».
Naturalmente non voleva cacciarla dalla Francia, né farla sentire una straniera indesiderabile: «Sai benissimo cosa voglio dire».
«Sì, lo so, ma ti sei dimenticata che qui ho il mio lavoro? la mia casa? i miei figli?».
«Senti, conosco Gustaf. Farà di tutto perché tu possa tornare nel tuo paese. E le tue figlie… Non raccontarmi storie! Ormai hanno la loro vita! Dio santo, Irena, quel che sta succedendo da voi è così affascinante! In una situazione del genere le cose si sistemano sempre».
«Ma Sylvìe! Non ci sono solo gli aspetti pratici, il lavoro, la casa. Vivo qui da vent’anni. La mia vita è qui!».
«C’è una rivoluzione da voi!». Lo disse in un tono che non ammetteva repliche. Poi rimase zitta. Con quel silenzio, voleva dire a Irena che quando accadono grandi cose non si deve disertare.
«Ma se torno nel mio paese non ci vedremo più» disse Irena per mettere l’amica in imbarazzo.
Questa demagogia dei sentimenti andò a vuoto. La voce di Sylvie si fece calorosa: «Ma cara, verrò a trovarti! Te lo prometto, davvero!».
Erano sedute l’una accanto all’altra davanti a due tazze di caffè vuote da un pezzo. Irena vide lacrime di emozione negli occhi di Sylvie, che si chinò verso di lei e le strinse la mano: «Sarà il tuo grande ritorno». E di nuovo: «Il tuo grande ritorno».
Ripetute, le parole acquistarono una tale forza che, dentro di sé, Irena le vide scritte con la maiuscola: Grande Ritorno. Smise di ribellarsi: fu stregata da immagini che d’improvviso affiorarono da vecchie letture, da film, dalla sua memoria e forse da quella dei suoi antenati: il figlio perduto che ritrova la vecchia madre; l’uomo che si ricongiunge all’amata cui l’aveva strappato una sorte feroce; la casa natale che ciascuno porta dentro di sé; il sentiero riscoperto dov’è rimasta l’impronta dei passi perduti dell’infanzia; Ulisse che rivede la sua isola dopo anni di vagabondaggio; il ritorno, il ritorno, la grande magia del ritorno.
Milan Kundera , L’ignoranza
Ma leggere vuol dire uscire da sé solo per rientrarvi, tornare dentro di sé arricchiti, scossi, forse per sempre strappati al torpore quieto e stagnante, svegliati dal sonnambulismo del quotidiano.
Franco Ferrarotti, Leggere, leggersi
Un pretesto per tornare bisogna sempre seminarselo dietro, quando si parte
Alessandro Baricco, Oceanomare