scuola
Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. Questo è bellissimo!
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Se uno ha imparato a imparare, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà!
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Gli insegnanti – ha aggiunto – sono i primi che devono rimanere aperti alla realtà, con la mente sempre aperta a imparare!
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Perché se un insegnante non è aperto a imparare, non è un buon insegnante, e non è nemmeno interessante; i ragazzi capiscono, hanno ‘fiuto’, e sono attratti dai professori che hanno un pensiero aperto, ‘incompiuto’, che cercano un ‘di più’, e così contagiano questo atteggiamento agli studenti. Questo è il primo motivo per cui amo la scuola
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La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, del bene e del bello”, che “non sono mai dimensioni separate ma sempre intrecciate
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La vera educazione ci fa amare la vita e ci apre alla pienezza della vita!
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Non lasciamoci rubare l’amore per la scuola!
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La famiglia è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello che dice: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti! Vi piace questo proverbio africano? Vi piace? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio! Insieme! Per educare un figlio ci vuole un villaggio!
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E poi amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello. Vanno insieme tutti e tre. L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. E nell’educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! Ricordatevelo! Questo ci farà bene per la vita. Diciamolo insieme: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca. Tutti insieme! E’ sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello. E questo avviene attraverso un cammino ricco, fatto di tanti “ingredienti”. Ecco perché ci sono tante discipline! Perché lo sviluppo è frutto di diversi elementi che agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo, eccetera. Per esempio, se studio questa Piazza, Piazza San Pietro, apprendo cose di architettura, di storia, di religione, anche di astronomia – l’obelisco richiama il sole, ma pochi sanno che questa piazza è anche una grande meridiana. In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, e ci apre alla pienezza della vita!
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Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniose e insieme!
Se la scuola fosse più efficace, la televisione non sarebbe tanto potente.
John Condry, Ladra di tempo, serva infedele
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La scuola pubblica rimane oggi l’ultimo luogo della società di mercato in cui il bambino cliente debba pagare di persona, piegarsi al do ut des: sapere in cambio di studio, conoscenze in cambio di sforzi, accesso all’universalità in cambio dell’esercizio solitario della riflessione, una vaga promessa di futuro in cambio di una piena presenza in classe, ecco ciò che la scuola esige da lui.
Daniel Pennac, Diario di scuola
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“Non v’è dubbio che la scuola sia sempre un luogo insieme familiare e non amato, un luogo di fatica e di ore parte noiose e parte ansiose. Si può rendere la scuola un luogo amabile, divertente, un luogo di indimenticabili gioie dell’intelligenza giovanile, quella intelligenza che, alacre e curiosa, comincia a vivere? Ne dubito; vi è qualcosa di innaturale nella scuola dell’ultimo secolo, che non mi pare emendabile: dal modo di reclutare gli insegnanti, dalle bizzarrie degli orari, che giustappongono matematica e letteratura, arte e chimica, costringendo l’intelligenza dell’allievo ad una disponibilità distratta, priva di passione e di coinvolgimento
drammatico.
Lo stesso insegnante, vagabondo di aula in aula, vincolato ad orari e scadenze che non sceglie, non potrà ritrovare dentro di sé quella condizione che sola consente di consegnare agli altri qualcosa che ci appartiene nel profondo.
Nella scuola si amministrano senza gioia materie di gioia … E poi, i voti! Quel desiderio impuro e corrotto di essere approvati, accettati, giudicati buoni; è un vizio che ci porteremo dietro tutta la vita, e sempre o cautamente mendicheremo il “voto” di qualcuno …
Che Pinocchio abbia ragione, lo sentiamo nelle nostre viscere; ma vivere non significa avere ragione; significa aver torto. Se la scuola delude, se la scuola copre di noia discorsi densi di inesauribile letizia dell’anima, forse questo appunto è il suo compito: avviare il giovinetto incauto e ruvidamente allegro alla delusione di esistere. Tutti gli errori che si accumulano nella scuola formano, quasi per caso, una grande e difficile esperienza, un percorso obbligato, un labirinto nel quale si entra drammaticamente intensi come solo un fanciullo può essere, per uscire oscuramente offesi, pronti alle ulteriori offese a venire. Del tempo della scuola resterà nella nostra vita un’intensa memoria di volti senza tempo, di “compagni” e “compagne” insieme lontanissimi e indimenticabili; e la lunga fatica della scuola sarà tutt’uno con la lunga fatica di vivere”
Giorgio Manganelli, Improvvisi per macchina da scrivere
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C’è un professor di storia che odia i
Fenici
una prof di matematica che strappa le
radici
una prof di scienze che appicca fuoco agli
alberi
e un prof di latino che tiene per i
barbari
e il prof di disegno dice che Dio è tondo
E questa è la scuola più strana del mondo
Il prof di geografia non sa dov’è Pechino
la prof di Italiano legge solo Topolino
il prof di religione fa fare le flessioni
il prof di ginnastica insegna le orazioni
e la preside è una scimmia e si chiama
Raimondo
e questa è la scuola più strana del mondo
E c’è il prof di nuvole che porta in
classe i cumuli
e un prof di temporali che insegna a fare
i fulmini
e il prof di cerbottana e quello di fionda
e un prof che ruba sempre a tutti la
merenda
e la campanella dell’ora suona ogni
secondo
perché, questa è la scuola più strana del
mondo
Stefano Benni, Ballate.
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Da oltre mezzo secolo i bambini, i ragazzi e i giovani vengono obbligati a starsene seduti, tra scuola e compiti, circa otto ore al giorno, e che, alla fine dei loro corsi di studi, a qualsiasi domanda culturale, il loro sguardo vaga smarrito o si esprime in un “boh!”
Silvano Agosti, Lettere dalla Kirghisia
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La scuola non deve mai dimenticare di avere a che fare con individui ancora immaturi, ai quali non è lecito negare il diritto di indugiare in determinate fasi, seppur sgradevoli, dello sviluppo. Essa non si deve assumere la prerogativa di inesorabilità propria della vita; non deve voler essere più che un gioco di vita.
Sigmund Freud, Contributi a una discussione sul suicidio
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La scuola oggi è incapace di sviluppare quelle competenze e quei talenti che sono oggi necessari per continuare ad appartenere a una società industriale avanzata. È talmente distaccata dalle vere esigenze del mondo del lavoro da essere diventata, in larga misura, una fabbrica di disoccupati con la laurea.
Piero Angela, Nel buio degli anni luce
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Dalla culla e non dalla scuola deriva l’eccellenza di qualunque ingegno.
Pietro Aretino, Lettera al Coccio
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Le scuole sono soltanto fabbriche di imbecillità e di depravazione.
Thomas Bernhard, Un bambino
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Forse non è a scuola che impariamo per la vita, ma lungo la strada di scuola.
Heinrich Böll, Cosa faremo di questo ragazzo?
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Il mondo può essere salvato solo dal soffio della scuola.
Talmud
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La scuola è più grande isola della conoscenza, lungo il litorale di meraviglia.
Ralph W. Sockman
La ragione principale per andare a scuola è quello di ottenere l’impressione, per il resto della vita, che c’è un libro per tutto
Robert Frost
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Chi entra nella scuola oggi ne ha un’idea che risale a quella che se ne fece frequentandola da studente. Ma la prospettiva degli studenti investe soltanto alcuni dei suoi aspetti, e soprattutto non tiene conto delle origini dell’istituzione in cui si entra e si lavora ogni giorno. Dagli studenti è frequente sentir dire che la scuola serve a poco o a nulla; ed è comprensibile che ciò accada quando essa non si fa percepire come una realtà necessaria. La maggior parte degli adulti oggi conserva della scuola l’immagine che ne aveva da studente, buona o cattiva a seconda dell’esperienza vissuta, ma non immagina che molte delle difficoltà e delle delusioni incontrate siano dipese dalla poca professionalità degli insegnanti: perché l’idea che l’insegnante sia un professionista e un tecnico purtroppo non appartiene ancora alla nostra cultura.
Anche molti fra gli insegnanti più anziani partecipano di questa ignoranza, perché la loro formazione non ha avuto nulla di professionistico. È verissimo anche che ognuno di noi conosce insegnanti che sono meri mestieranti e svolgono da dilettanti e senza passione la propria professione: non per nulla spesso la scuola è, come si è detto, un’occupazione di seconda scelta. Tuttavia, se si vuole entrare nella scuola con l’intento di lavorare seriamente, oggi non è più possibile professare una simile idea; ed è proprio il tipo del mestierante dilettante che una seria formazione professionale intende eliminare impegnando gli aspiranti insegnanti in una formazione che dovrebbe servire a selezionarli adeguatamente.
Saverio Santamaita , Storia della scuola
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La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l’individuo in condizione di fare a meno di essa.
Ernesto Codignola, in John Dewey, Scuola e società
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La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri.
Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole
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Vera passione per la conoscenza in un giovane è quella che si mantiene viva nonostante la scuola.
Giovanni Soriano, Maldetti. Pensieri in soluzione acida
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Ogni istruzione seria s’acquista con la vita, non con la scuola.
Lev Tolstoj, Sull’istruzione pubblica
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Lo scopo della scuola è quello di formare i giovani a educare se stessi per tutta la vita.
Robert Maynard Hutchins
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Mi piace un insegnante che ti dà qualcosa da pensare da portare a casa oltre ai consueti compiti.
Lily Tomlin
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La scuola è imparare quello che non sapevi nemmeno di non sapere.
Daniel J. Boorstin
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Perché la società dovrebbe sentirsi responsabile solo per l’educazione dei figli, e non per l’educazione di tutti gli adulti di ogni età?
Erich Fromm
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La mia idea di scuola è quello di turbare le menti dei giovani e infiammare il loro intelletto.
Robert Maynard Hutchins
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Milioni di persone hanno visto la caduta della mela, ma Newton è stato colui che ha chiesto “perché”.
Bernard Mannes Baruch
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Scopo della scuola è quello di sostituire una mente vuota con una aperta.
Malcolm S. Forbes