mare
La Ragione e la Passione sono timone e vela di quel naviganta che è l’anima vostra, Gibran
La nostra anima è sovente in un campo di battaglia, dove giudizio e ragione muovono guerra all’avidità e alla passione. Potessi io essere il pacificatore dell’anima vostra, che converte rivalità e discordie in unione e armonia. Ma come potrò, se non sarete voi stessi i pacificatori, anzi gli amanti di ogni vostro elemento? La Ragione e la Passione sono timone e vela di quel naviganta che è l’anima vostra. Se il timone e la vela si spezzano, non potete far altro che, sbandati, andare alla deriva e arrestarvi nel mezzo del mare. Poichè se la ragione domina da sola è una forza che imprigiona, e la passione è una fiamma che incustodita, brucia fino alla distruzione…Perciò la vostra anima innalzi la ragione fino alla passione più alta, affinchè essa canti.
Kahlil Gibran, da “Il Porfeta”
Non so che opinione voi abbiate della musica, cosa vi piace sentire, cosa vi mette in moto dentro. Per me allora – come oggi, immagino, se solo potessi ascoltarne – era il mare dove i miei sentimenti potevano nuotare all’impazzata, liberi e allegri. Vi ho già detto che mi piace immensamente nuotare; ci sapevo fare già da piccoletto, quando tutti gli altri bambini strillano appena la schiuma della battigia gli solletica gli stinchi. Io non so stancarmi del nuoto: è la felicità del mio corpo, è il mio corpo che si piglia la sua libertà di rotolarsi, di stirarsi, di fluidificarsi, leggero come un uccello.
Non mi dà nessuna soddisfazione l’acqua del fiume o del lago, voglio le onde del mare, il movimento cosmico che abbraccia il mio movimento, un corpo di membra immense che mi prende con sé come una balia tiene tra le pieghe morbide del suo grande corpo un neonato. Bene, la musica fa alla mia anima quello che il mare fa al mio corpo. Io ci nuoto dentro la musica, mi tuffo di testa e di schiena, mi immergo e risalgo, ci vado lontano con il crawl, il dorso, la rana.
Maurizio Maggiani, Il coraggio del pettirosso.
Il ragazzo sentì che esisteva un perfetto accordo fra lui e quell’opulenza della natura circostante. Trasse un profondo respiro e fu come se una parte di quell’invisibile che costituisce la natura avesse permeato l’intimità del suo essere. Sentiva il fragore delle onde che si frangevano sulla spiaggia ed era come se il battito del suo sangue giovane fosse sincronizzato col movimento delle grandi maree.
Yukio Mishima,”La voce delle onde”
Si voltò e lentamente tornò sui suoi passi. Non c’era più vento, non c’ era più notte, non c’ era più mare, per lei. Andava e sapeva dove andare. Questo era tutto. Sensazione meravigliosa. Di quando il destino finalmente si schiude e diventa sentiero distinto, e orma inequivocabile, e direzione certa. Il tempo interminabile dell’ avvicinamento. Quell’ accostarsi. Si vorrebbe non finisse mai. Il gesto di consegnarsi al destino. Quella è un’ emozione. Senza più dilemmi, senza più menzogne. Sapere dove. E raggiungerlo. Qualunque sia, il destino. Camminava – ed era la cosa più bella che avesse mai fatto.
Alessandro Baricco, da “Oceanomare”
E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettete e seduttiva pagina bianca, Valeria Serra
E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettete e seduttiva pagina bianca. La pagina non ancora scritta, il sogno non ancora realizzato, il desiderio non ancora estinto, la fuga non ancora portata a compimento, l’assenza che suggerisce la presenza, l’inizio che non ha fine. Nella sua distesa luminosa e sconfinata, nei suoi abissi sconosciuti diventa facile e quasi inevitabile trovare una metafora vivente alla propria irrequietezza, all’istinto di libertà, alle paure e all’inesplorata e profonda regione dell’anima.
Valeria Serra, da “Le parole del mare”