La società può essere intesa come un’impresa di costruzione del mondo finalizzata a istiture i principi ordinatori d
GIANFRANCO PECCHINENDA, Lo stupore e il sapere
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Gli esseri umani, diversamente da ogni altro essere vivente, non fanno esperienza del mondo esclusivamente in base alla “pura percezione” , cioè non si limitano a “vedere” la realtà ma la vedono e la pensano contemporaneamente. In pratica nel momento in cui percepisce il mondo, l’essere umano ha bisogno di raffigurarselo, ecco perchè il suo sarà un vedere “come se” ci fosse qualcosa “d’altro”
GIANFRANCO PECCHINENDA, Lo stupore e il sapere
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C’è dunque una parte di realtà che ci si offre senza altro sforzo che quello di aprire occhi e orecchie – il mondo delle pure impressioni. Chiamiamolo mondo evidente. Ma c’è un oltremondo costituito da strutture di impressioni, che se è latente rispetto al primo, non è per questo meno reale. Affinchè questo mondo esista davanti a noi, abbiamo bisogno, è vero, di aprire qualcosa più degli occhi, di compiere atti e sforzi maggiori; ma la misura di questi sforzi non toglie e non dà realtà a quel mondo.Il mondo profondo è chiaro come quello superficiale, solo che esige di più da noi.
GIANFRANCO PECCHINENDA, Lo stupore e il sapere
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Questo bosco mi ha insegnato che esiste un primo livello di realtà,che mi si impone in modo violento: sono i colori, i suoni, il piacere, i dolori sensibili. Di fronte ad esso la mia condizione è passiva. Ma dietro quella realtà ne appaiono altre… Ma queste realtà superiori sono più pudiche, non piombano su di noi come su di una preda. AL contrario, per manifestarsi ci pongono una condizione,: volere la loro esistenza e sforzarci di raggiungerla. Vivono quindi in qualche modo sorrette dalla nostra volontà. La scienza, l’arte, la giustizia, la cortesia, la religione, sono orbite di realtà che non ci invadono barbaramente, come la fame o il freddo: esistono solo per chi le vuole, per chi le desidera.
GIANFRANCO PECCHINENDA, Lo stupore e il sapere
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Non c’è nulla di tanto illecito quanto rimpicciolire il mondo con le nostre manie e le nostre cecità, sminuire la realtà, sopprimere immaginariamente parti di ciò che è.
Gianfranco Pecchinenda, Lo Stupore e il Sapere