Passavo intere notti fissando il muro.
Conversando con l’ ultima ombra, che tempo fa dimenticasti su quella carta da parati. Ed era sempre troppo scura per individuarti quando si faceva giorno. E più ti fissavo, più lei si allungava “storpiando” i miei discorsi.
Ed è lì, dove non smetti di apparire, che prende vita la mia realtà. O la tua assenza. Avrei dovuto cambiarla quella carta, sostituirla con dei fiori di campagna, che poi, avrei annaffiato tutti i giorni. Così saresti scivolato sullo stelo, finendo probabilmente sotto terra. Avrei dovuto far passare una mano di vernice. Poi un’ altra e un’ altra ancora. Miscelare più colore, fino a farti soffocare. Avrei dovuto “scollarti” da quel muro tempo prima, raschiarti in ogni crepa fino a farti diventare sabbia, o polvere. O qualsiasi altra “cosa” potesse facilmente volare via da me. Avrei dovuto abbatterlo quando ancora ne avevo tutta la ragione, e la forza. Creare più spazio, più luce, per fare sogni sempre più grandi. Avrei potuto fare tanto, ma non l’ ho fatto. Passavo intere notti fissando il muro. Un muro, che senza l’ aiuto di me stessa…non sarebbe mai e poi mai crollato.