È felice chi giudica rettamente. È felice chi è contento della sua condizione, qualsiasi essa sia, e gode di quello che ha. È felice chi affida alla ragione la condotta di tutta la sua vita.
Lucio Anneo Seneca, Sulla felicità
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Ero contento. Quella sera avevo un appuntamento. Qualcuno da toccare, da guardare, con cui parlare. Con cui dimentícare la morte, pane quotidiano.
La donna mi piaceva. Mi era piaciuta fin dalla prima volta che l’avevo vista in un caffè di Panama City. In quell’occasione accompagnava l’uomo corpulento che ci aveva dato le istruzioni necessarie e le parole d’ordine per passare in Costa Rica, e da li proseguire fino al confine settentrionale dove ci saremmo uniti al grosso della brigata.
La donna non aveva preso parte alla conversazione. Anche al momento dei saluti era rimasta in silenzio. Una forte stretta di mano, nient’altro.
Pablo era con me quel giorno, e una volta che i contatti se ne furono andati ci facemmo diversi giri di cubalibre.
«Ti è piaciuta», mi disse.
«Certo. E’ normale, no? C’è sempre qualche donna che ci piace.»
«Occhio, fratello. E’ meglio che la dímentíchi.»
«Non ho detto di esserne innamorato.»
«Meglio così. Non pensare più a lei.»
Pablo morì pochi giorni dopo aver varcato il confine e fui contento di non essere con lui quando accadde. Fu orribile, come tutte le morti. Venni a saperlo grazie a un comunicato di guerra, e in seguito dalla bocca di un compagno che mi raccontò i particolari.
La colonna di Pablo era riuscita ad avanzare per vari chilometri da Peñas Blancas verso Rivas. Scendeva la sera quando scoprirono una capanna abbandonata e, dopo aver fatto un’ispezione, decisero di passarvi la notte. L’unico sopravvissuto, quello che mi raccontò la storia, era riuscito a salvarsi solo per un colpo di fortuna. Il comandante della colonna gli aveva ordinato di restare di sentinella fuori dalla capanna. Accadde tutto molto in fretta. All’interno trovarono un po’ di legna, e fra i pezzi la guardia aveva piazzato una trappola acchiappa-babbei. Qualcuno della colonna decise di accendere un fuoco e, quando sollevò un legno, l’esplosione li uccise tutti.
Non pensavo a Pablo mentre mi dirigevo nel posto concordato. Pensavo alla donna.
Erano già molti mesi che non abbracciavo un corpo tiepido, un corpo morbido, qualcuno che mi facesse domande, qualcuno che rispondesse alle mie. Era passato troppo tempo senza dare né ricevere un po’ di tenerezza. Il tempo giusto per trasformarsi in una bestia in mezzo alla guerra.
Eravamo a Rivas, ed era la terza volta che prendevamo la città in meno di due mesi. A quanto pareva adesso la guardia era abbastanza indebolita e saremmo rimasti lì per un breve periodo prima di proseguire alla volta di Belèn, dove ci saremmo divisi per attaccare contemporaneamente Jinotepe e Granada.
Era stata lei a rivolgermi la parola mentre stavamo in fila per ricevere i rifornimenti.
“Tu e io ci conosciamo. Ricordi?”
“Certo che mi ricordo. Posso dirti quante gambe aveva il tavolo del caffè a Panama City.”
Lei aveva riso.
“A volte la memoria non è una buona compagnia. Bisogna saper dimenticare in fretta”.
Dopo aver preso le nostre provviste, eravamo andati a sederci nella piazza, all’ombra.
“Questa dev’essere una città molto bella quando non c’è la guerra. Una città in cui godersi il tramonto con la brezza del lago che ti accarezza la schiena.”
“È una bella città. Io sono del posto.”
“Hai famiglia qui?”
“Preferisco non parlarne.”
“Va bene. Se non ti va… Un’ultima domanda. Dov’è il compagno del nostro incontro a Panama?”
“Morto”, aveva risposto lei.
L’uomo aveva ricevuto istruzioni di avanzare verso est, la sua colonna doveva chiudere la tenaglia che si stringeva su Bluefields. Le forze di Pastora attaccavano da San Juan del Norte e l’uomo, dopo sette anni di lotta su quelle montagne, conosceva molto bene la zona. C’erano state alcune scaramucce, poi avevano occupato Juigalpa e da lì avevano proseguito fino a Rama, dove la guardia aveva teso loro una trappola, obbligandoli a ripiegare in una zona paludosa. Dopo vari attacchi dell’aviazione somozista, era stato catturato assieme a pochi altri sopravvissuti. Prima di dar loro il colpo di grazia, li avevano sgozzati vivi tutti quanti.
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Faceva un freddo che ti costringeva a camminare ripiegato su te stesso, con le mani in tasca, e a cercare un po’ di calore nei minuscoli negozi di artigianato e antiquariato.
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Il libro mi aspettava in una vetrina, e il suo primo segnale fu di saltarmi agli occhi nella mia stessa lingua. Non è frequente trovare volumi in spagnolo nei paesi dell’Est europeo, tantomeno nelle librerie di seconda mano.
Era un volume sottile, rilegato in tela scarlatta, con la copertina ornata da un rigo dorato, in parte sbiadito, che incorniciava due filigrane, anch’esse dorate, le quali concludevano le loro capricciose volute tracciando cardi e altri fiori che ricordavano i dipinti di Hieronymus Bosch. Nella parte inferiore della copertina, tra le filigrane, c’era un’ellissi orizzontale con la scritta: «Biblioteca scelta per la gioventù». Al centro, in una specie di pergamena dispiegata a metà, era impresso il titolo, “Storia della macchina a vapore”, e sotto dei caratteri massicci indicavano il nome della casa editrice: Fratelli Garnier, Parigi.
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Lei è sotto la doccia. L’acqua le cade sul corpo e vi indugia formando repentine stalattiti nell’abisso di quei seni che hai baciato per ore e ore.
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Grande serenità di spirito possiede colui che non bada alle lodi né ai rimproveri della gente; giacché, se ha la coscienza pulita, si sentirà facilmente contento e tranquillo.
T. da Kempis
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Io ti ringrazio, Amore, d’ogni pena e tormento, e son contento ormai d’ogni dolore.
Poliziano
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Val più una casetta e cuor contento che un palazzo pien di vento.
Proverbio
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Ed ero contentissimo
in ritardo sotto casa ed io che ti aspettavo
Stringimi la mano e poi partiamo
In fondo eri contentissima
quando guardando Amsterdam non ti importava
della pioggia che cadeva
solo una candela era bellissima
e il ricordo del ricordo che ci suggeriva
che comunque tardi o prima ti dirò
che ero contentissimo
ma non te l’ho mai detto che chiedevo
Dio ancora
Ancora
Ancora
Tiziano Ferro, ero contentissimo
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Sono contento di averti accanto
di notte e di giorno
e ogni volta che torno
io sono contento perché non rimpiango
le donne che ho avuto
e non ho mai amato davvero
lo so, sembra strano però
sembra il sole a mezzogiorno
che ci scalderà
sembra l’acqua che è nel mare
e che poi pioverà
sembra tutto un altro mondo
e spero, tornerai con me.
Alex Britti, sono contento