L’uomo che possiede una cosa poi ne vorrà due e poi tre e poi tutte le cose che ci sono sulla terra. E avrà in cambio solo la sua condanna, perché nessuno può possedere tutto il mondo.
Giorgio Faletti
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Tra le altre cose leggerai i filosofi e chiederai loro con quale criterio tu possa condurre una vita tranquilla; perché non ti agiti e ti tormenti l’avidità sempre insaziata, né la paura e la speranza di cose poco utili.
Orazio
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Che cosa vogliono i lavoratori?
Vogliamo più scuole e meno prigioni,
più libri e meno armi,
più istruzione e meno vizio,
più riposo e meno avidità,
più giustizia e meno vendetta.
Vogliamo più opportunità per coltivare
la nostra parte migliore.
Dedicato a coloro che agiscono
6 settembre 1982, Bette Jean Alden
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Sarai sorpreso di sapere che la parola inglese love deriva da un termine sanscrito, lobha; lobha vuol dire avidità. Forse è una coincidenza, ma la mia sensazione è che non possa essere semplicemente così. Dietro deve esserci qualcosa di più misterioso, una ragione alchemica. Infatti l’avidità, una volta assimilata, si trasforma in amore. […] L’amore è condivisione, l’avidità è accumulo, possesso. L’avidità si limita avoler possedere, senza mai dare, mentre l’amore conosce solo il dare, senza mai chiedere nulla in cambio; è condivisione senza condizioni.Deve esistere qualche ragione alchemica per cui lobha è diventato love nella lingua inglese. E, dal punto di vista dell’alchimia interiore, lobha si trasforma sicuramente in love: l’avidità, la bramosia diventano amore
OSHO
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Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per la sua avidità
Gandhi
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Si soffre molto per il poco che ci manca e gustiamo poco il molto che abbiamo
William Shakespeare
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Il desiderio di conoscenza, come la sete di ricchezze, aumenta sempre con l’acquisizione della stessa.
Laurence Sterne
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Lo smodato amore di ricchezze, se contro giustizia, è empio, e se con giustizia, è vergognoso; perché è condotta indecorosa risparmiare in modo sordido, anche se in conformità con la giustizia.
Epicuro
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La brama di ricchezze è la radice di tutti i mali.
San Paolo
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Negli Stati Uniti, invece, gli insegnamenti di Gompers furono dimenticati per abbracciare l’ideologia di un capitalismo drottrinario e del libero mercato. La forza dei sindacati venne meno e il sogno di Gompers – più libri e meno armi, più riposo e meno avidità, più scuole e meno prigioni – fu tacitamente abbandonato. In una società dove non regna la giustizia sociale e dominata dall’ideologia del libero mercato, le armi, l’avidità e le prigioni sono destinate a vincere.
Freeman Dyson , Mondi Possibii
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Non conoscevo il significato di questa parola finche non ho incominciato a farmi due domande sul perchè di molte situazioni tipicamente umane.
Non è il talento, il coraggio di rischiare con il proprio e l’attività individuale che creano il grosso divario economico; è l’avidità della mente umana.
Se in ogni situazione guadagno bene lasciando che anche altri guadagnino o beneficino di un certo vantaggio non va bene, non è abbastanza! Devo guadagnare solo io.
Questo modo di pensare è la vera piaga dell’umanità. Non siamo tutti uguali; ci sono menti imprenditoriali e menti che non vogliono responsabilità e desiderano essere guidate. La fregatura è che a tutti i livelli della scala economica e sociale l’avidità rovina ogni cosa, dal imprenditore delle multinazionali che spreme al massimo ogni situazione, al dipendente comunale che 20 minuti prima della fine del suo turno ha già chiuso i battenti senza guardare in faccia a niente.
E’ un modo di pensare infantile e piccolo, il benessere degli altri è ancora il nostro benessere, se possiamo giocare o lavorare bene in due sullo stesso ambiente perchè non farlo? se possiamo dare vantaggi e buon servizio sociale impegnandoci al massimo perchè non farlo? Se c’è da mangiare per tutti perchè dovrei voler mangiare solo io? Invece non è così, succede che ognuno vuole l’intera torta a rischio di buttarne via i tre quarti. Non si condividono il successo, l’ inventiva, l’ esperienza, l’impegno e tanto meno il proprio tempo libero e la proprietà privata. Si teme dividendoli con altri di perdere la propria forza ma non è così; da sempre nuclei religiosi come gli ebrei piuttosto che altri gruppi hanno dimostrato il contrario.
Non intendo dire che tutto è di tutti, lungi da me questo ragionamento distorto e puerile. Una pepita d’oro distribuita su 100 persone diventa un niente a testa! Sto parlando del vero lavoro di gruppo pur mantenendo ognuno le proprie individualità.
Questa regola è conosciuta anche nel mondo finanziario. Ma è l’essenza di questo principio che sfugge. Non accontentarsi mai, sembra da un lato un ottimo modo di affrontare la vita ma è come tutte le cose importanti un’arma a doppio taglio: non accontentarsi e voler migliorare se stessi studiando, cambiando, raffinandosi e continuando a imparare dai propri errori è una cosa.
Non avere mai abbastanza in senso economico stretto, significa chiedere sempre non quello che è giustamente adeguato al nostro sforzo individuale e creativo ma arraffare il più possibile, sfruttando al massimo quello che si può da ogni situazione a discapito di tutto e di tutti. Non ci si sente mai un team ma un singolo individuo e allora non si guarda in faccia a nessuno si pensa solamente a se stessi.
Mio! avete presente cosa fanno i bambini? Uguale! Peccato che così facendo rendiamo aridi e poveri noi stessi e tutto quello che tocchiamo, la nostra stessa mente diventa sempre più piccola. I poveri e i paesi poveri saranno sempre più poveri e così la Terra. L’anno scorso tonnellate di greggio, quest’anno tonnellate di acqua radioattiva, cosa ne sarà del mare che riveste gran parte di questo pianeta? Resisterà ancora? O prima o poi ci farà pagare il conto? Il saldo finale in realtà diventa in questo modo sempre più salato!
Queste dinamiche si ritrovano nel tessuto della nostra società nel piccolo come nel grande. In sintesi l’avidità è l’antitesi dell’armonia e per questo motivo produce a lungo andare situazioni alle quali diventa impossibile porre rimedio. Iniziamo a pensare in grande; alziamo la testa e proviamo a guardare oltre il nostro naso. E’ il momento di crescere. Proviamo a mettere nel nostro lavoro quello che sentiamo e abbiamo compreso della vita senza pensare che il lavoro è solo un modo per portare a casa la pagnotta o per sviluppare a dismisura il nostro ego.
Il lavoro deve diventare un modo come un altro per esprimerci e per ricercare equilibrio. Solo così possiamo pensare di costruire un mondo che abbia un futuro da non temere.
Cathe, unoduetre.eu