ancora
Odio il modo in cui guidi la mia macchina. Odio quando mi fissi.
Odio I tuoi stupidi anfibi. E il modo in cui leggi la mia mente.
Ti odio talmente tanto che mi fa star male – E mi fa anche scrivere poesie. Odio il modo in cui hai sempre ragione. Odio quando menti. Odio quando mi fai ridere – ancora peggio quando mi fai piangere.
Odio quando non ci sei. E il fatto che tu non abbia chiamato.
Ma la cosa che odio di più è il fatto che io non riesca A odiarti – nemmeno lontanamente, nemmeno un po’, proprio per niente.
Dieci cose che odio si te (Gil Junger)
Sfuggire dalla realtà per affrontarla, Gaetano Barreca
Ed è da quel caldo giorno dell’estate 1997,
all’età di 22 anni, che iniziai ad usare questo
amuleto per entrare in un mondo tutto mio,
chiamato “Khepri”, un luogo dove rifugiarmi
e dove combattere il male del mondo, della realtà,
dove rigenerarmi per affrontare il presente.
Quando mi stendo sul letto e leggo il rituale
sacro posto sul retro dello scarabeo immagino
che da quest’ultimo partano delle bende che
avvolgono il mio corpo, mummificandomi.
È allora che inizia la mia lotta interiore, è in
tal modo che ho fatto diventare Khepri parte
integrante di me, generando il mio mondo interiore”.
Da “L’amuleto dell’essere” di Gaetano Barreca
Il processo della sua crescita somiglia un po’ a quello delle perle, più grande e profonda è la ferita, più forte è la corazza che si sviluppa intorno. Poi però con il passare del tempo, come un vestito portato troppo a lungo, nei punti di maggiore uso comincia a logorarsi, fa vedere la trama, ad un tratto per un movimento brusco si strappa. In principio non ti accorgi di niente, sei convinta che la corazza ti avvolga ancora interamente, finché un giorno, all’improvviso, davanti ad una cosa stupida senza sapere perché ti ritrovi a piangere come un bambino.
Susanna Tamaro, da “Va Dove ti porta il Cuore”
Quando mi sembra che nessuno possa darmi amore e che non abbia amore da dare, quando mi sento isolata dal mondo e isolata da me stessa, quando provo noia per tutto quello che mi circonda perchè non capisco cosa voglio veramente, mi ricordo che esiste un’infinita quantità d’amore solo per me e la rivedo in te. Mi accorgo che sono completa dentro di me e non devo chiederti niente per sentirmi completa; ma soprattutto mi accorgo che tutto quello di cui ho bisogno lo possiedo già e che tutto quello che ancora non ho mi arriverà quando sarò pronta a riceverlo.
E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettete e seduttiva pagina bianca, Valeria Serra
E il mare era per me, e lo è ancora, la più promettete e seduttiva pagina bianca. La pagina non ancora scritta, il sogno non ancora realizzato, il desiderio non ancora estinto, la fuga non ancora portata a compimento, l’assenza che suggerisce la presenza, l’inizio che non ha fine. Nella sua distesa luminosa e sconfinata, nei suoi abissi sconosciuti diventa facile e quasi inevitabile trovare una metafora vivente alla propria irrequietezza, all’istinto di libertà, alle paure e all’inesplorata e profonda regione dell’anima.
Valeria Serra, da “Le parole del mare”