La corsa contro il tempo, quelle ore spese per imparare la tecnica giusta, mentre tutti giocavano nel giardinetto i miei loops giravano mal disposti all’interno di un programma da quattro soldi, mentre la stanza si colorava di speranza, disegnava su le pareti i disegni del mio futuro, il beat che nascondeva i miei dolori, le grida tra le pareti, quel synth stonato, una traccia senza voce dava in me la gioia più totale, perchè la traccia che sentivo, nonostante la sua bruttezza, era meravigliosa, e nasceva ogni giorno sempre più bella, sempre più perfetta, non immagini la sensazione di piacere quando gli amici dicevano, questa spacca, questa la voglio nel mio lettore.
E non bastava mai, volevo di più, come una droga che scivola nelle vene e stimola il cervello, cancellando i brutti ricordi, pompa intensamente dentro di te, e non ti puoi fermare, mentre la tua vita ti succhia l’anima, dove la notte immagini di donne e uomini scivolavano a testa in giu dalle pareti, in silenzio, senza dire nulla, l’unica arma é la musica che hai creato, entra nelle orecchie calmando le tue ansie e paure, disegnando davanti a te la strada di una nuova era.
Vedere quelle persone li davanti a te, il mixer che si illumina, le luci che avvolgono i corpi di chi è pronto ad ascoltare quel che hai da presentare, non una stupida cover, non un stupido mix di brani già presenti su la piazza, ma quei beats, loops e synth che ora suonano perfetti, condite con le voci di altri guerrieri che come me lottavano per arrivare al traguardo, ed è così che ebbe inizio l’orgasmo del palco, quando la cassa parla con ciò che hai creato, parole universali che abbracciano ogni razza, facendo muovere, sorridere, viaggiare con la mente tutte quelle persone, e nel buio della sala qualche ragazza ti fà l’occhiolino, mentre un ragazzo viene a darti il cinque, e tutto questo è meraviglioso.
Perchè quando torni a casa il cuore batte fortissimo, con le stesse note della serata, sei felice, non per il denaro guadagnato, ma perchè i loro sguardi erano euforici, perchè in quattro anni di lotta finalmente qualcuno ti ha ascoltato, visto, sentito, apprezzato, amato, tutte cose che non ho mai visto intorno a me, sensazioni che nessuno mi ha mai dato prima, che potevo solo sognare e mai sentire, e tutto questo diventa brutalmente overdose.
Ora che ho la tecnica, ora che ho la fantasia sviluppata mi sento una tigre pronta a volare con le ali della libertà, dietro alla console la mia anima si muove sola, come una scossa elettrica scivola dalla testa fino alle mani, entrando nell’impianto, facendo gridare le casse di ogni città, mi sento come un flusso, energia magica che può farmi arrivare in ogni casa del mondo, in ogni stereo, in ogni tipo di diffusione sonora, è la strada giusta, sono il re del mio tempo, la botta che alza il tuo corpo dalla pista il sabato sera, aprò i miei occhi e mando a fanculo il passato, distrunggendolo con un tuono, ora, mi sento il deejay nel tempio del mondo…..
(EJAY IVAN LAC)