Se corriamo troppo velocemente nel sentiero del bosco, possiamo non accorgerci del profumo dei fiori nascosti e delle gocce di pioggia suoi loro petali, simili a pietre preziose; probabilmente non ci accorgeremo nemmeno dell’altissimo tronco di un albero morto che, nel cuore della foresta, si è trasformato nella casa comune di uccelli diversi. Vivere è intendere ogni istante della vita come un miracolo che non potrà mai ripetersi.
Marcio Kuhne, Osa e il futuro sarà tuo
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Niente è complicato, se ci cammini dentro. Il bosco visto dall’alto è una macchia impenetrabile, ma tu puoi conoscerlo albero per albero. La testa di un uomo è incomprensibile, finché non ti fermi ad ascoltarlo.
Stefano Benni, Saltatempo
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Le prime stelle in cielo brillano già,
tra i biancospini il vento mormora e va.
Sembra un incanto il bosco sotto la luna,
favole appassionate narra per te.
Vieni c’è una strada nel bosco
il suo nome conosco, vuoi conoscerlo tu?
Vieni c’è una strada nel cuore
dove nasce l’amore che non muore mai più.
Laggiù tra gli alberi, intrecciato coi rami in fior,
c’è un nido semplice come sogna il tuo cuor.
Vieni c’è una strada nel bosco
il suo nome conosco, vuoi conoscerlo tu?
Gino Bechi, canzone “La Strada Nel bosco”
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La Società delle Ombre era forse nata a causa dell’affogato? Daniel e Virginia avevano presentato l’incantato e pericoloso inizio dell’ignoto, quell’impulso che nasceva dalla paura.
Daniel le aveva detto:
«Adesso fondiamo la Società delle Ombre».
Prima ancora di sapere di cosa si trattasse, Virginia col suo corpo aveva già confusamente capito e aveva aderito. La Società delle Ombre aveva dei fini strani e poco definiti. Loro stessi non li conoscevano e mescolavano i regolamenti con una sorta di disperata ignoranza. La Società delle Ombre doveva esplorare il bosco. Sì, così. Ma perché? Vicino al grande caseggiato c’era un sentiero quasi ostruito dal quale si raggiungeva l’oscurità, già, l’oscurità, ma perché?
«Perché la solitudine… Solitudine è il fine della Società», impose Daniel.
«Come?» Virginia non capiva bene.
«Tutto quello che ci fa paura perché ci lascia soli è quello che noi dobbiamo cercare», pontificò lui.
Clarice Lispector, Il segreto
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Per Wexford era l’ultima passeggiata in Framhurst Great Wood. Non poteva essere diversamente. Aveva attraversato quel bosco per molti anni, praticamente per tutta la vita. Camminare non costituiva un problema: Wexford era forte come sempre e tale sarebbe rimasto ancora a lungo. Non lui, ma il bosco sarebbe cambiato, anzi sarebbe scomparso. Difficilmente sarebbero sopravvissuti Savesbury Hill, Stringfield Marsh e River Brede, nelle cui acque s’immetteva il Kingsbrook a Watersmeet. Anche questo piccolo corso d’acqua sarebbe stato irriconoscibile.
Per il momento non sarebbe accaduto nulla. Gli alberi sarebbero rimasti al loro posto per altri sei mesi, e indisturbata la vista sulla collina, come pure le lontre nel Brede e la rara farfalla carta geografica nel cuore di Framhurst Deeps. Ciononostante lui non avrebbe avuto il coraggio di tornare.
E così se ne andrà l’Inghilterra.
Ombre, prati, sentieri,
Municipi, cori di legno intagliato.
Ci saranno libri, tracce resteranno ancora
Nelle pinacoteche; ma altro non rimarrà
Per noi che cemento e gomme d’automobili.
Camminava tra castagni, grandi faggi dalla corteccia grigia, querce con i rami tinti di verde dai licheni. Gli alberi erano radi e le fronde si protendevano sopra l’erba che i conigli provvedevano a tenere rasata. Le farfare, le più precoci a spuntare, erano in piena fioritura. Da giovane Wexford aveva visto nel bosco anche le azzurre fritillarie, che crescevano soltanto in un raggio di quindici chilometri da Kingsmarkham. Ma era stato molti anni prima. Quando andrò in pensione, aveva detto alla moglie, voglio vivere a Londra per non vedere lo scempio della campagna distrutta.
Ruth Rendell, La strada delle farfalle
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Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere con profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
Henry David Thoreau – Walden, ovvero La vita nei boschi
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Siamo derubati meno offensivamente in un bosco che in un luogo sicuro.
Michel de Montaigne
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Voi disboscate imbecilli
voi disboscate
Tutti i giovani alberi con la vecchia ascia
voi distruggete
Disboscate
imbecilli
voi disboscate
E gli annosi alberi con le loro radici
le loro vecchie dentiere
voi li conservate
E un cartello attaccate
Alberi del bene e del male
Alberi della Vittoria
Alberi della Libertà
E la foresta deserta appesta il vecchio bosco crepato
e partono gli uccelli
e voi restate là a cantare
Voi restate là
imbecilli
a cantare e a fare la parata.
Jacques Prevert, la guerra