Essere una buona mamma: l’esame insuperabile.
Anna Pianura
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Una buona mamma non sceglie la strada giusta per i propri figli, ma fa in modo, con la cultura e il dialogo, di illuminarle tutte così che loro possano trovare la migliore
Anton Vanligt
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Alcune madri sono madri che baciano e altre sono madri che sgridano, ma è l’amore lo stesso, e la maggior parte delle madri baciano e sgridano contemporaneamente
Pearl S. Buck
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Il vero amore di una madre aiuta il figlio a tagliare il cordone ombelicale
Jean Gastaldi
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Vede più una buona madre con un occhio che il padre condieci
proverbio
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Non tutte le mamme sono madri
Carlo Gragnani
Una buona madre vale cento maestri
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Una madre…
è la donna dall’aria sorpresa e deliziata quando i suoi figli le portano la colazione a letto alle quattro del mattino, il giorno della Festa della Mamma.
Ha dieci paia di braccia, non potrebbe farne a meno.
E’ la signora elegante con briciole di biscotto sull’abito da sera.
E’ la signora di cui hai assoluto bisogno quando nessun altro provvederebbe.
E’ la signora che riesce a dire frasette di consolazione che in qualche modo migliorano le cose.
E’ la signora i cui cassetti sono pieni di disegni con le dita, lettere, bigliettini di auguri fatti a mano, pulcini di Pasqua, gatti di pongo, attestati e medaglie e nessuno la convincerà mai a separarsene!
E’ qualcuno che ha imparato ad amare e mai più ne perderà l’abitudine.
E’ quella che sbianca se il telefono squilla alle undici di sera.
E’ la donna che riesce a fare dozzine di cose alla volta e trova lo stesso il tempo di baciare un ginocchio sbucciato
Pam Brown
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Non so dove andrai, cosa farai, chi amerai.
Ma io sarò lì, pronta ad approvarti.
Caro figlio, mi piaci, ti voglio bene, così come sei. Ma serbo nel cuore tutti i figli che sei stato negli anni. e mi piacciono e li amo tutti.
Io condivido le tue scelte e ti sono sempre vicina.
Hai portato con te il mio amore in luoghi che io non vedrò mai, in situazioni che non conoscerò mai.
Così l’amore vince il tempo.
Fai qualcosa anche per me. Qualcosa che io non sono stata capace di fare.
Scopri i luoghi che io non ho mai visto. Scopri ciò che è al di là della mia capacità di comprensione.
Speriamo figlio, che non ti serva un’uscita di emergenza. Ma, nel caso, ci saremo noi.
Naturalmente ricordo quando eri molto piccolo, ho immagazzinato tutte le cose che hai detto e fatto e le custodirò per sempre come un tesoro. Ti amavo tanto allora e tanto di amo adesso. E sempre ti amerò, per quanto lontano tu possa andare, per quanto tu possa sentirti giù e per quanto tu possa cambiare.
Per tutta la mia vita.
Pam Brown
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Madre è colei che dà la vita, colei che partorendoci ci fa entrare nel mondo e ci permette di esistere. E’ un ponte, un tramite tra noi e la nostra vita futura. E’ colei che rende possibile la nostra sopravvivenza – e più in generale la continuità della specie stessa – fornendoci nutrimento e sostegno.
Nonostante l’ovvietà di queste definizioni, e nonostante la familiarità di chiunque con almeno una madre nel corso della vita, non si arriva a coglierne appieno il senso se non sperimentando in prima persona. Divenendo madre, infatti, è come se ti si aprisse un canale; hai improvvisamente accesso ad un sapere e ad una conoscenza esclusivi, ti ritrovi a sapere le cose senza che nessuno te le insegni, cose che tu senti essere parte di una conoscenza antica e profonda, viscerale ed istintiva, trasmessa in qualche modo dall’antichità a te e patrimonio della collettività delle madri; e allo stesso tempo avviene una trasformazione tale per cui tanto di ciò che da sempre costituiva il tuo mondo passa in secondo piano quando non diventa addirittura irrilevante.
Fino a che sei soltanto figlia, avere un figlio è semplicemente un avvenimento fisico, tutt’al più complicato da qualche remora: significa rimanere incinte, partorire dopo nove mesi, e da quel punto in poi avere un bimbo da crescere; sembra che si diventerà madri nel momento in cui si terrà il bimbo realmente, fisicamente tra le proprie braccia. In realtà, iniziamo a sperimentare la dimensione della Madre nel momento in cui cominciamo a pensare se mettere o meno al mondo un figlio.
Quando una persona decide di avere figli, dovrebbe chiedersi perché li vuole avere. Ci sono persone che vogliono avere figli per realizzarsi, perché hanno in mente un modello di donna che è madre, o per far realizzare dai figli ciò che loro stesse non hanno avuto. Qualcuno pensa che mettere al mondo un figlio possa “salvare” un legame in crisi, un rapporto agli sgoccioli, una situazione insoddisfacente. C’è anche chi pensa di legare a sé un’altra persona, attraverso un figlio. Quando chiedevo alla gente di darmi una valida ragione per avere figli, le risposte più frequenti erano: perché una famiglia senza figli non è una famiglia; perché i figli sono bellissimi, ti danno tanti pensieri ma anche tanta gioia; perché quando diventi vecchio e non hai avuto figli ti rendi conto di aver sbagliato; perché quando diventi vecchio qualcuno possa occuparsi di te, così non resterai solo…
Poc’anzi dicevo che diventando madre “ti si apre un canale”. Questa è una delle definizioni popolari più ricorrenti quando ci si appresta ad affrontare il secondo parto, o quando si fa coraggio alla primipara spaventata: le donne più esperte dicono infatti che col secondo figlio, “il canale è già aperto”, ed il parto è meno doloroso. Ma se pensiamo a cosa si verifica molto prima del parto, nel momento in cui il bimbo viene concepito, ci rendiamo conto di cosa davvero significhi essere un canale: una madre usa uno strumento fisico – il suo corpo – per dare fisicità, materialità, a qualcosa che non è ancora fisico né materiale. Ecco cosa significa che la madre dà alla luce e dà nutrimento: ella offre la propria carne per far annidare, crescere, nutrire, e successivamente portare alla luce, una persona che ancora non esiste corporalmente. La madre realizza qualcosa che trascende la fisicità, ed è per questo che, specialmente durante il primo trimestre, molte gravide possono provare una bella sensazione di onnipotenza: ciò che accade alla donna che rimane incinta è profondamente umano, e allo stesso tempo trascende l’umano.
Nessuno sa cosa avvenga durante il concepimento: né da dove venga né che cosa sia la persona che nascerà fra nove mesi; non si vuole attribuire alla donna il potere esclusivo della creazione delle vite umane. Sta di fatto, però, che per venire alla luce, un essere ha bisogno di passare da uno stato di non fisicità ad uno di fisicità, ha bisogno di essere ospitato in un corpo di donna per maturare, ed è attraverso un corpo di donna che passa per nascere. Ecco perché la madre è un canale: avere figli, significa portare di qua un’anima, farla incarnare. La donna che diventa madre è un ponte tra il nostro mondo e l’altro. Essa è canale di un’energia che si trasforma da più sottile a più densa; il suo corpo è sacro, perché ospita qualcosa che diverrà una persona nuova, perché ospita la vita.
Barbara Coffani