Le ho piante io queste lacrime e io solo so quanto mi è costato fino ad oggi trattenerle. Perchè il nodo alla gola cresce ogni giorno che si prova a reprimere un’emozione. E la rabbia aumenta ad ogni incomprensione. Solo io so quanto mi è costato chiudere i sogni in una gabbia e fingere che questa fosse la vita che voglio. Ligia al dovere e al benpensare. Solo io so il il peso della resa, la pressione del dovere, la precisione del gestire la routine di una famiglia, ancor prima di aver realizzato di essere una figlia. Io, l’adultera virtuale, l’inadatta, indesiderabile, indecente compagna di un uomo tutto d’un pezzo. Mia è questa schiena spaccata a mezzanotte, dopo una giornata di casa, lavoro, bambini, e lotta perenne contro il caos della vita, della gente, della casa, dei vestiti, delle carte, dei pensieri. Mio questo corpo addormantato alla scrivania quando manca la forza di far due passi per andare a letto. Io, sono io che aspetto invano un complimento, un gesto di tenerezza, una parola di conforto da colui che dovrebbe essere la persona più vicina al mondo, l’amore persempre. Le ho piante tutte queste lacrime stanotte, perchè domani non dovrà che sembrare allergia di primavera questo aspetto. Passerà anche questa notte, come queste lacrime, come questo dolore al petto, come questa difficoltà a respirare, tutto passa, anche la vita.
[adiaudacemente, racconti di vita]