Niente contava molto. Molto contava niente. E meno qualcosa contava, meno ancora contava. E niente era mai abbastanza importante. Perché erano successe Cose Peggiori. Nel paese da dove lei veniva, sospeso per l’eternità fra il terrore della guerra e l’orrore della pace, Cose Peggiori continuavano a succedere.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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…e l’Aria era piena di Pensieri e di Cose da Dire. Ma in momenti simili vengono sempre dette solo le Piccole Cose. Le grandi cose si acquattano dentro, non dette.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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L’avevano scelto perchè sapevano di dover riporre la loro fiducia nella fragilità. Attaccarsi alla Piccolezza. Tutte le volte che si separavano pretendevano l’uno dall’altro solo una piccola promessa.
Domani?
Domani.
Sapevano che le cose possono cambiare in un giorno. E su questo avevano ragione.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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Dopotutto, è talmente facile mandare in frantumi una storia. Spezzare una catena di pensiero. Sciupare il frammento di un sogno portato in giro con preucazione, come un pezzo di porcellana.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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L’uomo che stava all’ombra degli alberi dell gomma, tenendo in braccio sua figlia, con monete di sole che gli danzavano sul corpo, alzò gli occhi e colse lo sguardo di Ammu. Secoli compressi in un solo attimo evanescente. La storia sbagliò il passo, fu sorpresa con la guardia abbassata. Fu abbandonata come una vecchia pelle di serpente. I suoi sogni, le sue cicatrici, le ferite risalenti ad antiche guerre e i giorni del camminare all’indietro, tutto si staccò e cadde. Al suo posto rimase un’aurea, un luccichio palpabile che era facile da vedere come l’acqua in un fiume o il sole lassù nel cielo. Facile da avvertire come il calore di una giornata torrida, come lo strattone dato da un pesce a lenza tesa. Così ovvio che nessuno lo notò.
In quel breve istante, Velutha alzò gli occhi e vide cose che prima non aveva visto. Cose che fino a quel momento erano state fuori portata, occultate dai paraocchi della storia.
Cose semplici.
Per esempio, vide che la madre di Rahel era una donna.
Vide che quando sorrideva aveva profonde fossette, che indugiavano a lungo anche dopo che il sorriso aveva abbandonato i suoi occhi. Vide che le sue braccia brune erano rotonde e sode, perfette. Che le sue spalle risplendevano, ma che i suoi occhi erano da qualche altra parte. Vide che, a porgerle dei regali, non ci sarebbe stato più bisogno di tenerli sul palmo aperto in modo che lei non lo toccasse. Le barche e le scatole. I piccoli mulini a vento. Vide anche che lui non era necessariamente l’unico ad avere delle cose da regalare. Che anche lei aveva dei regali da fargli.
Questa consapevolezza gli scivolò dentro con facilità, come la lama affilata di un coltello. Fredda e calda insieme. Ci volle solo un istante.
Ammu vide che lui aveva visto, e distolse lo sguardo. Lui pure lo distolse. I demoni della storia tornarono a reclamarli. A riavvolgerli nella vecchia pelle sfregiata della storia e a ricacciarli nelle loro vere vite. Dove le Leggi dell’Amore stabiliscono chi deve essere amato. E come. E quanto.
Ammu risalì nella veranda per rientrare nella Commadia. Tremando.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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I gomiti della notte poggiavano sull’acqua e la notte li stava a guardare.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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Occupava pochissimo spazio nel mondo, una bolla silenziosa fluttuante su un mare di rumori.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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Anche dopo, nelle tredici notti che seguirono la prima, per istinto si aggrapparono alle Piccole Cose. Le Grandi Cose stavano acquattate dentro. Sapevano che non c’era posto dove potessero andare. Non avevano niente. Nessun futuro. Perciò si aggrappavano alle piccole cose.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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Il segreto delle Grandi Storie è che esse non hanno segreti. Le Grandi Storie sono quelle che abbiamo già sentito e che vogliamo sentire di nuovo. Quelle in cui possiamo entrare da una parte qualunque e starci comodi. Non ci ingannano con trasalimenti e finali a sorpresa. Non ci sorprendono con l’imprevisto. Ci sono familiari come le …case in cui abitiamo. Come l’odore della pelle del nostro amante. Sappiamo in anticipo come vanno a finire, eppure le seguiamo come se non lo sapessimo. Allo stesso modo in cui sappiamo che un giorno dovremo morire, ma viviamo come se non lo sapessimo. Nelle Grandi Storie sappiamo chi sopravvive, chi muore, chi trova l’amore e chi no. E ciò nonostante vogliamo sentirle un’altra volta.
In questo consiste il loro mistero e la loro magia.
Arundhati Roy, Il Dio delle Piccole Cose
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3 commenti
che bufala sto libro…. non dice niente
caro no,
il tua commento è un boun metro per misurare le sue attitudini.
sorry, il tuo….