vane le sere appese a un filo,
vane le scene di questo addio,
vana la forma che non ha sostanza
e ogni tentativo di resistenza
vane le cose che non ho detto,
vane le pene che ho portato in petto,
vana la forma che non ha sostanza,
vano il silenzio nella mia stanza
SOSTANZA E FORMA, JOE BARBIERI
***
tra le dita un’anima opaca da troppa ragione
è le fuligine aspra di chi non vede più.
ma c’è uno spazio sparuto e vastissimo che domanda di te
che non sei mai andata via da me.
serbo in bocca questa eco profonda di te che mi parli
ed inventi paziente e radiosa storie per me,
ad un filo io immolavo il respiro e lo consegnavo a te
che non sei mai andata via da me.
se ti ho perduta così tu scusami,
se mi addormento e non sei qui scusami,
se non ti ho portato il mondo e se hai creduto e non c’ero,
se ho bisogno di te tu scusami.
SCUSAMI, JOE BARBIERI
***
la peonia si pavoneggia sul davanzale in abito da sera
i gerani le si stringono complici, gregari di una chimera
questa sera non penso a te, a dove sei svanita
e dal balconcino del quinto piano
lascio le stelle di stucco
tace il quartiere e si placa il crudele
mio patir
IL BALCONCINO DEL QUINTO PIANO, JOE BARBIERI
***
diamoci del tu, forse suonerà
un ardire eccentrico un po’ anticonformista e forse non le piacerà
ma diamoci del tu se lo crederà
bando al perbenismo, alle formalità di rito care a questa società
e in fondo son già tre mesi
da quando sfacciato le chiesi “scusi signorina dove va?”
DIAMOCI DEL TU , JOE BARBIERI
***
come le cose che arrivano
senza avvisare e colpiscono
tu sei arrivata per me
sul ciglio di un miracolo
come le rose fioriscono
in una notte e scintillano
tu sei arrivata per me:
un sempre in un attimo
ZENZERO E CANNELLA, JOE BARBIERI
***
fino all’istante in cui saprò di non averti più
fino a quell’istante ti aspetterò come una casa.
COME UNA CASA, JOE BARBIERI
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Alberi e strade, auto e palazzi: tutto è lo stesso,
e non è niente, vedi, come continua la giostra di sempre…
ma io non sono capace di scendere qui.
DIARIO DI UNA CADUTA, JOE BARBIERI