Caro Anno NUOVO,
io voglio, voglio, voglio, voglio, che ciò che è giusto che finisca, finisca per davvero e non torni camuffato con colori diversi, che ci impediscano di riconoscerlo per quello che realmente è.
Voglio, voglio, voglio, voglio che il Nuovo, se c’è, odori di neonato e gridi forte diventando rosso in faccia e stringendo i pugni.
Voglio, voglio, voglio, voglio che i punti portino a capo due righe più in alto e che questa dittatura dei puntini di sospensione venga debellata con una serie di colpi di stato che ricordino a tutti che i dubbi servono, ma solo se si è alla ricerca, ferrea, del vero. Non per prendere tempo.
Voglio che i nuovi inizi non siano costretti a sopportare il peso di ciò che si è concluso, e che tra loro ci sia una distinzione netta.
Perché nella fine deve esserci la stessa pace dell’inizio e questo può avvenire soltanto sapendoli distinguere nettamente.
Senza il rischio di confonderli.
Perché se nulla nasce e nulla finisce, tutto si rimanda. O peggio, si accetta.
…
Mauro Uzzeo