C’è un punto, più o meno lontano, per ognuno di noi, in cui la nostra Persona si esaurisce.
È nelle vicinanze di quel punto che, in me, cominciamo io ed Elena, ed è proprio a quel punto che comincia Elena. Non solo l’una finisce dove inizia l’altra, ma il termine dell’una coincide perfettamente col principio dell’altra, per un bel tratto. Ecco, quel tratto prende il nome di chiaraeelena, una parola sola, senza congiunzione e maiuscole, chiaraeelena.
«Chi esce stasera?» «Ma…Verrà Simone, Laura, Roberta e chiaraeelena…» «Davvero? Chi te l’ha detto?» «chiaraeelena!» «Chi fa la penitenza?» «Facciamola fare a chiaraeelena…», chiaraeelena, conferma anche semantica della nostra osmosi.
Amica del cuore, confidente eletta, braccia fra le quali piangere, occhi con i quali intendersi, compagna d’infanzia, di crescita, di viaggi, della prima sigaretta e dell’ultimo spettacolo al cinema, Elena rappresenta per me un po’ ognuno di questi cliché, ma non ne incarna precisamente nessuno, perché…
[…] Vediamo… Io credo che si scopra di essere innamorati quando in quel posto, a quell’ora, è proprio quella persona che vogliamo vicino a noi. Praticamente mai nella vita mi è capitato di implorare al mondo di fermarsi, perché non desideravo nient’altro che essere in quel dove e in quel quando e con quel ragazzo. Con Elena mi succede sempre. E il mio eternamente giusto chi, in ogni quando e in ogni dove e forse questo mi frena nei confronti di altre nuove e magari esaltanti amicizie femminili, ma siamo troppo carine, lei e io, quando, il più delle volte in macchina, tornando da una festa, ci tuffiamo in considerazioni sul nostro rapporto e su come magari alle nostre nuove compagne d’università possiamo apparire asociali.
«Però Chiarettina» dice lei, «che ti devo dire? È come se sei fidanzata e soddisfatta… Con gli altri ragazzi sei gentile, per carità» la adoro quando dice per carità! «però in fondo in fondo non te ne frega niente.» Ha ragione, ha sempre ragione. Io sono tutta per aria, lei è qui per terra. Io studio cinema, lei ingegneria. Io scrivo letteroni chilometrici, lei fa la brutta pure delle cartoline. Quello che io, per un fattore cromosomico, non posso darle, a lei non interessa perché è già suo, se lo dà da sola, e per me è lo stesso.
Le cose più assurde della mia vita le ho fatte da sola e con lei. […] Siamo esattamente sulla stessa linea d’onda. «Perché no?» è il nostro motto e il fattore che rende esaltante la nostra esistenza,
È tristissimo provare un’impressione per qualcosa, notare una
stonatura in qualcuno, ma non poter condividere la propria sensazione con nessuno, e il bello mio e di Elena sta soprattutto qui, nella nostra intesa perfetta, nel nostro cogliere lo stesso giudizio critico da un evento senza doverlo stare lì a spiegare «Capito?» «Certo che ho capito.» E poi e poi e poi troppi e poi ci sarebbero. Amiamo o detestiamo, per esempio. Ci basta un sorriso per portare una persona alle stelle, ma se quella persona un giorno facesse uno sgarbo a una di noi, la getteremmo subito all’inferno.
Non saremo mai fonte di perplessità reciproca.
È una specie di associazione a delinquere, è vero, e se prendiamo di mira qualcuno non gli facciamo passare nemmeno il modo in cui accavalla le gambe. […] A volte ci diciamo che le nostre stronzate sono filosofiche, perché la loro eccessività è resa possibile solo da una solida integrità intellettuale. «Secondo me chi ci vede non ci darebbe un diploma di scuola media in due» dice spesso Elena che invece non fa che dare esami e prendere trenta senza farlo pesare a nessuno. È la mia pace e io adoro anche i suoi ritardi e i suoi particolari più strani, come quello di trovare un sostantivo per ogni situazione. Se io le propongo di andare a una festa, lei esclama: «Divertimento!», una serata a guardare un film a casa mia è «Tranquillità», un pettegolezzo corposo è «Scandalo!!!» Quando ritorno a Roma viene sempre lei a prendermi alla stazione e i nostri incontri sono peggio di quelli che si vedono a Stranamore. Ci abbracciamo, ci riempiamo di baci e ci chiediamo: «Perché?» Elena c’era prima del buio, c’è stata durante, c’è dopo, cioè ora e rimarrà per sempre. Che ci posso fare, ognuno ha le sue dipendenze e le mie sono le Marlboro lights, i monologhi di Gaber, il succo d’ananas ed Elena.
Le mie risate sono belle solo insieme alle tue…
Chiara Gamberale, una vita sottile
1 commento
mi sn imbattuta nel tuo blog o sito e ho letto questo …semplicemente fantastico complimenti 😉