Non voleva lasciarla lì.
Ma il destino ci aveva messo lo zampino. In qualche modo,
la fotografia si era incastrata in fondo al cassetto della sua scrivania e quando lei aveva sistemato il lavoro in piccole pile ordinate per l’indomani e aveva spento il computer quella sera, non si era preoccupata di cercarla, semplicemente perché non aveva idea che quello sarebbe stato il suo ultimo giorno di
lavoro.
Era un peccato perché lei l’adorava: ogni volta che la riguardava, si sentiva avvolgere da tutta la dolcezza che lui le aveva
dimostrato da quando si era ammalata.
Non solo regalandole la fotografia, ma anche con tutti i messaggi
inaspettati e le email di incoraggiamento che le aveva
inviato. Malgrado, pur vedendosi ogni giorno, avesse il tempo
per scriverle vere lettere, con vero inchiostro su vera carta da
lettera color crema con tanto di buste abbinate, in cui le infilava
dopo averle ripiegate con cura in tre parti. Ma al lavoro, era
su quella fotografia che lei si concentrava. Quando aveva bisogno di raccogliere tutte le sue forze, apriva il primo cassetto a destra della scrivania ed era lì, nascosta in fondo.
Il suo segreto.
Il loro segreto.
Un ricordo di tempi più felici.
La faceva sentire come prima delle terapie, delle visite in ospedale e di tutte quelle flebo; quando aveva ancora tutta la vita davanti e immaginava di poter conquistare ogni cosa.
Purtroppo però non tornò mai a riprenderla.
E alla fine, lui smise anche di scriverle.
Scarabocchiò l’ultima lunga lettera straziante sulla carta color crema che aveva sempre usato, avvolse una copia della preziosa fotografia tra i suoi lembi, la legò a un palloncino e la guardò volare via nel tramonto, una sera d’estate dalla collina di Hampstead Heath.
L’originale nel cassetto rimase lì dov’era. Fino a quando quasi
tre anni più tardi, in seguito a una ristrutturazione aziendale, la scrivania viaggiò per circa trenta metri lungo il corridoio e finì nell’ufficio di una persona che non aveva mai sentito parlare né di lei né di lui. Una molto con la mania per la propria postazione di lavoro, come del resto con ogni cosa nella vita, che, spazientita per il fatto che il primo cassetto a destra della sua scrivania si bloccasse facilmente, decise di svuotarlo.
E lì, la trovò.
E cambiò letteralmente la sua vita.
E alla fine, anche quella di lui.
Nel modo più sorprendente.
Così forse, dopotutto, il destino aveva avuto altri piani per quella fotografia: ma per scoprire quali fossero bisognerà fermare quella persona, perché sta per lasciare l’ufficio.
O almeno ci sta provando.
Chi l’avrebbe mai detto che andare in vacanza potesse essere tanto complicato? Soprattutto se si è precise e organizzate come Beth Armstrong. Ma, come si dice, non tutte le ciambelle riescono col buco…
Allie Spencer * UN’ESTATE D’AMORE
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Una delle poco note leggi dell’universo afferma che quando noi pensiamo di prenderci un periodo di riposo, tutto quello che facciamo in realtà non è altro che comprimere il lavoro che avremmo dovuto fare durante la nostra assenza, nei giorni immediatamente precedenti e immediatamente successivi alla cosiddetta vacanza. Quanto all’effettivo tempo libero, faremmo meglio a passare una settimana o due a dormire sul pavimento sotto la scrivania; almeno così potremmo goderci il tempo che normalmente impieghiamo per raggiungere il posto di lavoro.
Allie Spencer * UN’ESTATE D’AMORE
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Avevo conosciuto Jack quattro mesi prima, quando era venuto al lavoro da noi per un complicato intervento sul database.
Aveva urtato con la testa contro un pensile della cucina del personale, io lo avevo soccorso dandogli un fazzoletto, un cerotto e una caramella all’arnica, e lui mi aveva invitata più tardi per un drink. Il drink era diventato una cena, che a sua volta era diventata un film, a cui era seguito un altro
drink (ancora più tardi) e un bacio della buonanotte piuttosto promettente. Avevamo scoperto che entrambi preferivamo
i Minstrels agli m&m’s; avevamo esattamente le stesse applicazioni nell’agenda personale sul cellulare e tutti e due avevamo superato l’esame di guida al terzo tentativo. E per giunta, come se tutto questo non fosse abbastanza per convincermi che rischiavo di aver incontrato la mia anima gemella, era anche alto, bruno, di una bellezza raffinata e quasi ben organizzato quanto me.
Jack Springworth aveva tutto quello che cercavo in un uomo.
E anche quello che non sapevo esistesse.
Allie Spencer * UN’ESTATE D’AMORE
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Risi e lui mi baciò.
«E tu», disse, «devi imparare a rilassarti. Non devi sempre andare al massimo».
«Ma…», avrei voluto ribattere che rilassarsi non si addiceva
a chi voleva raggiungere i propri obiettivi, come per esempio migliorare un rapporto.
Tuttavia, le mie parole furono bloccate dalle labbra di un consulente informatico straordinariamente avvenente, alto circa un metro e ottanta.
«Tu e io», mormorai quando riprese fiato, «siamo felici insieme,
vero? Lo desidero tanto, Jack. È molto importante».
Jack non disse una parola. Per tutta risposta invece, piantò la sua bocca di nuovo sulla mia, mi trascinò in camera da letto e lasciò che cadessimo pesantemente sul materasso.
Decisi di prenderlo come un “sì”. per il momento almeno
Allie Spencer * UN’ESTATE D’AMORE
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«Be’, io non mi fido di quelli che ci vogliono tutti adulti», intervenne Anna, «non mi sento ancora una donna adulta.
Talvolta penso che non dovrei neanche guidare».
«Io sono stata in macchina con te Anna, e so che non dovresti guidare». Kirsten rabbrividì violentemente al solo ricordo.
Allie Spencer * UN’ESTATE D’AMORE
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«Non c’è nulla che non vada in te», mi disse. «È una questione psicologica: per le persone che un tempo hanno amato veramente, è molto più facile tornare ad amare».
«Ma è successo secoli fa, eravamo all’università. E comunque», aggiunsi sdegnata, quando realizzai da dove aveva preso spunto, «non è una questione psicologica, ma una citazione da Insonnia d’amore».
«Va bene», proseguì imperterrita, «è una questione psicologica dimostrata da un classico della cinematografia. Cosa c’è di male in questo? Vale ancora».
«Non credo che valga», brontolai. «E se, tornando all’università, quella fosse stata la mia unica possibilità e non ne avessi mai più un’altra? Sì, forse è così: “Bang! Sono il tuo destino: mi dispiace che non abbia funzionato per te, Beth, ma prendi pure dei gattini quando te ne vai, per farti compagnia nel tuo arido cammino verso una vecchiaia solitaria”».
«Non sei allergica ai gatti?». Kirsten sollevò il capo e mi
rivolse uno sguardo interrogativo.
«Non so, forse ai cani o ai parrocchetti. Ma il punto è che forse quella è stata la mia unica possibilità e io me la sono lasciata sfuggire».
«Ascoltami: tu sei a posto. All’università, ti sei solo scottata troppo, ecco tutto», rispose Kirsten saggiamente. «Concedi a Jack una possibilità e, cosa più importante, rallenta un po’: se lui è quello giusto, te ne accorgerai e se non lo è, be’, allora ce ne saranno tanti altri. Semplicemente fidati del tuo istinto
e vedi quello che succede».
«Ma io non…», cominciai.
«Sì che puoi», insistette lei.
Allie Spencer * UN’ESTATE D’AMORE
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