PIETRO Il mio cappello dov’è?
GIULIANA Hai un cappello?
PIETRO L’avevo. Adesso non lo trovo più.
GIULIANA Io non me lo ricordo questo cappello,
PIETRO Forse non te lo puoi ricordare. Non lo metto da molto tempo. Noi è solo un
mese che ci conosciamo.
GIULIANA Non dire così, «un mese che ci conosciamo» come se io non fossi tua moglie.
PIETRO Sei mia moglie da una settimana. In questa settimana, e in tutto il mese
passato, non ho mai messo il cappello. Lo metto solo quando piove forte,
oppure quando vado ai funerali. Oggi piove, e devo andare a un funerale. È
un cappello marrone, moscio. Un buon cappello.
GIULIANA Forse l’avrai a casa di tua madre.
PIETRO Forse. Tu non è che l’hai visto per caso, in mezzo a tutta la mia roba, un
cappello?
GIULIANA No. Però tutta la tua roba l’ho fatta mettere in naftalina. Può darsi che ci fosse
anche questo cappello. Vai a un funerale? Chi è morto?
PIETRO È morto uno. Da quanti giorni l’abbiamo, Vittoria?
GIULIANA Da mercoledì. Tre giorni.
PIETRO E tu subito le hai fatto riporre in naftalina la nostra roba da inverno?
GIULIANA La tua. Io di roba da inverno non ne ho. Ho una gonna, una maglia, e
l’impermeabile.
PIETRO Hai fatto mettere in naftalina tutta la mia roba da inverno? Subito?
GIULIANA Subito.
PIETRO Geniale. Genialissimo. Però ora facciamo pescar fuori il mio cappello. Devo
andare a questo funerale. Con mia madre.
GIULIANA Dimmi chi è morto.
PIETRO È morto uno che si chiamava Lamberto Genova. Era un amico dei miei. È morto l’altro ieri, di una trombosi alle coronarie, all’improvviso, nella stanza da bagno, mentre si faceva la barba.
GIULIANA Lamberto Genova? Io lo conoscevo. Lo conoscevo benissimo. È morto?
PIETRO Sì.
GIULIANA Nella stanza da bagno! Lamberto Genova! Io lo conoscevo, ti dico! Lo conoscevo benissimo! Una volta mi ha anche prestato dei soldi.
PIETRO Impossibile. Era un uomo così avaro.
GIULIANA Però mi ha prestato dei soldi. Era molto innamorato di me.
PIETRO Vittoria! Guardi se riesce a trovare un cappello! Un cappello marrone, moscio, tutto peloso! La signora dice che forse l’ha messo in naftalina.
VITTORIA (entrando) Allora sarà nell’armadio delle quattro stagioni.
PIETRO Cos’è l’armadio delle quattro stagioni?
GIULIANA È l’armadio, nel corridoio. È in quattro scomparti. Vittoria dice che si chiama così.
VITTORIA Però ci vuole la scala. Devo andarla a prendere in cantina. È in alto, la roba da inverno, e io solo con la seggiola non ci arrivo.
PIETRO Possibile che sia così difficile riavere il proprio cappello?
Vittoria via.
GIULIANA Lo sai quando l’ho visto l’ultima volta?
PIETRO Ma tu forse non l’hai mai visto!
GIULIANA Non dicevo del cappello. Dicevo di Lamberto Genova. Lo sai quando è stato che l’ho visto, Lamberto Genova, per l’ultima volta?
PIETRO Quando?
GIULIANA Pochi giorni prima d’incontrarti. Gennaio, era. Io me ne andavo in giro nella pioggia, e avevo una grandissima voglia di morire. Camminavo sul ponte e progettavo di buttarmi nel fiume, e pensavo che avrei lasciato l’impermeabile sul parapetto del ponte, con una lettera in tasca per la mia amica Elena, in modo che l’im‐permèabile lo dessero a lei. Difatti è un bell’impermeabilino e mi dispiaceva che andasse perso.
VITTORIA (tornando) Ecco il suo cappello. (Via).
PIETRO Accidenti, come puzza di naftalina (lo mette in testa).
GIULIANA Allora lo vedo, Lamberto Genova, venire avanti sul ponte, piccolo piccolo, con quelle sue guancione gonfie, quel suo sorriso…
PIETRO No. Il tuo Lamberto Genova non era quello che conoscevo io.
GIULIANA Perché, quello che conoscevi tu non era piccolo, con due guancione?
PIETRO No.
GIULIANA Il mio invece era piccolo, coi capelli tutti bianchi, due guancione… Allora, sai, ti dicevo, quella mattina, ho pensato appena l’ho visto: «Accidenti, gli devo dei soldi», e ho pensato: «speriamo che mi inviti a pranzo» e poi ho ancora pensato: «per adesso non mi ammazzo più». Difatti mi ha portato a pranzo. Sai dove? 2
PIETRO Dove?
GIULIANA Alle Grotte del Piccione. E intanto che mangiavo pensavo: «Questo qui è molto innamorato di me, e io magari me lo sposo, così lui mi paga tutti i miei debiti, e sto tranquilla, al caldo, con questo vecchietto, decoroso, buono, tranquillo, sarà come un padre per me». Così pensavo.
PIETRO Il mio Lamberto Genova aveva moglie e figli.
GIULIANA Anche il mio aveva moglie e figli. Ma forse era disposto a divorziare.
PIETRO In Italia non c’è il divorzio.
GIULIANA Sarebbe andato all’estero. Era tanto innamorato di me. Diceva che non aveva mai provato un’attrazione così forte per una donna.
PIETRO E poi?
GIULIANA Poi cosa?
PIETRO Poi? Dopo le Grotte del Piccione?
GIULIANA Poi niente. Poi mi ha accompagnato a casa con la sua macchina. Gli ho detto se mi aiutava a trovare un lavoro. Lui allora ha detto che mi avrebbe presentato a una sua amica, una marchesa che aveva una grande casa di mode, e cercava forse una vendeuse.
PIETRO Il mio Lamberto Genova era un medico. Non aveva amiche con case di mode, assolutamente no, era molto occupato e non aveva tempo da perdere con ragazze. Era una persona molto seria, un professionista molto stimato, era amico dei miei, e insomma, non era quello che dici tu. Adesso devo andarmene, perché mia madre mi aspetta. Dobbiamo andare a questo funerale.
Ginzburg Natalia – Ti ho sposato per allegria
***
GIULIANA Ti dicevo che non vedo, fra noi, una ragione seria di vivere insieme.
PIETRO Mi dicevi questo?
GIULIANA Sì.
PIETRO Non abbiamo nessuna ragione seria di vivere insieme? Lo pensi?
GIULIANA Lo penso. Trovo che sei una persona molto leggera. Sposandomi, hai dato prova di una gran leggerezza.
PIETRO Io non sono niente leggero. Io sono uno che sa sempre quello che fa.
GIULIANA Hai un’alta opinione di te stesso!
PIETRO Forse.
GIULIANA Io invece non so mai quello che faccio. Prendo una cantonata dopo l’altra. Del resto come fai a dire, che tu sai sempre quello che fai? Fin adesso non hai fatto niente. Niente d’importante, voglio dire. Sposarti è stata la prima cosa importante della tua vita.
PIETRO Prima di incontrare te, sono stato sul punto di sposarmi almeno diciotto volte. Mi son sempre tirato indietro. Perché scoprivo in quelle donne qualcosa che mi dava i brividi. Scoprivo, nel profondo del loro spirito, un pungiglione. Erano delle vespe. Quando ho trovato te, che non sei una vespa, ti ho sposato.
Ginzburg Natalia – Ti ho sposato per allegria
***
GIULIANA Nel tuo modo di dirmi che non sono una vespa, c’è qualcosa di offensivo per me. Tu vuoi dire che io sono un animaletto domestico, innocuo, gentile? Una farfalla?
PIETRO Ho detto che non sei una vespa. Non ho detto che sei una farfalla. Sei sempre pronta a fare di te stessa qualcosa di grazioso.
GIULIANA Io non trovo graziose le farfalle. Le trovo odiose. Quasi preferisco le vespe. Mi offende che tu pensi che non ho i pungiglioni. È vero, ma mi offende.
PIETRO Ti offende la verità? La verità non deve mai offendere. Se ti offendi alla verità, vuoi dire che non sei ancora diventata adulta. Vuoi dire che non hai ancora imparato ad accettare te stessa. Ma adesso ti consiglio di alzarti, lavarti, e venire a mangiare. Sarà bell’e cotta la minestra.
GIULIANA Non c’è minestra. E non so se mi laverò. Quando ho la malinconia, non ho voglia di lavarmi. Mi hai fatto venire la malinconia.
PIETRO Ti ho fatto venire la malinconia? Io?
GIULIANA Sei tornato così sentenzioso, da quel funerale.
PIETRO Non sono sentenzioso,
GIULIANA Sei sentenzioso, sicuro di te, sprezzante, e molto antipatico. Parli di me che sembra che tu mi conosca come il fondo delle tue tasche.
PIETRO Infatti io ti conosco come il fondo delle mie tasche.
GIULIANA Ci siamo incontrati che non è neanche un mese e mi conosci come il fondo delle tue tasche? Ma se non sappiamo nemmeno bene, perché ci siamo sposati! Non facciamo che domandarci perché, dalla mattina alla sera!
PIETRO Tu. Io no. Io non mi domando niente. Tu sei una persona con la testa confusa. Io no. Io vedo chiaro. Vedo chiaro e lontano.
GIULIANA Ma guarda che alta opinione che hai di te! Una sicurezza da sbalordire! «Vedo chiaro e lontano!» Io ti dico che siamo nelle nebbie! Siamo nelle nebbie fino ai capelli! Non vediamo a un palmo dal nostro naso!
PIETRO Ti apro il bagno?
GIULIANA Eh?
PIETRO Ti apro il bagno? Se ti lavi, forse ti schiarisci le idee. Lavarsi fa bene. Disintossica. Schiarisce le idee.
GIULIANA Non sarai mica un igienista, tu? Dimmelo subito, perché io gli igienisti li odio.
PIETRO Certo. Sono un igienista. Non lo sapevi?
GIULIANA Non credo che mi laverò. Ho troppa malinconia. Ho paura che tu sia troppo antipatico! Proprio il tipo di uomo che mi è odioso! (Va nel bagno. Si sente l’acqua che scorre nella vasca. Tornando) Io trovo che il matrimonio è un’istituzione infernale! Dover vivere insieme sempre, tutta la vita! Ma perché ti ho sposato? Ma cosa ho fatto? Dove avevo la testa, quando ti ho preso?
PIETRO Hai deciso di fare il bagno?
GIULIANA Non hai detto che devo fare il bagno?
PIETRO Non era mica un ordine. Era un consiglio.
GIULIANA Lo credo bene. Ci mancherebbe ancora che tu mi dessi degli ordini!
Ginzburg Natalia – Ti ho sposato per allegria