I rappresentanti istituzionali di una nazione pensano quasi sempre che minimizzare le responsabilità delle classi dirigenti che hanno governato quella nazione nelle epoche tragiche della sua storia, sia un modo per difenderne la moralità, il valore intrinseco e risparmiarle un giudizio che ne sminuirebbe il ruolo e l’autorità nel consesso delle Nazioni.
Se, dall’ambito molto generale, cominciamo a limitare l’oggetto dell’indagine a un periodo storico circoscritto ma particolarmente significativo per la nostra storia recente, ovvero il secondo conflitto mondiale, possiamo facilmente verificare che la quasi totalità dei governi e delle istituzioni nazionali che si sono macchiati di crimini contro l’umanità, di maggiore o minore rilevanza, hanno cercato di negarli, di sminuirne la portata o di giustificarli. Lo hanno fatto l’Italia, l’Austria, il Giappone, per citare solo i più noti. L’Italia, per fermarci al cortile di casa, ha visto le principali istituzioni di governo, di maggioranza e non solo, mettere in atto ogni forma di propaganda, di omissione o di sottovalutazione e di disinformacia allo scopo di fare passare per oro colato il luogo comune degli “Italiani brava gente”. Luogo comune trito e menzognero, come questo studio di Marino Ruzzenenti mostra con accurata documentazione e come ha già mirabilmente raccontato il professor Del Boca nel suo libro omonimo. Naturalmente in Italia ci sono state, e ci sono, tantissime brave persone, ma questo non è in nessuna misura attribuibile alle istituzioni tout court, né allora, né ora.
Il fascismo italiano si macchiò in proprio, in solido con i nazisti tedeschi e con i cattolicissimi Ustascia croati, di atroci crimini, primo fra tutti il genocidio dei libici in Cirenaica. Il fascismo fu un regime totalitario e assassino, razzista e infame che espresse l’apice di questa sua vocazione nella criminale stagione della RSI. Benito Mussolini fu un criminale di guerra, un traditore della peggiore risma con il suo popolo e persino con i suoi camerati, e segnatamente con gli ebrei. La monarchia sabauda fu pienamente e vigliaccamente prona e consenziente verso i crimini fascisti.
Tutte le principali istituzioni furono complici della persecuzione degli ebrei, nella migliore delle ipotesi tacquero. Il miserabile esempio di servilismo della quasi totalità dei professori universitari di fronte al regime e all’espulsione che questo decretò dei loro colleghi ebrei è paradigmatico. Per sapere che sarebbe stato possibile agire diversamente, anche in misura radicale, non è difficile, oggi, informarsi sui fulgidi esempi della piccola Bulgaria e della piccola Danimarca.
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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Ad oltre 65 anni di distanza dalla tragedia della Shoah gli italiani devono ancora percorrere molta strada nella conoscenza di quanto realmente accadde nel nostro Paese, dei processi di lungo periodo che portarono a quell’esito orribile, delle responsabilità del cattolicesimo e delle colpe del fascismo.
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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fondamentale era che attraverso i secoli la Chiesa cattolica e in generale quelle cristiane avessero costruito a livello popolare uno “stereotipo” dell’ebreo, perfido e sanguinario, irriducibilmente diverso e ostile ai cristiani, teso a conquistare il dominio del mondo e a soggiogare la cristianità.
I nazisti avevano bisogno di uno stereotipo; gli serviva poter utilizzare un’adeguata rappresentazione degli Ebrei. È dunque carico di conseguenze il fatto che, nel momento in cui Hitler giunse al potere, l’immagine esistesse già, che i tratti del modello fossero già fissati.
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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L’inventore” dell’eugenetica fu uno scienziato inglese, cugino di Charles Darwin, Francis Galton, che operò a cavallo tra Ottocento e Novecento e che in un opuscolo scritto già nel 1869 aveva esortato a considerare il matrimonio come un’occasione per promuovere una razza migliore:
Proprio come è facile […] ottenere con un’attenta selezione una razza permanente di cani o cavalli dotati di particolari caratteristiche nella corsa, o in altri aspetti, sarebbe anche certamente possibile produrre una razza di persone altamente dotate, grazie a matrimoni assennati, nel giro di alcune generazioni consecutive.
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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considerare gli ebrei stranieri, ma senza patria, significava togliergli qualsiasi cittadinanza, cacciarli nel limbo degli apolidi, privi di nazionalità e quindi di qualsiasi tutela, per di più in un mondo di esasperati nazionalismi ormai tracimati nell’imperialismo, che si apprestavano ad un nuovo conflitto; significava che la condizione degli ebrei, a quel punto, sarebbe stata in realtà molto peggiore di quella di un normale straniero, comunque tutelato e protetto dalla propria nazione di appartenenza; significava trasformare il popolo ebraico in un “vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”, usando l’efficace similitudine manzoniana; significava che, quando il conflitto fosse scoppiato volgendo rapidamente in “guerra totale”, quella condizione di “straniero senza patria” sarebbe slittata inevitabilmente in quella di “nemico”, come sancirà il 14 novembre 1943, a Verona, il primo (e ultimo) congresso del rinato partito fascista convocato in assemblea costituente della Repubblica sociale italiana, al punto 7 della Carta: «Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri, durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica».
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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La disgrazia degli individui senza status giuridico non consiste nell’essere privati della vita, della libertà, del perseguimento della felicità, dell’eguaglianza di fronte alla legge e della libertà di opinione (formule intese a risolvere problemi nell’ambito di determinate comunità), ma nel non appartenere più ad alcuna comunità di sorta […] Solo nei regimi totalitari, nell’ultima fase di un lungo processo, il loro diritto alla vita è minacciato; solo se rimangono perfettamente «superflui», se non si trova chi li «reclami», la loro vita è in pericolo. Anche i nazisti, nella loro opera di sterminio, hanno per prima cosa privato gli ebrei di ogni status giuridico, della cittadinanza di seconda classe, e li hanno isolati dal mondo dei vivi ammassandoli nei ghetti e nei Lager; e, prima di azionare le camere a gas, li hanno offerti al mondo constatando con soddisfazione che nessuno li voleva. In altre parole, è stata creata una condizione di completa assenza di diritti prima di calpestare il diritto alla vita.
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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sarebbe stato possibile mobilitare tante energie, forze, persone, governi collaborazionisti, in Europa nella distruzione degli ebrei decisa dal nazismo, se non vi fosse stata prima per anni una campagna martellante e pervasiva, in cui anche le Chiese cristiane ebbero un ruolo fondamentale, tesa a rappresentare gli ebrei come un corpo irriducibilmente estraneo ed ostile alla civiltà cristiana e occidentale, proiettato per sua intrinseca natura al dominio ed al soggiogamento di questa civiltà?
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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il fatto che gli ebrei italiani fossero pochi e di conseguenza relativamente pochi anche quelli sterminati, – non ci stancheremo di ripeterlo – non è un attenuante bensì un aggravante per le responsabilità del fascismo italiano e della Rsi
Marino Ruzzenenti * Shoah. Le colpe degli italiani
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