Ti consideri stressata?
No. Non sono stressata.
Sono… molto impegnata. Ma il mondo è pieno di gente impegnata.
É la vita. Ho un lavoro di grande responsabilità, e per me la carriera è importante.
E va bene. A volte mi sento un po’ tesa. Sotto pressione. Ma…
cavolo, faccio l’avvocato nella City. Cosa vi aspettate?
Mentre scrivo, premo così forte sulla pagina da bucare il foglio.
Accidenti.
SOPHIE KINSELLA
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Ogni tanto, forse, mi sento come se qualcuno mi stesse caricando dei pesi sulle spalle. Tipo grossi blocchi di cemento, impilati uno sopra l’altro, e io li devo reggere, anche se sono
esausta…
Ma probabilmente càpita a tutti di sentirsi così. É normale.
SOPHIE KINSELLA
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la verità è che ci si abitua. Ci si abitua a misurare la propria vita in piccoli segmenti di sei minuti. E ci si abitua a lavorare.
A lavorare sempre.
SOPHIE KINSELLA
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Lo ammetto, la mia non è la scrivania più ordinata del mondo.
In effetti… è una vera schifezza. Ma ho la ferma intenzione di sistemarla e di trovare posto alle pile di vecchi contratti ammassati per terra. Appena avrò un attimo di tempo.
SOPHIE KINSELLA
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Avrei dovuto laurearmi in questa materia, anziché in legge.
Sarebbe stato molto più utile. Laureata in lettere con specializzazione in “Come capire quando gli uomini ti fanno il filo o quando vogliono soltanto essere gentili”.
SOPHIE KINSELLA
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Spero solo che la
mamma possa fermarsi abbastanza a lungo per il dolce. Ha la pessima abitudine di venire a cena e sparire a metà del secondo.
Dice sempre che metà cena è più che sufficiente. Il problema è che il cibo non le interessa. Come non le interessa chiunque sia meno intelligente di lei. Il che esclude la maggior parte della popolazione.
SOPHIE KINSELLA
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Dio, Google è come una droga! Resto lì, completamente assorta, a cliccare, digitare, leggere, ingozzandomi di pagine web, usando in modo automatico la password della Carter
Spink ovunque mi serva. Dopo un’ora sono stravaccata sulla poltrona di Eddie come uno zombie. Mi fa male la schiena e ho il collo rigido, le parole si confondono sullo schermo.
Avevo dimenticato cosa significasse sedere davanti al computer
SOPHIE KINSELLA
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«E adesso dove andiamo?» Lui guarda in basso e io seguo il suo sguardo. I binari si allungano in entrambe le direzioni verso l’orizzonte. «Da che parte?»
Scruto le rotaie senza fine, strizzando gli occhi per il sole.
Ho ventinove anni. Posso andare ovunque. Fare qualunque cosa. Essere chiunque io desìderi.
SOPHIE KINSELLA
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