Sapete qual è il problema con i genitori? Si è costretti a mentire per proteggerli. E per il loro bene. Insomma, prendiamo i miei. Se solo avessero un’idea della mia reale situazione – soldi vita sentimentale, impianto idraulico, tasse – gli verrebbe subito un infarto e il dottore chiederebbe: “Qualcuno per caso li ha scioccati?”. E sarebbe tutta colpa mia.
Sophie Kinsella, LA RAGAZZA FANTASMA
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La mamma è sempre stata un tipo apprensivo. Fa quel suo sorriso teso e ha lo sguardo assente, spaventato, e tu capisci che già si prefigura una scena apocalittica. Aveva la stessa espressione durante la festa per la consegna dei diplomi, l’ultimo giorno di scuola. In seguito confessò di aver notato all’improvviso un lampadario a gocce appeso al soffitto con una catena malsicura che aveva iniziato a ossessionarla: cosa sarebbe successo se fosse caduto sulla testa delle ragazze frantumandosi in mille pezzi?
Sophie Kinsella, LA RAGAZZA FANTASMA
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Mi incollo un sorriso sulle labbra, con la sensazione di recitare il mantra di un qualche culto strampalato. Dovrei indossare una lunga tunica e suonare un tamburello.
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Con un sospiro risentito mi trascino in camera da letto. È una bellissima giornata di sole, e mi tocca rovinarmela con un’orrida riunione di famiglia per una persona morta a centocinque anni. A volte la vita fa davvero schifo.
Sophie Kinsella, LA RAGAZZA FANTASMA
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Cerco di mantenere la calma. «Josh… tu non vuoi trasferirti in Svizzera, e non vuoi fare l’inventore. Tu lavori nella pubblicità.» «No, no.» I suoi occhi brillano come quelli di un pellegrino a cui è apparsa la Beata Vergine. «Non capisci. Io sono sulla strada sbagliata. Tutte le tessere del mosaico stanno andando a posto. Voglio andare a Ginevra e ricominciare a studiare. Astrofisica.» «Ma non sei uno scienziato!» La mia voce è stridula. «Come puoi
fare l’astrofisica?» «Forse il mio destino era la scienza» asserisce convinto. «Non hai mai sentito una voce dentro la testa che ti ordina di cambiare vita? Che ti dice che sei sulla strada sbagliata?» «Sì, ma non la devi ascoltare quella voce!» Perdo ogni apparenza di compostezza. «La devi ignorare! Di’: “È una voce stupida”!»
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«Avevi l’impressione che i tuoi vecchi sentimenti per me stessero tornando? Come quando continui a girare la manovella di una vecchia auto, il motore scoppietta e poi all’improvviso ingrana? Hai sentito una cosa del genere?» Mi guarda come se gli avessi fatto una domanda trabocchetto. «Insomma, ho sentito una voce dentro di me…» «Lascia perdere la voce!» Gli sto praticamente gridando contro. «Non c’era altro?» Si acciglia, irritato. «Cos’altro doveva esserci?» Annaspo. «La foto di noi due! Sul tuo telefono. Ci sarà bene una ragione se l’hai conservata.» «Ah, quella.» Il suo viso si addolcisce nello stesso identico modo di quando guardava noi due su quella montagna. «Mi piace moltissimo quella foto.» Gira fuori il cellulare e la fissa. «È il mio panorama preferito.» Il suo panorama preferito.
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1 commento
haha, da leggere sicuramente