Guardami in faccia e ascoltami bene: a me di quello che dice o pensa tua madre non me ne frega niente. Non la sopporto, non l’ho mai sopportata. Non sono mai stata felice di andare a pranzo da lei, nemmeno una volta. È sempre stata una condanna per me. Lei e tutte le sue frasi del cazzo: “Ma dai da mangiare a mio figlio? Sembra così sciupato. Tieni, amore, mangia”. “Ma quanti strati di pasta metti quando fai le lasagne? Non comprerai mica la besciamella già pronta?” “Ma
perché prendete le marmellate confezionate e non le fai tu? Non è difficile, anche tu puoi farcela. Te ne ho preparate due, una di fichi e una di pesche.” Sono più le volte che le ho buttate perché fanno schifo. Sì, Paolo, la marmellata di fichi di tua madre fa schifo, mi spiace ferirti, ma è immangiabile, ha il sapore di gomma bruciata. Se domani vengo da tua madre, giuro che è la volta che le dico tutto. Tutto! Come ti tiene in scacco con i sensi di colpa, o riempiendoti lo stomaco di ualsiasi cibo si ritrovi tra le mani. E tu, alla tua età, non sei ancora riuscito a dirle basta.
Non sei ancora riuscito a farti trattare da uomo e non da bambino incapace di comprarsi anche solo un paio di mutande. Paolo, tua madre ti compra ancora le mutandeeeee! E tu non ti ribelli mai a nulla, nemmeno a questa situazione tra noi. Ma come fai a far finta che vada tutto bene? A fingere pur di non affrontare le cose? Non sopporto più né tua madre né il nostro matrimonio!»
FABIO VOLO, LE PRIME LUCI DEL MATTINO
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Quando la suocera è alla porta, l’amore volavia dalla finestra
H.Rowland
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Ogni donna ha in sé una suocera.
Jules Renard, Diario
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Mia suocera è una donna che vive nel suo passato, quando era moglie e mamma a tempo pieno. Raccontava continuamente aneddoti che ormai conoscevo a memoria: erano sempre gli stessi e li ripeteva come un disco rotto. Quando parlava del marito, invece, c’era una specie di mitizzazione e le frasi iniziavano sempre con il se: “Se ci fosse ancora tuo padre questa cosa non sarebbe successa…”; “Se tuo padre fosse ancora qui ci avrebbe pensato lui…”; “Se tuo padre ti sentisse dire queste cose ti raddrizzerebbe lui la schiena…”.
A me la mamma di Paolo non era simpatica, l’ho scritto un sacco di volte nel diario, e lei non faceva niente per farsi voler bene. Odiavo come diventava Paolo in sua presenza. Tornava figlio bambino, incapace di contraddire, di dire no a qualsiasi richiesta. E poi non ho mai sopportato l’abitudine di afferrarti un braccio e stringerlo quando ti parla, come se avesse paura che tu possa scappare. Con me, poi, non era gentile. Criticava sempre tutto: come cucinavo, come facevo la spesa, dove la facevo, come lavavo, come mi vestivo. Quel giorno, appena ci siamo seduti a tavola, ha esordito così: «Ma non gli stiri le camicie che è sempre in maglietta e maglione? Sta così bene con le camicie… Paolo, vuoi che te ne compri un paio qui sotto al negozio?». «No, mamma, ne ho abbastanza di camicie e poi abbiamo la donna che le stira, non le stira Elena. Lo sai che lavora tutto il giorno anche lei» ha provato a replicare. «Anch’io lavoravo, ma non avevamo la possibilità di avere una donna. Toccava fare tutto a me, e tuo padre guai se non trovava le camicie stirate bene, era una tragedia, te lo ricordi? Ah, a proposito del negozio qui sotto, ho preso sia a te che a tuo fratello delle mutande in offerta. Sono di un cotone bello…» «Mamma, la smetti di comprarmi le mutande?» è sbottato Simone. «Te l’ho già detto che non voglio.» «Stai zitto, che a te non va mai bene niente.» Si è alzata da tavola, è andata nell’altra stanza ed è tornata con due sacchetti. «Vuoi che me le metta adesso mentre mangiamo, così sei contenta?» ha ironizzato il fratello di Paolo lanciando il suo sacchetto sul divano. A volte Simone mi faceva veramente ridere. Paolo, invece, dopo aver ringraziato, ha osservato per bene le sue mutande davanti e dietro, mi ha guardata e mi ha chiesto: «Ti piacciono?». Io ho fatto mestamente cenno di sì con la testa, lui le ha ripiegate, le ha rimesse nel sacchetto e lo ha appoggiato vicino all’ingresso, per paura di dimenticarlo.
FABIO VOLO, LE PRIME LUCI DEL MATTINO
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Il rispetto e timore con cui il selvaggio considera la propria suocera sono tra i fatti più noti in antropologia.
James Frazer, Il ramo d’oro
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Suocera e nuora insieme ci stanno proprio come due mule selvagge alla stessa mangiatoia.
Giovanni Verga, Vita dei campi
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Secondo me non è necessario inasprire le pene per bigamia. Un bigamo ha due suocere: come punizione mi pare che basti
Sir Winston Churchill
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Sei una persona di successo solo se lo afferma tua suocera.
Wiet van Broeckhoven
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Dà un bacio sulla guancia alla suocera e, sentendo la pelle ruvida di lei contro la sua, immagina questa donna come, letteralmente, la mappa genetica di suo marito, fino alla barba.
A.M. Homes
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L’odio tra la suocera e la nuora ha ispirato sentenze che neppure nei momenti di massima tensione tra la destra e la sinistra (pardon, tra centro-destra e centro-sinistra: come ha insegnato il filosofo René Girard, il potere distruttivo della rivalità non si può davvero esplicare fino in fondo se non tra simili, tra uguali) avrebbero potuto trovare adeguato corrispettivo nel mondo della politica: la suocera è come i pesci: a casa della nuora, dopo tre giorni puzza; la vipera morsicò la suocera e morì avvelenata; se vuoi far morir la nuora di crepacuore, dille che la suocera è giovane ancora; o peggio di tutto: buona sorte: la suocera morta, la cognata ricca e che mangi poco.
Valter Boggione , Chi dice donna…
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Perché ogni medaglia ha il suo rovescio, come disse quell’uomo a cui presentarono le spese del funerale della suocera.
Jerome K. Jerome
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Non tutti i mali vengono per suocere!
Totò a Parigi