Il bullismo spezza i rami più belli che un ragazzo o una ragazza possiede. Poi il tempo passa e nasce un fiore nuovo. Chi non si arrende vince sempre il futuro che aspetta non lo si può deludere.
Ines Sansone
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Ci vuole un bullo per riconoscerne un altro.
Emily Fields
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Bullismo fa rima con teppismo.
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Bullismo: l’ignoranza di credersi forti.
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E` FACILE PRENDERSELA CON I PIU` DEBOLI..
..E SE DOMANI IL PIU` DEBOLE FOSSI TU?
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Bullo di sapone.
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Se sei Bullo non sei bello.
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Bulli attenti o perderete i denti.
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Ogni Bullismo è un inestetismo
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Bullo non è bello perchè senza cervello
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Bullo sono guai se tu non cambierai
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Bullo come Goliath. David ti sconfiggerà.
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Il Bullo è vile e ben poco vale.
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I bulli sono molto abili a manipolare la situazione ed a far credere che l’episodio sia stato solo un gioco. Il bullismo però non è un gioco, bensì un comportamento capace di lasciare profonde ferite in chi lo subisce.
Alessia Filippi, Il bullismo scolastico
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Le manifestazioni di bullismo rappresentano solo l’aspetto, per così dire emergente, di una più ampia e complessa situazione di malessere evolutivo. L’essere bullo o vittima costituisce in altre parole l’espressione comportamentale di una crisi più profonda, meno acclarata ed in gran parte sommersa, ma non per questo meno sofferta, legata alla difficoltà di crescere armonicamente come individuo fra gli altri.
Alessia Filippi, Il bullismo scolastico
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Solo con gli amici della banda oggi molti dei nostri ragazzi hanno l’impressione di poter dire davvero “noi”, e di riconfermarlo in quelle pratiche di bullismo che sempre più caratterizzano i loro comportamenti a scuola. Lo sfondo è quello della violenza sui più deboli e la pratica della sessualità precoce ed esibita sui telefonini e su internet dove, compiaciuti, fanno circolare le immagini delle loro imprese.
Umberto Galimberti, L’ospite inquietante
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A tutti coloro che oggi imputano la formazione di bande al solo fenomeno delle banlieues, io dico: certo, avete ragione, la disoccupazione, certo, l’emarginazione, certo, i raggruppamenti etnici, certo, la dittatura delle marche, certo, la famiglia monoparentale, certo, lo sviluppo di un’economia parallela e di traffici di ogni genere, certo, certo… Ma guardiamoci bene dal sottovalutare l’unica cosa sulla quale possiamo agire personalmente e che risale alla notte dei tempi pedagogici: la solitudine e il senso di vergogna del ragazzo che non capisce, perso in un mondo in cui gli altri capiscono.
Daniel Pennac, Diario di scuola, 2007
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Sì, ci sono bulli dappertutto e i peggiori sono quelli che si approfittano di te senza che tu ti renda conto che l’hanno fatto.
Desperate housewife
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Quando si tratta di realizzare il potenziale delle tecnologie digitali e il modo in cui i nativi digitali le utilizzano, la minaccia in assoluto più grande a cui generalmente ci si trova di fronte è la paura. I genitori, gli educatori e gli psicologi hanno tutti motivi legittimi per preoccuparsi riguardo all’ambiente digitale in cui i giovani trascorrono così tanto tempo. Idem per le grandi aziende, che vedono i loro introiti a rischio, settore dopo settore — intrattenimento, telefonia, giornali ecc. I legislatori, in risposta a questa sensazione di crisi, temono di pagare un prezzo altissimo se, per riparare a queste ingiustizie, la strategia di comportarsi nel modo tradizionale dovesse rivelarsi un fallimento.
I media incentivano questa paura. I nuovi palinsesti sono pieni di storie spaventose di cyberbullismo, predatori via internet, dipendenza dal web e pornografia online. Per forza i genitori si preoccupano. Si preoccupano di più perché i loro figli digitalmente connessi sono maggiormente a rischio di rapimento quando trascorrono ore e ore in un ambiente digitale privo di regole, in cui poche cose sono esattamente come sembrano di primo acchito. Si preoccupano anche degli episodi di bullismo in cui i loro figli potrebbero incappare su internet, della mania dei videogiochi violenti, dell’accesso a immagini pornografiche e inappropriate.
I genitori non sono i soli impensieriti per l’impatto di Internet sui giovani. Gli insegnanti si preoccupano di non essere al passo con i nativi digitali ai quali insegnano: temono che le nozioni impartite loro siano diventate via via superate e obsolete, e che la pedagogia del nostro sistema educativo non possa stare dietro ai mutamenti del paesaggio digitale. I bibliotecari stanno ridefinendo il proprio ruolo, sostituendo coloro i quali ordinavano i libri in anacronistici cataloghi cartacei e cataste con quelli che fungono da guide in un ambiente di informazioni sempre più variegato. I grandi nomi dell’industria dell’intrattenimento sono preoccupati di perdere i loro profitti a vantaggio della pirateria, mentre i giornali temono che i loro lettori vadano a cercarsi le notizie su Drudge, i blog, Google o peggio ancora.
In quanto genitori di nativi digitali, entrambi prendiamo sul serio sia le sfide sia le opportunità scaturite dalla cultura digitale. Condividiamo le ansie di molti genitori sulle minacce alla privacy dei nostri figli, alla loro sicurezza e al loro apprendimento. Ci preoccupiamo del sovraccarico di informazioni e dell’impatto di immagini e videogiochi violenti. Ma con l’insorgere della cultura della paura riguardo all’ambiente virtuale, bisogna porre le reali minacce a confronto con le reali opportunità messe a disposizione per i nostri figli e le generazioni future. Intravediamo grandi speranze nella maniera in cui i nativi digitali interagiscono con le informazioni digitali, si esprimono negli spazi sociali, creano nuove forme d’arte, immaginano nuovi modelli di business e iniziano nuove opere di attivismo.
John Palfrey , Nati con la rete
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Ascoltare, parlarne, condividere le esperienze significa molto ai fini della costruzione di una grande Rete che veda coinvolti tutti indistintamente: forze dell’ordine, medici, operatori sanitari, educatori, insegnanti, operatori di sportelli antiviolenza, vittime e, perché no, anche carnefici che magari sono stati a loro volta vittime e possono sentirsi tentati di infliggere ad altri quello che loro stessi hanno subito.
Sensibilizzare in primis gli abusanti significa metterli di fronte alle loro responsabilità senza pretese accusatorie, ma con il fine principale di aiutarli a riconoscere il dolore che provocano agli altri e molto spesso anche a se stessi. Non ha senso intentare crociate contro chi sbaglia; chi sbaglia, laddove possibile, andrebbe aiutato a non persistere nei propri errori.
Infatti, attraverso la comunicazione e il confronto si possono raggiungere a volte obiettivi impensabili, atti a evitare il ricorso a strumenti punitivi che potrebbero condurre a inutili stigmatizzazioni che favorirebbero la recidiva.
Ciò non significa certamente che tutto sia risolvibile con la comunicazione, ma favorire incontri costruttivi e anonimi tra abusanti e abusati può sicuramente contribuire a esorcizzare la paura di un fenomeno criminoso dalle conseguenze molto gravi e dai costi sociali elevatissimi.
Ritengo di estrema importanza anche il coinvolgimento dei più giovani, di entrambi i sessi. La vera prevenzione parte da loro. In fondo il fenomeno del bullismo, maschile e femminile, che ha luogo fin dai primi anni di scuola, altro non è che una forma di manipolazione psicologica condotta su terzi allo scopo di vessarli.
Cinzia Mammoliti , I serial Killer dell’anima.
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Non è grande chi ha bisogno di farti sentire piccolo
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È facile fare il bullo, quelli veramente forti aiutano gli altri
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Intervieni, non essere spettatore del bullismo.
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1 commento
il bullismo è fatto dalla debolezza del bullo e dalla fragilità della vittima. se la vittima fosse nei panni del bullo sarebbe destinata a fare male, anche contro la sua volontà, quando qualcuno ti insegna “cosa è giusto e cosa no” tu credi a quello, o fai di testa tua che a volte è meglio. il bullismo è solo la debolezza di qualcuno nei confronti di qualcun altro.