Siamo usciti insieme abbiamo condiviso lo stesso banco lo stesso piatto lo stesso bicchiere. Non ci siamo vergognati di condividere anche i più imbarazzanti segreti e avremmo giurato che saremmo stati amici per sempre.
Ci sbagliavamo. Quello che c’era tra noi era qualcosa di diverso, superiore, e le nostre labbra, loro sì lo sapevano. Perchè la definizione l’abbiamo trovata in un lampo, in un istante, in un bacio:
A M O R E
ANTON VANLIGT
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L’amicizia fra due persone di sesso diverso o non è nulla o è amore.
ALPHONSE KARR, Aforismi,
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Il nostro amore è solido e profondo. Forse più di quello di tante altre coppie. Quelli che nascono come amicizie sono amori che conoscono segreti umori odori sentori. Quelle che nascono come amicizie e che diventano amore sono storie speciali che hanno una marcia in più, un motivo ancora per sentirsi legati eternamente.
ANTON VANLIGT
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Dall’amicizia il nostro rapporto è diventato amore, naturalmente, come la perfetta evoluzione di un destino a cui si arriva, di un sentiero costruito coi nostri passi, che un giorno gaurdando all’indietro, vedremo lastricato di bellissimi indimenticabili ricordi.
ANTON VANLIGT
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Nessuna forma di amore ha tanto rispetto della libertà dell’altro come l’amicizia.
FRANCESCO ALBERONI, L’AMICIZIA
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probabilmente come coppia saremmo stati una frana, o forse ci saremmo amati e per tutta la vita rispettando e ammirando le nostre reciproche differenze, condividendo le nostre comuni passioni, girando il mondo e godendo a pieno di ogni respiro del nostro tempo insieme. Avremmo preso casa e il nostro vivere in due si sarebbe trasformato in una famiglia, che avrebbe reso ancor più grandi e belle le nostre già numerose. Il calendario si sarebbe riempito di eventi, feste, compleanni, Natali di gruppo e pacchi regalo da prender tanto spazio sotto l’albero, un albero addobbato insieme, con cura e amore. Forse saremmo stati la coppia più felice del mondo. O forse no. Forse piccole incomprensioni avrebbero scalfito il nostro bellissimo rapporto fino a logorarlo e distruggerlo. Magari eravamo semplicemente destinati ad un’esistenza da amici, amici che conoscono ogni frammento della reciproca anima, amici che non hanno bisogno di parole per capirsi ne’ di ridurre e distanze per abbracciarsi, amici che non poseranno mai lo sguardo via dalla vita dell’altro, e che ci saranno sempre quando ci sarà bisogno di conforto, di sostegno. Amici per sempre. No. È davvero poco. Lo sappiamo entrambi. La nostra amicizia un giorno lontano è diventata amore eterno. Quell’amore che va oltre tutto, oltre la vita. Quell’amore che sa anche dire “và sono felice per te” quell’amore che ci vedrà per sempre UNO e che vivrà oltre le scelte quotidiane, oltre le vie percorse in direzioni opposte, oltre le convenzioni, gli obblighi, le responsabilità, oltre il materiale, oltre il tempo. Oltre l’infinito, ci saremo sempre NOI.
ANTON VANLIGT
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Nel linguaggio corrente la parola amicizia ha numerosi significati. Sta ad indicare il socio, il conoscente, la persona simpatica, il vicino, il collega, tutti coloro che ci sono prossimi. C’è però oggi, come nel più remoto passato, un altro significato, quello di amico personale a cui vogliamo bene e che ci vuole bene. Quest’ultimo tipo di amicizia appartiene ad una classe più ristretta di relazioni interpersonali: le relazioni di amore. Quando pensiamo ai nostri amici più cari, alla vera amicizia, pensiamo ad una forma di amore fra persone. È facile distinguere l’amicizia dalle relazioni sociali più superficiali, dai rapporti utilitaristici o da quelli fondati su ruoli professionali.
Il vero problema, quello che, finora, non è stato ancora affrontato, è come distinguerla dalle altre forme di amore fra persone. Per esempio, in che cosa differisce l’amicizia dall’innamoramento? Ci sono numerosi autori che ritengono questa differenza minima, o poco rilevante. È più facile distinguere l’amicizia dall’amore materno, o da quello paterno, o dall’affetto tra fratelli. Anche in questo caso, però, vi sono dei caratteri in comune. Noi diciamo che quello è un nostro «amico fraterno». Talvolta nell’amicizia si esprime un atteggiamento paterno o filiale. Per esempio Friedrich Nietzsche cercava in Wagner una figura paterna. È amicizia questa? Oppure l’amicizia deve essere reciproca? Vi sono anche molti rapporti di amore ambivalenti, dove ciascuno cerca di dominare l’altro, di tenerlo legato a sé. La vita quotidiana è intrisa di questi sentimenti meschini. L’amore dell’amicizia è di questo genere? Possiamo cercare di manipolare il nostro amico? O, invece, l’amore dell’amicizia è di tipo particolare e deve essere limpido, sempre limpido perché, in caso contrario, l’amicizia, semplicemente, svanisce? Sono queste le domande a cui dobbiamo rispondere per identificare il tipo di amore specifico dell’amicizia.
È questo l’argomento della presente discussione. Ci aspetta, perciò, una analisi attenta ai particolari, per identificare quello che è esclusivo dell’amicizia, soltanto suo.
Mi sembra opportuno incominciare subito questa analisi, per entrare nel vivo del problema. E lo farei confrontando l’amicizia con una forma di amore con cui, spesso, viene confusa (per esempio il già citato J.M. Reisman e, ancor più gravemente, A. Douglas, Friends: a trae story of male love, Coward, McCann & Geoghegan, New York 1973. Lo stesso avviene nel caso del bel libro di Robert Brain, Friends and Lovers, Basic Brooks, New York 1976.): l’innamoramento. Sgombreremo il campo mostrando che sono due fenomeni diversissimi, addirittura opposti. L’innamoramento è un fatto, un accadimento, che ha un inizio definito. Alla sua origine c’è lo stato nascente (Francesco Alberoni, Innamoramento e amore, Garzanti, Milano 1979), una folgorazione, una rivelazione. L’amicizia, invece, non diventa se stessa con una rivelazione unica iniziale, ma con una serie di incontri e di approfondimenti successivi.
Un’altra differenza fra innamoramento e amicizia è che non esiste un innamoramento vero ed uno meno vero. Non ci sono gradi di innamoramento: moltissimo, molto, abbastanza, un poco. Se dico «sono innamorato», dico tutto. L’innamoramento segue la legge del tutto o del nulla. L’amicizia, invece, ha tante forme e tanti gradi. Va da un minimo verso un massimo di perfezione. L’amicizia può essere piccola, solo un moto dell’animo, oppure grande, grandissima. L’innamoramento è perfetto fin dall’inizio. L’amicizia, invece, muove verso il di più. Quando parliamo di amicizia abbiamo presente sempre anche un ideale, una utopia.
Continuiamo la nostra analisi. L’innamoramento è una passione. In tedesco passione si dice Leidenschaft. Leiden è la sofferenza. Nella passione c’è, infatti, sempre anche un soffrire. L’innamoramento è estasi, ma anche tormento. L’amicizia, invece, ha orrore della sofferenza. Quando può la evita. Gli amici si cercano per stare bene insieme. Se non ci riescono, tendono a lasciarsi, a mettere un po’ di distanza fra di loro. Un’altra fondamentale differenza è che io posso innamorarmi di qualcuno e non essere corrisposto. Non per questo cesso di essere innamorato. L’innamoramento nasce senza reciprocità e ne va alla ricerca. L’amicizia, invece, richiede sempre, mi pare, una qualche reciprocità. Io non resto amico di uno che non è mio amico. Nell’innamoramento costa sempre una terribile fatica lasciare chi si ama. Per liberarmi di un innamoramento non corrisposto, io devo esercitare una violenza su me stesso, odiare l’altro. Ma l’odio per l’amato è, a sua volta, una sofferenza, la più atroce delle sofferenze. Nell’amicizia, invece, non c’è spazio per l’odio. Se io odio un mio amico non sono più suo amico, l’amicizia è finita. Nell’innamoramento la persona amata è trasfigurata. È ad un tempo lei stessa e più che lei stessa. L’amato è duplice: il concretissimo essere davanti a me e la divinità che incorpora in sé tutto il possibile del mondo, tutto ciò che io proietto in lui. L’amore è rivelazione di qualcosa che ci trascende. La preghiera verso l’amato è un grido di disperazione. L’amico, invece, non è trasfigurato.
Dall’amico mi aspetto che condivida l’immagine che ho di un me stesso o, perlomeno, che non se ne allontani troppo. Anche se la sua valutazione è positiva, non deve essere esagerata. Se è troppo favorevole mi dà l’impressione di adulazione. Se è troppo negativa, se si allontana troppo da ciò che io penso di me, allora non mi rende giustizia e, quindi, contraddice una esigenza base dell’amicizia. I due amici, cioè, devono avere delle immagini reciproche simili. Non identiche, naturalmente, perché allora non ci sarebbe nulla da scoprire, ma senza eccessive dissonanze. Da un amico, perciò, io mi aspetto che non mi fraintenda. Tutti mi possono fraintendere, ma non un amico. Se un amico mi fraintende, è finita
Si può dunque restare innamorati di una persona di cui non sappiamo se ci ha amato o ci ha ingannato, di cui non sappiamo se fosse buona o cattiva, se avesse un animo nobile o meschino. L’amore si manifesta proprio in questo domandarsi come era. Anche dopo innumerevoli anni, l’amore continua ad interrogarsi nello stesso modo, sfoglia la margherita. Dal primo istante in cui è apparso, si pone in continuazione una domanda a cui solo la presenza della persona amata che dice di sì, dà una risposta. Finita la presenza, cessa la risposta, e la domanda ritorna continua, ossessiva, angosciosa. Non puoi dire, come vorrebbe la ragione, «che t’importa?». Questa è l’opacità dell’amore che ama qualcosa che rimane sempre inafferrabile, perché il suo oggetto è un divenire insieme, un dover essere. Questa è la miseria dell’amore, che può solo chiedere e non può smettere di chiedere, anche quando l’altro è indifferente, od ostile. Questa è l’ingiustizia dell’amore che non conosce merito e demerito, e non premia i buoni e non punisce i malvagi. L’amore è sublime e miserabile, eroico e stupido, mai giusto. Il registro della giustizia non .è l’amore, è l’amicizia.
FRANCESCO ALBERONI, L’AMICIZIA
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L’amicizia tra un uomo ed una donna o finisce a letto, o finisce all’altare…..o finisce