Si considera tanto lettore quanto editore. Lo ha costretto a ritirarsi dall’editoria fondamentalmente la salute, ma gli sembra che in parte sia stato anche il vitello d’oro del romanzo gotico, che ha forgiato la stupida leggenda del lettore passivo. Sogna il giorno in cui la rottura dell’incantesimo del best-seller lascerà spazio alla ricomparsa del lettore di talento e al siglare di nuovo i termini del contratto morale tra autore e pubblico. Sogna il giorno in cui potranno respirare di nuovo gli editori letterari, quelli che si fanno in quattro per un lettore attivo, per un lettore sufficientemente aperto da comprare un libro e permettere che nella sua mente si faccia strada una coscienza radicalmente diversa dalla sua. Ritiene che se si pretende talento da un editore letterario o da uno scrittore, lo si deve pretendere anche dal lettore. Perché non ci si deve ingannare: il viaggio della lettura passa molte volte attraverso strade impervie che esigono la capacità di emozione intelligente, il desiderio di comprendere l’altro e di avvicinarsi a un linguaggio diverso da quello delle nostre tirannie quotidiane. Come dice Vilém Vok, non è così semplice percepire il mondo come lo percepì Kafka , un mondo in cui si nega il movimento e in cui risulta impossibile persino andare da un villaggio all’altro. Le stesse capacità necessarie per scrivere, sono necessarie per leggere. Gli scrittori deludono i lettori, ma succede anche il contrario e i lettori deludono gli scrittori quando in loro cercano solo la conferma del fatto che il mondo è come lo vedono…
Enrique Vila-Matas * DUBLINESQUE
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Il mondo è molto noioso o, ed è la stessa cosa, ciò che vi accade manca di interesse se non c’è un bravo scrittore a raccontarlo.
Enrique Vila-Matas * DUBLINESQUE
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Qual è la logica tra le cose? Davvero nessuna. Siamo noi a cercarne una tra un segmento e l’altro di vita. Ma questo tentativo di dare forma a ciò che ne è privo, di dare forma al caos, sanno condurlo in porto solo i buoni scrittori. Per fortuna è ancora in amicizia con alcuni di loro, anche se è altrettanto vero che ha dovuto organizzare il viaggio a Dublino per non perderli. Dal punto di vista amicale e creativo, è con l’acqua alla gola da quando ha chiuso la sua attività. In fondo gli manca il contatto continuo con gli scrittori, quegli esseri così assurdi e strani, così egocentrici e complicati, nella maggior parte dei casi così imbecilli. Ah, gli scrittori. Sì, è vero che gli mancano, anche se erano molto pesanti. Tutti così ossessivi. Ma non si può negare che lo abbiano sempre intrattenuto e divertito molto, soprattutto quando – e qui sorride maliziosamente – pagava anticipi più bassi di quelli che poteva dare loro contribuendo così a renderli ancora più poveri. Maledetti disgraziati.
Enrique Vila-Matas * DUBLINESQUE
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Se non avesse messo freno all’alcol e agli affari, sarebbe andato di certo verso una fine come quella di Brendan Behan: povero in canna e perennemente ubriaco. Pensa a quello scrittore irlandese e ai bar di New York che frequentava. E torna a pensare che oggi, dopo tutta quella attività bancaria, se non fosse che l’ha proibito a se stesso, ora, così su due piedi, si prenderebbe un bicchiere del liquore più forte.
“Liquori forti / come metallo fuso” diceva Rimbaud, certamente il suo scrittore preferito.
È stato un impulso suicida, ma cosa ci può fare se la sete è grande e lunga l’ombra della tentazione. E lunga ancora la vita così breve.
Enrique Vila-Matas * DUBLINESQUE
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Sono già anni che conduce una vita da catalogo. E difatti gli risulta ormai molto difficile sapere chi è veramente. E, soprattutto, quel che è ancora più difficile: sapere chi avrebbe realmente potuto essere. Chi era l’uomo che stava lì prima che iniziasse a fare l’editore? Dove si trova quella persona che gradualmente era rimasta nascosta dietro al brillante catalogo e la sistematica identificazione con le voci più attrattive dello stesso? Gli vengono ora in mente alcune parole di Maurice Blanchot, parole che da tempo conosce molto bene: “E se scrivere fosse, nel libro, farsi leggibili per tutti, e indecifrabili per se stessi?”.
Della sua attività di editore, ricorda un punto di inflessione il giorno in cui lesse queste parole di Blanchot; a partire da quel momento, cominciò a osservare come i suoi autori, pubblicando libro dopo libro, si facevano sempre più drammaticamente indecifrabili per se stessi mentre al contempo diventavano sporcamente molto visibili e leggibili per il resto del mondo, a cominciare da lui, il loro editore, che vedeva nel dramma dei suoi autori un’ulteriore conseguenza dei rischi del mestiere, in questo caso, dei rischi del pubblicare.
“Ah,” disse loro un giorno, con grande cinismo, a una riunione a cui partecipavano quattro dei suoi migliori autori spagnoli, “il vostro problema è stato pubblicare. Siete stati molto insensati a farlo. Non so come non abbiate presentito che pubblicare vi avrebbe reso indecifrabili a voi stessi e vi avrebbe inoltre collocato sulla strada di un destino da scrittore, che nel migliore dei casi contiene sempre le strane sementi di una sinistra avventura.”
Dietro a queste ciniche parole, Riba nascondeva il suo dramma personale. Condurre una vita da editore gli aveva impedito di sapere chi era la persona che gradualmente rimaneva sempre più nascosta dietro al brillante catalogo.
Enrique Vila-Matas * DUBLINESQUE
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