Ciascuno ha le sue opinioni […]io alle mie mi attengo sicurissimo; ma certo la prudenza, non volendo parlare a caso, mi consiglia di conoscere se gli altri sanno qualche cosa che io non so e che potrebbe in pare modificare la mia opinione.
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Non dovevo lasciarlo partire. Ah, il cuore me lo diceva! Gli tenni la mano fino alla porta. Era già lontano d’un passo fuori della porta e ancora gli tenevo la mano. Ci eravamo baciati, lasciati, ed esse no, le nostre mani non si volevano staccare. Rientrando, caddi, come rotta dal pianto.
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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perché lui lo sa! Lo sa quanto male ci facciamo per questo maledetto bisogno di parlare. Finché dentro di noi c’è un’incertezza, si dovrebbe stare con le labbra cucite. Si parla; non sappiamo neanche noi quello che diciamo…
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Le donne, come i sogni, non sono mai come tu le vorresti
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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E come sono? Non lo so piú! Ti giuro che non lo so piú! Tutto mobile, labile, senza peso. Mi volto di qua, di là, rido; m’apparto in un angolo per piangere. Che smania! Che angoscia! E continuamente mi nascondo la faccia, davanti a me stessa, tanto mi vergogno a vedermi cambiare!
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Che vuol dire, scusa, che «hai la tua coscienza e ti basta»? Che gli altri possono pensare di te e giudicarti come piace a loro, anche ingiustamente; che tu sei intanto sicuro e confortato di non aver fatto male. Non è così? […] Perché credi che gli altri, al tuo posto, se fosse loro capitato un caso come il tuo, avrebbero agito come te! Ecco perché, caro mio! E anche perché, fuori dei casi concreti e particolari della vita… sí, ci sono certi principii astratti e generali, su cui possiamo essere tutti d’accordo (costa poco!). Intanto, guarda: se tu ti chiudi sdegnosamente in te stesso e sostieni che «hai la tua coscienza e ti basta», è perché sai che tutti ti condannano e non t’approvano o anche ridono di te; altrimenti non lo diresti. Il fatto è che i principii restano astratti; nessuno riesce a vederli come te nel caso che ti è capitato, né a veder se stesso nell’azione che hai commessa. E allora a che ti basta la tua coscienza, me lo dici? A sentirti solo? No, perdio. La solitudine ti spaventa. E che fai allora? T’immagini tante teste, tutte come la tua: tante teste che sono anzi la tua stessa; le quali, a un dato caso, tirate per un filo, ti dicono sí e no, e no e sí, come vuoi tu. E questo ti conforta e ti fa sicuro. Va’ là, va’ là che è un giuoco magnifico, codesto della tua coscienza che ti basta!
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Signora, sa come mi sono trovato io, vegliando di notte mia madre che moriva? Con un insetto sotto gli occhi, dalle ali piatte, a sei piedi, caduto in un bicchier d’acqua sul tavolino. E non m’accorsi del trapasso di mia madre, tanto ero assorto ad ammirare la fiducia che quell’insetto serbava nell’agilità dei suoi due ultimi piedi piú lunghi, atti a springare. Nuotava disperatamente, ostinato a credere che quei due piedi fossero capaci di springare anche sul liquido e che intanto qualcosina attaccata all’estremità di essi li impacciasse nel salto. Riuscendo vano ogni sforzo, se li nettava vivacemente con quelli davanti e ritentava il salto. Stetti più di mezz’ora a osservarlo. Vidi morir lui e non vidi morire mia madre. Ha capito? — Mi lasci stare!
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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avrò anche detto un cumulo di sciocchezze! Quello che ho detto, non lo so! Una parola tira l’altra! — Ma può ciascuno pensare a suo modo, sí o no? sui fatti che accadono. Si può, mi pare, interpretare un fatto in una maniera o in un’altra, come ci sembra; oggi cosí e domani magari diversamente? —
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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È cosí — guarda —proprio cosí —
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— la coscienza di cui si parlava poc’anzi. Una rete elastica, che se s’allenta un poco, addio! scappa fuori la pazzia che cova dentro ciascuno di noi.
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Sai come mi sorpresi, a una momentanea sospensione di quel rantolo, nel terribile silenzio sopravvenuto nella camera, voltando non so perché il capo verso lo specchio dell’armadio? Curvo sul letto, intento a spiare da vicino, se non fosse morta. Proprio come per farsi vedere da me, la mia faccia conservava nello specchio l’espressione con cui stava sospesa a spiare, in un quasi allegro spavento, la liberazione. La ripresa del rantolo m’incusse in quel punto un tale raccapriccio di me, che mi nascosi quella faccia come se avessi commesso un delitto; e mi misi a piangere — come il bambino ch’ero stato per la mia mamma, di cui — sí, sí— volevo ancora la pietà per la stanchezza che sentivo, che mi faceva cascare a pezzi; pur avendo finito or ora di desiderare la sua morte; povera mamma che ne aveva perdute di notti per me, quand’ero piccino e malato…
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Tende ognuno ad ammogliarsi per tutta la vita con un’anima sola, la piú comoda, quella che ci porta in dote la facoltà piú adatta a conseguir lo stato a cui aspiriamo; ma poi, fuori dell’onesto tetto coniugale della nostra coscienza, abbiamo tresche, tresche e trascorsi senza fine con tutte le altre nostre anime rejette che stanno giú nei sotterranei del nostro essere, e da cui nascono atti, pensieri, che non vogliamo riconoscere, o che, forzati, adottiamo o legittimiamo, con accomodamenti e riserve e cautele. Questo, tu ora lo respingi, povero pensiero trovatello! Ma guardalo bene negli occhi: è tuo! Tu ti sei davvero innamorato di Delia Morello! Come un imbecille!
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Mi calmo, sí. E appena mi calmo — ecco qua — sono cosí — come insordita. In tutto il corpo, insordita. Proprio. Mi stringo e non mi sento. Le mani — me le guardo — non mi sembrano mie. E tutte le cose — Dio mio, le cose da fare — non so piú perché si debbano fare. Apro la borsetta; ne cavo lo specchio; e nell’orrore di questa vana freddezza che mi prende, non potete immaginarvi che impressione mi facciano, nel tondo dello specchio, la mia bocca dipinta, i miei occhi dipinti, questa faccia che mi sono guastata per farmene una maschera.
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Sapete che cosa significa «amare l’umanità»? Significa soltanto questo: «essere contenti di noi stessi». Quando uno è contento di se stesso «ama l’umanità».
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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per dirvi tutta la mia ammirazione — e che almeno è una gioja — una bella gioja spaventosa — quando, investiti dal flusso in un momento di tempesta, assistiamo al crollo di tutte quelle forme fittizie in cui s’era rappresa la nostra sciocca vita quotidiana; e sotto gli argini, oltre i limiti che ci eran serviti per comporci comunque una coscienza, per costruirci una personalità qualsiasi, vediamo anche quel tanto del flusso che non ci scorreva dentro ignoto, che ci si scopriva distinto perché lo avevamo incanalato con cura nei nostri affetti, nei doveri che ci eravamo imposti, nelle abitudini che ci eravamo tracciate, straripare in una magnifica piena vorticosa e sconvolgere e travolgere tutto. — Ah, finalmente! — L’uragano, l’eruzione, il terremoto!
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo
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Non ti temo! Non ti temo! No, no! Nessun male mi può venire da te, neanche se m’uccidi!
Luigi Pirandello, ciascuno a suo modo