In questo bar – gli rispose il Maestro Borges dalla penombra – a ognuno piacerebbe credere di poter trovare una soluzione definitiva alle proprie ossessioni. Tutti quelli che tu vedi seduti lì al bancone, ritengono di poter ricevere una risposta, ma prima di poter arrivare a destinazione bisogna aver attraversato il cammino. E la strada non è mai una sola, è inutile girarci intorno. Bisogna andare e ancora andare, disperdersi, dissolversi, prima di poter comprendere che il viaggio più affascinante è quello in cui si fa ritorno. Riconoscerla, la casa, dopo aver smarrito il cammino, e poi riconoscersi.
Borges Bar, Gianfranco Pecchinenda
***
A quell’uomo piaceva molto sentire tutta la potenza della passione per la fantasia, per l’incantesimo.
E la fantasia oramai c’era, incredibilmente era lì, e lui si trovava evidentemente in presenza della Poesia che, realizzandosi, si stava facendo vita. L’illusione poteva continuare: signori, stanotte si vive!
Borges Bar, Gianfranco Pecchinenda
***
Bastò un suo gesto, e il desiderio si trasformò come per magia in una scena fantastica. La fredda tecnologia sa come piegarsi alle necessità dell’illusione; è così che la vita può talvolta farsi finalmente realtà.
Borges Bar, Gianfranco Pecchinenda
***
Bastò un suo gesto, e il desiderio si trasformò come per magia in una scena fantastica. La fredda tecnologia sa come piegarsi alle necessità dell’illusione; è così che la vita può talvolta farsi finalmente realtà.
– Ci siamo? – chiese l’uomo.
– Perfetto! – rispose lei. Mi hai letto nel pensiero.
E la musica gli piove dentro, il cuore sobbalza, la pelle s’immerge in un bagno caldo. Tutta l’acqua del mondo li avvolge, le palpebre involontariamente si chiudono e una luce gli inonda il cervello. “Sarà l’ipotalamo” – pensa lui – perché in realtà ha una gran paura dell’anima, almeno della sua.
“Emozione” – prova a farfugliare ancora. Ma oramai si è insinuata Lei, nella sua anima, quella stessa di cui lui ha tanto timore. E non la governa più. Ora le parole fuoriescono autonomamente dalle loro labbra, senza che nessuno dei due abbia la benché minima possibilità di poterle governare. Sono parole appartenenti oramai ad uno stesso impasto, che s’illuminano e si spengono con un’imprevedibile sintonia, mentre entrambi sembrano percorsi dal sottile terrore di un involontario errore; dalla tensione dell’imponderabile possibilità di un malinteso, sempre in agguato.
Ma ormai l’intesa c’è, è una cosa, come quelle cosas del Maestro della Poesia. È lì, i due la avvertono mentre, invasi da quella stessa cosa comune, continuano nella loro notte a far danzare le parole:
– Ci sono momenti che sono rari.
– Inverosimili… forse esistono solo nei film.
– Momenti raramente verosimili.
– Si potrebbe voler vivere anche solo per quelli.
Lasciarsi esistere in attesa di poter vivere momenti così inverosimilmente veri. Frammenti di un discorso che procede da sé.
– Forse sì… – irrompe lei – ma la musica è finita… e il mio bar non c’è più.
Borges Bar, Gianfranco Pecchinenda
***
I due sono sempre più uno.
Si beve, ogni tanto ci si scambia uno sguardo. Tutt’intorno è un silenzio soffuso. I due sembrano avvolti, coinvolti: l’esperienza è inenarrabile. Ogni tanto si distaccano, ma è per confermare una presenza che è anche assenza: i corpi si avvicinano, ma non si toccano. È di più, perché si sfiorano, e le carezze degli sguardi provocano brividi che si proiettano al di là dei loro corpi, dentro, molto dentro.
– Ti sto guardando fin troppo, adesso – osa dire lui.
– E io guardo te, ma nel modo in cui ho sempre fatto, e continuerò a fare.
Lui si sente bene! Poi, improvvisamente, lui non si sente bene. In particolare quando lei aggiunge, a fior di labbra:
– Ti guarderò sempre con uno sguardo speciale. Anche quando non ti sembrerà più. Anche se mai dovessi pensare che non ti guardo più in modo speciale. Non sarà mai così.
In effetti, lui non si sente molto bene. Sono i brividi, forse l’emozione.
Borges Bar, Gianfranco Pecchinenda
***
Lui gira intorno a lei, vergognandosi di voler apparire il più disinvolto, il più in gamba, quello che la sa più lunga tra tutti gli uomini che lei avrebbe potuto mai incontrare. E gira intorno, intorno. Ha perso la bussola, che anche se la ritrovasse non la saprebbe usare, lui. Che anche se glielo volesse spiegare, non saprebbe come.
Borges Bar, Gianfranco Pecchinenda
***