FRASI CARINE Frasi Straordinarie Da Scrivere a chi Ami! Dedica una Frase Significativa, una Frase Carina e Straordinaria, FRASI SIGNIFICATIVE! Scegli le Tue FRASI!
“I diritti delle donne sono una responsabilità di tutto il genere umano; lottare contro ogni forma di violenza nei confronti delle donne è un obbligo dell’umanità; il rafforzamento del potere di azione delle donne significa il progresso di tutta l’umanità.”
Kofi Hannam
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“La violenza distrugge ciò che vuole difendere: la dignità, la libertà, e la vita delle persone.”
Giovanni Paolo II
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Distesa sul divano, con le mani tra le ginocchia, Mariam fissava i mulinelli di neve che turbinavano fuori dalla finestra.
Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo si raccoglievano a formare le nubi, e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.
“A ricordo di come soffrono le donne come noi” aveva detto. “Di come sopportiamo in silenzio tutto ciò che ci cade addosso”.
K. Hosseini, Mille splendidi soli
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Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci.
La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima.
Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato.
Èlie Wiesel, Premio Nobel per la pace
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Invece di una donna che ama qualcun altro tanto da soffrirne, voglio essere una donna che ama abbastanza se stessa da non voler più soffrire.
Robin Norwood, Donne che amano troppo
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Che il sole risplenda nei cuori dell’Umanità, che la gioia penetri nell’animo umano e vibri la vita sulla Terra, di ogni donna, di ogni uomo, di ogni essere vivente che in quanto tale ha diritto alla vita.
Emanuela
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25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una violenza che viene spesso tollerata, dalla donna stessa, o dalla “giustizia”.
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Mi auguro che questa giornata venga presto eliminata. Non è un giorno da celebrare, non ritengo necessario ricordare gli abusi che sono stati resi pubblici, ma certo questo non vuol dire scegliere di vivere nell’ignoranza. Piuttosto oggi bisognerebbe mettersi in gioco e almeno tentare di comprendere le parole di Goethe “Chi è nell’errore compensa con la violenza ciò che gli manca in verità e forza.”, ma non con la ragione, con la nostra stessa esperienza. Ricordando che violenza non è solo quella fisica, ma sono anche le parole e molto spesso, senza rendercene conto è proprio con le parole che compiamo la più sottile delle violenze.
foto © Steve McCurry: conosciuta come “la ragazza (o la bambina) afgana dagli occhi verdi” è stata scattata nel 1984 da Steve McCurry e pubblicata su National Geographic Magazine nel 1985. La storia di Sharbat Gula, la protagonista identificata solo nel 2002, è la metafora della vita di tutti i rifugiati; l’Afghanistan è uno dei paesi dove i diritti delle donne sono calpestati e questa donna ne è diventato il simbolo.
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Storia del 25 Novembre.
Erano tre giovani donne le sorelle Mirabal, assassinate il 25 novembre di oltre mezzo secolo fa perché si erano opposte alla tirannia di un governo brutale come quello di Rafael Leonidas Trujillo, nella Repubblica Dominicana. La Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra in tutto il mondo il 25 novembre, prende le mosse proprio dal sacrificio di Maria Argentina Minerva, Antonia Maria Teresa e di Patria Mercedes, uccise il 25 novembre del 1960 mentre andavano a trovare i propri mariti in carcere. L’assassinio delle sorelle Mirabal è stato dunque preso ad esempio dall’Onu, su indicazione nel 1981 di un gruppo di donne riunitesi in un consesso femminista a Bogotà, per designare – con la risoluzione 54/134 del 1999 – il 25 novembre come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La ferocia dell’atto perpetrato dagli uomini di Trujillo spiega bene l’intendimento delle Nazioni Unite: il 25 novembre del 1960 le tre sorelle furono intercettate dagli uomini del dittatore mentre si dirigevano a trovare i propri mariti in un carcere del Paese latino americano. Portate nei campi, vennero uccise a bastonate per poi essere riportate in macchina e spinte in un burrone, per simulare una loro morte casuale. Una vicenda che da lì a poco si diffuse dalla piccola Ojo de Agua, nella provincia di Salcedo, in tutto il mondo, fino a diventare il triste emblema delle violenza maschile, che ancora oggi, 52 anni dopo quell’accadimento, continua a perpetuarsi in tutto il mondo, anche in quello più civilizzato, declinandosi dal femminicidio alla violenza fisica, dallo stalking allo stupro, dalle violenze domestiche fino al mobbing sui posti di lavoro. Tutte espressioni distorte del potere diseguale tra donne e uomini.