Frasi Felicità Frasi Sulla Felicità. La Felicità in Pillole, Frasi Sulla Felicità, Citazioni, Massime Sulla Felicità! Frasi Felicita’*
Frasi Felicità
Uno dei miei desideri e’ quello di poter uscire di casa e, anziche’ dovere interagire con vittime delle loro menzogne, con falsi e opportunisti sorrisi, con cattiveria gratuita, con ingiustificabile rabbia, con subdola invidia e tanta, inutile, assurda e distruttiva tristezza, poter incontrare ovunque persone con occhi felici che parlano di cose felici, poter accendere la televisione, la radio o aprire un giornale e accedere a notizie sincere e belle storie.
Fabio Marchesi, Io Scelgo, Io Voglio! Io Sono
BISOGNA AVERE IL CORAGGIO DI ESSERE FELICI
Perchè a volte ci vuole il CORAGGIO di essere davvero FELICI, di raccogliere un momento ordinario e trasformarlo in epico. Ci vuol coraggio a ridere di gusto di fronte a questa vita, ci vuole forza per scartare il negativo e portar dentro solo il meglio, conservare solo l’essenza della gioia. […]
E quel coraggio ce l’abbiamo dentro, è tutta una questione di SCELTA!
[Anton Vanligt, Mai troppo folle]
I BAMBINI SONO DEGLI ARTISTI NELL’APPROFITTARE DI OGNI OCCASIONE PER ESSERE FELICI
I due bambini, nella loro innocenza, ridevano di tutto, delle cose di oggi e delle cose di ieri, di questo e di quello, di se stessi. Dovevano ridere della loro propria risata. La loro risata sembrava loro sempre più buffa, sempre più ridicola. Lo sentivo e udivo assai distintamente. Mi congratulai con me stesso per aver potuto ascoltare questo concerto di risa, questo concerto di campanelline. Per tutta la strada continuavano a ridere. Erano sul punto di cadere in terra, per dissolversi e consumarsi dalle risa. Tutto, in quelle care bambine felici partecipava alla risata: le teste, le membra, le mani, gambe, piedi. Erano ormai composte soltanto di risa. Come luccicava e splendeva nei loro occhi la gioia di ridere! Credo quasi che dovessero ridere così orribilmente, così crudelmente, così a lungo, per un qualche ragazzino stupido. Era così birichino questo riso, e insieme così bello, commovente e così sfrenato! Probabilmente la causa delle risa era stata del tutto futile. I bambini sono appunto degli artisti nell’approfittare di ogni occasione per essere felici. Sarà stato un piccolo e quieto avvenimento, e ne fecero una grande storia, ci attaccarono una lunga, grande, larga, ricca risata. I bambini sanno che cos’è che li fa felici.
ROBERT WALSER – UNA CENA ELEGANTE
Ho udito una risata celestiale, una risata di bambini, un riso incantevole, puro e fine come d’argento. Un sorriso degli dei, era. Me ne tornavo a casa, ieri, domenica, verso le sette, quando l’udii, e adesso devo assolutamente riferirne. Come son poveri i grandi, gli adulti, con la loro serietà e con le loro facce aride e rigide! Come son ricchi e grandi e felici i piccoli, i bambini! Vi era una felicità così ricca e dolce e piena nella risata di due bambini, che camminavano accanto ad una adulta: una tale gioia esuberante e deliziosa. Erano assolutamente beati, abbandonandosi alla loro risata. Io rallentai intenzionalmente il passo per poterli sentir ridere il più a lungo possibile. Era un godimento per loro, godevano tutte le delizie che possono esservi in una risata. Non potevano più smettere di ridere; vedevo che ne erano letteralmente scossi. Si contorcevano addirittura sotto la risata. Era così puro, tutto ciò, così veramente infantile! Ciò di cui forse ridevano più sfrenatamente e più amabilmente era il piglio severo che la signorina adulta accanto a loro si sentiva in dovere di fare. La serietà della ragazza grande li faceva ridere più di ogni altra cosa. Ma alla fine, travolta da tanta e così graziosa allegria, anche la grande seria e compassata si mise a ridere. Era vinta dai bambini e adesso rideva cme una bambina con i vincitori, coi piccoli. I felici trionfano sui malinconici!
ROBERT WALSER – UNA CENA ELEGANTE
È legge di ogni sensazione, che ripetuta troppe volte, diviene, più o meno, del tutto indifferente. Questa legge governa ogni forma di sensibilità, tanto il piacere quanto il dolore.
Or bene, quando noi ci siamo fatta una cara abitudine di un dato piacere, avviene che un bel giorno ci accorgiamo con grande sorpresa che quel piacere non ci piace più come prima e che va facendosi sempre più ottuso.
Allora la maggior parte degli uomini commette quasi sempre l’identico errore; tira la corda, o accresce la dose. E che cosa avviene? Se si tratta di corda, finisce per spezzarsi, e se si tratta di dose, viene il giorno in cui il contenuto è maggiore del contenente e la botte scoppia.
Capirete meglio questi traslati, mettendovi sottocchi un esempio di piaceri sensuali.
Voi bevete ogni giorno una tazza di caffè e questo amico dei nervi e del pensiero vi rallegra, vi fa sentir meglio, vi fa pensare di più. Ma ecco che un bel giorno la solita tazza di caffè non vi rallegra più come prima è come se voi beveste dell’acqua semplice.
Allora voi prendete due di quelle tazze benedette e l’allegria ricompare. Ma ecco, che dopo alcuni mesi o qualche anno, secondo i casi, anche due tazze di caffè non vi solleticano più; e allora voi ne prendete tre.
Il calcolo sembra logico, il ragionamento sembra giustissimo.
Il cavallo trottava con un frustata, ora non trotta neppur con due: gliene appiopperemo tre.
Il calcolo invece non torna e il ragionamento zoppica. Vi è un limite di tolleranza per tutti gli eccitanti; vi è una misura di capacità per tutte le sensazioni. Oltre questi confini vi è la malattia e vi può essere la morte. Chiamate la malattia col nome di noia, di ipocondria, di tedio della vita, di convulsione e di cento altri malanni morali e fisici: ma in fondo avete sempre la stessa cosa: l’infelicità trovata in fondo alla via che doveva condurvi ad esser felici.
PAOLO MENTEGAZZA- L’ARTE DI ESSERE FELICI