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Aforismi
Seduta accanto a un fuoco con i
pensieri e lo sguardo perduti in
briciole di stelle.
Sola in balie di memorie e amori
passati che come spiriti confusi
risorgono opachi, lasciando in me
dolore e piacere.
Mai sepolti i ricordi sembrano darmi
l’ultimo loro respiro, l’ultima traccia
delle gioie scomparse, l’ultimo guizzo
di felicità, emergono senza un nome,
ne un profilo a tratti provocando una
strana inquietudine.
Sono tutti qui a frotte: Sogni travagliati,
desideri inappagati, avverto un dolore
fisico quasi un supplizio violento al cuore
non saziato, si chiudono le vie segrete
dell’anima ad altri amori, ad altri sogni,
ad altri dolori…..
Non credo più all’amore………
(Mirella Narducci)
Sono io….cosa dico, cosa faccio
nei giorni di questa vita donata
dove non ho ancora avidamente
amato, ingenuamente goduto!
Alla ricerca d’un ideale, sempre
chiusa nei limiti d’un certo equilibrio.
Pronta a fare dei miei giorni un opera
d’arte conservando la libertà anche nel
piacere, ma debole la mia volontà si
perde nel pascolo del rimpianto quindi
oscuro la verità con la parola, scrivo le
mie emozioni le uniche ricchezze che
segnano la fuga delle ore.
Si sono io….facile alle tenerezze improvvise,
alle malinconie latenti, alle rapide ire ma con
un amabile freschezza trovata nella fantasia
per rendere tutto immateriale.
Copro il volto con un magico velo, la mia
trasparente maschera incantata per trascinarvi
nei miei sogni!
Ditemi che ci sono riuscita……questa sono io!
(Mirella Narducci)
Mi trovo a spiare da quella
serratura che all’infanzia era
vietata, ma l’oggetto del desiderio
era appena dietro quella porta.
C’era lei dal fascino afrodisiaco
celava nelle sue movenze tutto il
godimento visivo delle sue grazie,
capaci di far fremere un amante.
Da guardone potevo rapirle una
scintilla di piacere un immagine
impura, rubarle le segrete carezze.
Creatura nata per l’amore, respirava
intorno a se aria pregna di desideri,
chissà nella sua testolina quanti ricordi
serbava della carne e dell’anima.
Estasiato non riuscivo a distogliere lo
sguardo, fino a che gli occhi non facevano
male!
(Mirella Narducci)
Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura.
Giorgio Manganelli
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L’idea di fondo, cioè che «l’innamorato scrive troppo e male», mi pare sana.
Giorgio Manganelli
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“Ho avuto una vita breve e intensa, ho combattuto il dio Sole di Ekhnaton e riportato l’Egitto ai suoi vecchi dei, quelli di Tebe.
Ma non ero un teologo, solo un bimbo ubbidiente.
Sono morto a 18 anni, faraone da otto. Un faraone di dieci anni.
Mi distolsero dai giochi rumorosi dei cortili lungo il Nilo, dalle passeggiate mattutine e dalle gite in barca; mi tolsero di mano le navi in miniatura e mi fecero monarca.
Voi pensate sia stata una responsabilità eccessiva per un ragazzo? Il trauma della regalità? Non so, ma non direi. Fare il re era un gioco enorme, massiccio, lussuoso, di pietre gigantesche, obelischi, piramidi e disegni astratti.
Ma non fui mai un sovrano come gli altri. Tutti loro erano stati vivi, supposti vivi, e gli era stato concesso di avere un corpo, febbri infantili, membra mobili, vesti che consentissero la corsa, soffitti che non sembrassero una bara.
A me non toccò nulla di tutto ciò. Per tutta la mia breve vita fui preparato all’unico scopo che fosse degno e congruo a me: la morte. Ed è in grazia di quella mia morte che io ora sono vivo, per quanto sia possibile esserlo in questo luogo”
Le interviste impossibili. Giorgio Manganelli intervista “Tutankhamon”
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“Da tempo nel nostro regno si discute se estendere le rovine fino a fare di ogni cosa una rovina, così da fare di tutto un luogo edificante e illuminante; di ogni sasso una colonna dorica, di ogni cane un ippogrifo; insomma bagnando tutto il presente in un bagno infinito di storia, oppure se non si dovrebbe finir di mandare a rovina le rovine, e, diciamo così asfaltare l’intero pianeta, così da farlo pulito, lucido, come un teschio, una biglia, un occhio di pesce … Noi crediamo che il suo intervento sia destinato ad essere illuminante, decisivo…”
Le interviste impossibili. Giorgio Manganelli intervista “DIO”
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Enea, tapiro elettrico, l’Acheronte attraversato, la grande pista incisa strada per caviglie e ciance; l’occhiale stolto indaga la sapiente barba; bufera sindacale sul Giappone in crisi, oleosi balzelli, domeniche ingrugnite, barba di successo.
Perché mai avrò scritto queste fanfaluche? Mah, sono cose da lasciare leggere ai posteri, che ci vedranno tutto e il contrario di tutto; se non che ho l’impressione che codeste strofette in qualche modo mi riguardino. Chi sarà mai questo «tapiro elettrico»?
Le interviste impossibili. Giorgio Manganelli intervista “NOSTRADAMUS”
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In generale gli scrittori sono convinti di essere letti da Dio.
Giorgio Manganelli
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Finché c’è al mondo un bimbo che muore di fame, fare letteratura è immorale.
Giorgio Manganelli
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Nei tuoi occhi riflessi i miei, percorre un brivido la mia pelle smemorata che ricorda emozioni sbiadite ed in quell attimo accende piaceri che riaffiorano e affamati chiedono che i tuoi sguardi siano parte di me, un istante e tutto diventa ieri e vuoi che quelle sensazioni non ti abbandonino piu’ , allora capisci che e’ di nuovo amore… Chiudo gli occhi ed esisti solo tu!