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Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell’era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell’uomo.
Papa Giovanni Paolo II
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Violentare le coscienze è un grave danno fatto all’uomo. È il più doloroso colpo inferto alla dignità umana. È, in un certo senso, peggiore dell’infliggere la morte fisica, dell’uccidere.
Papa Giovanni Paolo II
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Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono.
Papa Giovanni Paolo II
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Oggi, grazie ai progressi della medicina nonché alle migliorate condizioni sociali ed economiche, in molte regioni del mondo la vita si è notevolmente allungata. Resta, però, sempre vero che gli anni passano in fretta; il dono della vita, nonostante la fatica e il dolore che la segnano, è troppo bello e prezioso perché ce ne possiamo stancare.
Papa Giovanni Paolo II – Lettera agli anziani 1999
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Riandare al passato per tentare una sorta di bilancio è spontaneo alla nostra età. Questo sguardo retrospettivo consente una valutazione più serena ed oggettiva di persone e situazioni incontrate lungo il cammino. Il passare del tempo sfuma i contorni delle vicende e ne addolcisce i risvolti dolorosi. Purtroppo crucci e tribolazioni sono largamente presenti nell’esistenza di ciascuno. Talvolta si tratta di problemi e sofferenze, che mettono a dura prova la resistenza psicofisica e magari scuotono la stessa fede. L’esperienza però insegna che le stesse pene quotidiane, con la grazia del Signore, contribuiscono spesso alla maturazione delle persone, temprandone il carattere.
Papa Giovanni Paolo II – Lettera agli anziani 1999
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Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
Papa Giovanni Paolo II, Lettera alle Donne
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Il Libro della Genesi parla della creazione in modo sintetico e con linguaggio poetico e simbolico, ma profondamente vero: « Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò » (Gn 1, 27). L’atto creativo di Dio si sviluppa secondo un preciso progetto. Innanzitutto, è detto che l’uomo è creato « ad immagine e somiglianza di Dio » (cfr Gn 1, 26), espressione che chiarisce subito la peculiarità dell’uomo nell’insieme dell’opera della creazione.
Si dice poi che egli, sin dall’inizio, è creato come « maschio e femmina » (Gn 1, 27). La Scrittura stessa fornisce l’interpretazione di questo dato: l’uomo, pur trovandosi circondato dalle innumerevoli creature del mondo visibile, si rende conto di essere solo (cfr Gn 2, 20). Dio interviene per farlo uscire da tale situazione di solitudine: « Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile » (Gn 2, 18). Nella creazione della donna è inscritto, dunque, sin dall’inizio il principio dell’aiuto: aiuto – si badi bene – non unilaterale, ma reciproco. La donna è il complemento dell’uomo, come l’uomo è il complemento della donna: donna e uomo sono tra loro complementari. La femminilità realizza l’« umano » quanto la mascolinità, ma con una modulazione diversa e complementare.
Quando la Genesi parla di « aiuto », non si riferisce soltanto all’ambito dell’agire, ma anche a quello dell’essere. Femminilità e mascolinità sono tra loro complementari non solo dal punto di vista fisico e psichico, ma ontologico. È soltanto grazie alla dualità del « maschile » e del « femminile » che l’« umano » si realizza appieno.
Papa Giovanni Paolo II, Lettera alle Donne
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Ciascuno è chiamato a meditare sul tempo che passa secondo il metro del dono di Dio
Papa Giovanni Paolo II
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Questa città, come tante altre “megalopoli” del mondo intero, non appare ai nostri occhi, ed anche agli occhi degli stranieri, come uno dei tanti “ambienti laicizzati” dell’attuale secolarizzazione?
È difficile trovare una risposta univoca!
Tuttavia, non cessano di venire qui numerosi pellegrini, da diversi paesi e continenti.
Roma non cessa di parlare e non cessa di irradiare la luce che qui, una volta, è stata portata dalla riva del Giordano. E non si può mettere questa Luce “sotto il moggio”.
E dinanzi a tutti i sintomi e le statistiche dell’economia umana non cessa di agire la verità di queste parole di San Paolo: “Ubi abundavit peccatum, superabundavit gratia” – super-abundavit!
Secondo questo metro Dio stesso fa i conti con la storia dell’uomo sulla terra; anche con la storia di questa città.
E perciò l’ultima parola della nostra comune preghiera di oggi – della comune preghiera di Roma – è il “Te Deum”.
L’adorazione di Dio.
Papa Giovanni Paolo II
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Ci stiamo, purtroppo, abituando a vedere il peregrinare sconsolato degli sfollati, la fuga disperata dei rifugiati, l’approdo con ogni mezzo di migranti nei Paesi più ricchi in cerca di soluzioni per le loro tante esigenze personali e familiari. Ecco allora la domanda: come parlare di pace, quando si registrano costantemente situazioni di tensione in non poche regioni della Terra? E come il fenomeno delle migrazioni può contribuire a costruire fra gli uomini la pace?
Nessuno può negare che l’aspirazione alla pace sia nel cuore di gran parte dell’umanità. Proprio quello è il desiderio ardente che spinge a ricercare ogni via per realizzare un futuro migliore per tutti. Ci si va sempre più convincendo che occorre combattere il male della guerra alla radice, perché la pace non è unicamente assenza di conflitti, ma un processo dinamico e partecipativo a lungo termine, che coinvolge ogni fascia della società, dalla famiglia alla scuola, alle varie Istituzioni e Organismi nazionali ed internazionali. Insieme si può e si deve costruire una cultura di pace, atta a prevenire il ricorso alle armi e ogni forma di violenza. Per questo vanno incoraggiati gesti e sforzi concreti di perdono e di riconciliazione; occorre superare contrasti e divisioni, che diversamente si perpetuerebbero senza prospettiva di soluzione. Va poi ribadito con vigore che non ci può essere vera pace senza giustizia e senza rispetto dei diritti umani. Esiste, infatti, uno stretto legame tra la giustizia e la pace, come già evidenziava nell’Antico Testamento il Profeta: “Opus iustitiae pax” (Is 32,17).
Papa Giovanni Paolo II
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Nessuno resti insensibile dinanzi alle condizioni in cui versano schiere di migranti! Si tratta di gente in balìa degli eventi, con alle spalle situazioni spesso drammatiche. Di tali persone i mass-media trasmettono immagini toccanti e qualche volta raccapriccianti. Sono bambini, giovani, adulti ed anziani dal volto macilento e con gli occhi pieni di tristezza e solitudine. Nei campi dove vengono accolti sperimentano talora gravi restrizioni. E’ però doveroso, a questo riguardo, riconoscere il lodevole sforzo compiuto da non poche organizzazioni pubbliche e private per alleviare le preoccupanti situazioni venutesi a creare in più regioni del Globo.
Papa Giovanni Paolo II