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La globalizzazione è un problema che riguarda tutti e su cui tutti hanno idee piuttosto confuse, nessuno escluso.
Bisogna essere docenti di economia politica per riuscire a essere utili nello spiegare un po’ com’è la faccenda? Non credo. Anzi. Ognuno può dare il suo contributo. Uno scrittore, ad esempio, può offrire due vantaggi: il primo è che, per il mestiere che fa, può riuscire a essere più chiaro di un docente universitario o di un ministro dell’Economia. Il secondo è che, appunto, fa un mestiere che non c’entra niente e quindi, almeno sulla carta, può vedere le cose da lontano, senza essere troppo condizionato da pregiudizi e interessi vari. Poi magari può sbagliare. Ma non perché è uno scrittore. Se mai, nonostante il fatto che sia uno scrittore
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Se non fosse che mio figlio se ne frega, è il tipo di libro che uno potrebbe intitolare: La globalizzazione spiegata a mio figlio. Cioè, non è che se ne freghi. È che ha tre anni. Gli piacciono i dinosauri
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Ovviamente la prima domanda che viene in mente è: cosa diavolo è la globalizzazione? O meglio: cosa vogliamo dire quando usiamo la parola “globalizzazione”?
Purtroppo, un’unica risposta, fondata e unanime, non c’è. Ce ne sono tante, ma, guarda caso, ognuna rende imprecisa l’altra, e nessuna sembra più vera delle altre.
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mi è tornata in mente quella vecchia battuta: non c’è una definizione della stupidità, però ce ne sono molti esempi. Metodo induttivo, si diceva a scuola. Non c’è una definizione della globalizzazione: però ce ne sono molti esempi. Per cui sono andato a caccia di esempi. Ho usato un metodo molto amatoriale, ma che mi sembrava appropriato. Ho chiesto alla gente di farmi degli esempi. Tutta gente che non saprebbe rispondere alla domanda “Cos’è la globalizzazione?”, ma che, a richiesta, sapeva farmene degli esempi. Gente normale, insomma. Tra i tanti esempi sentiti, ne ho scelti sei. Li riporto qui così come li ho sentiti, perché la vaghezza della formulazione o l’ingenuità delle parole usate sono a loro volta significative, insegnano delle cose e fanno riflettere.
Eccoli qua:
1. Vai in qualsiasi posto del mondo e ci trovi la Coca-Cola. O le Nike. O le Marlboro.
2. Possiamo comprare azioni in tutte le Borse del mondo, investendo in aziende di qualsiasi paese.
3. I monaci tibetani collegati a Internet.
4. Il fatto che la mia auto sia costruita a pezzi, un po’ in Sud America, un po’ in Asia, un po’ in Europa e magari un po’ negli Stati Uniti.
5. Mi seggo al computer e posso comprare tutto quel che voglio on line.
6. Il fatto che dappertutto, nel mondo, hanno visto l’ultimo film di Spielberg, o si vestono come Madonna, o tirano a canestro come Michael Jordan.
Voilà. Se vi sembrano esempi scemi, provate a chiederne di migliori in giro, e poi vedrete. Bene o male, rappresentano ciò che la gente crede sia la globalizzazione.
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