FERNANDO PESSOA, Aforismi Fernando Pessoa Citazioni Poesie Pessoa Frasi Celebri Pessoa Frasi Famose Pessoa, FRASI PESSOA!
Poesie Celebri di Pessoa Raccontate in frasi Famose e significative!
Guarda i suoi libri…
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Poesie Celebri di Pessoa Raccontate in frasi Famose e significative!
Guarda i suoi libri…
Il sentimento costringe alla speranza.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
***
Tutto è estraneo e non parla la nostra lingua
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Amo i fiori, non li cerco.
Se ci sono Bene, ma procurarsi gioie implica
Lo sforzo del cercare.
La vita sia come il sole, che è dato,
E non strappiamo fiori che, raccolti,
non sono nostri, ma morti.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Nessuno ama un altro, ma ama piuttosto
quel che di sé c’è in lui, o che suppone.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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cura d’esser chi sei
che ti amino o no.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Perchè il sogno di un piacere
Nel piacere non è un sogno.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Nell’occulto succedersi di cose,
solo il saggio sente che altro non fu
che la vita lasciata.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Almeno, se ombra sarò per primo, tu mi ricorderai
senza che il mio ricordo t’infiammi, ferisca o scuota,
perchè non ci prendemmo mai per mano né ci baciammo.
Nè altro fummo che dei bambini.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Godiamo di nascosto.
La sorte è invidiosa, Lidia. Ammutoliamo.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
***
Coronatemi di rose.
Coronatemi davvero di rose
Rose che svaniscono
Sul capo morendovi.
Prestissimo!
E di foglie brevi.
E basta.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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Se mai non ottenessi gloria, o mai
Amore o giusta stima ricevessi,
Basta che sia la vita solo vita
E che io la viva.
Fernando Pessoa, Poesie d’amore di Ricardo Reis
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La maggioranza degli uomini vive con spontaneità una vita fittizia ed estranea. La maggior parte delle persone sono altre persone, ha detto Oscar Wilde, e ha detto bene. Alcuni consumano la vita alla ricerca di qualcosa che non vogliono; altri si impegnano nella ricerca di ciò che vogliono ma non serve loro; altri ancora si perdono
Fernando Pessoa, il secondo libro dell’inquietudine a cura di Roberto Francavilla
Dicono che il tedio sia la malattia degli oziosi, o che contagi soltanto coloro che non hanno nulla da fare. Invece è un malessere dell’anima più subdolo: prende chi ha già una predisposizione ad esso e, più che gli oziosi veri, attacca chi lavora, o chi fa finta di lavorare (che nella fattispecie è la stessa cosa).
Non c’è niente di peggio del contrasto fra il naturale incanto della vita interiore, con le sue Indie incontaminate e i suoi paesi sconosciuti, e la sordidezza, anche quando sordida non è, della quotidianità della vita. Il tedio diventa più pesante senza la scusa dell’ozio. Il peggiore di tutti è il tedio di coloro che si sottopongono a un’intensa occupazione.
Perché il tedio non è la malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia più grave: sentire che non vale la pena di fare niente. E, quando è così, quanto più c’è da fare, tanto più tedio bisogna sentire.
Quante volte sollevo la testa vuota del mondo intero dal registro su cui sto scrivendo! Sarebbe meglio rimanermene inattivo, senza far nulla e senza aver nulla da fare, almeno potrei gustarmi quel tedio, per quanto reale. Nel mio tedio presente non c’è pace né nobiltà, né il benessere del malessere: c’è soltanto un enorme annichilimento di tutti i gesti compiuti, e non la spossatezza virtuale dei gesti che non compirò.
IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE, FERNANDO PESSOA
Che cosa vuole l’anarchico? La libertà: la libertà per sé e per gli altri, per tutta l’umanità. Vuole essere libero dall’influenza o dalla pressione delle finzioni sociali; vuole essere libero come quando è nato ed è comparso nel mondo, come deve essere secondo giustizia; e vuole questa libertà per sé e per tutti gli altri. Non tutti possono essere uguali di fronte alla natura: chi nasce alto, chi basso; chi forte, chi debole; uno più intelligente, l’altro meno… Ma da questo punto in avanti tutti possono essere uguali: solo le finzioni sociali fanno sì che ciò non avvenga. E proprio queste finzioni bisognava distruggere.
Bisognava distruggerle, dunque, ma non mi è sfuggito un aspetto importante: bisognava
distruggerle a vantaggio della libertà, e tenendo sempre ben in vista la creazione della società libera. Perché il fatto di distruggere le finzioni sociali può servire sia a creare libertà, o a preparare la via alla libertà, sia a stabilire altre finzioni sociali diverse, ugualmente inique perché ugualmente finzioni. Era qui che bisognava fare attenzione. Si doveva trovare un modo d’azione, qualunque fosse la sua violenza o la sua nonviolenza (perché contro le ingiustizie sociali tutto era legittimo), con cui si potesse contribuire a distruggere le finzioni sociali senza, al tempo stesso, ostacolare la creazione della libertà futura; gettando anzi, nel caso fosse possibile, le sue basi.
FERNANDO PESSOA, IL BANCHIERE ANARCHICO
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Cosa potevo fare io a questo scopo? Da solo non avrei potuto farla, la rivoluzione mondiale, e nemmeno avrei potuto fare la rivoluzione totale nel paese in cui mi trovavo. Potevo solo lavorare, col massimo sforzo, per preparare questa rivoluzione. Le ho già spiegato come: combattendo le finzioni sociali con tutti i mezzi possibili; senza ostacolare la lotta, ma sostenendola, e facendo propaganda alla società libera, alla libertà futura, alla libertà presente degli oppressi; creando già, qualora fosse possibile, le basi della futura libertà
FERNANDO PESSOA, IL BANCHIERE ANARCHICO
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“Io faccio il mio dovere verso il futuro, che il futuro faccia il suo dovere verso di me”.
FERNANDO PESSOA, IL BANCHIERE ANARCHICO
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Aiutare qualcuno, amico mio, vuol dire prendere qualcuno per incapace; se questo qualcuno non è incapace, significa farlo tale, supporlo tale; e cioè, nel primo caso, tirannia, nel secondo disprezzo. In un caso si distrugge la libertà altrui; nell’altro si parte, perlomeno inconsciamente, dal principio che gli altri sono spregevoli e indegni o incapaci di libertà.
FERNANDO PESSOA, IL BANCHIERE ANARCHICO
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Era questo —finalmente! — il vero processo anarchico. Insieme non valevamo niente, e per di più ci tiranneggiavamo e ci ostacolavamo gli uni con gli altri, intralciando lo sviluppo delle nostre teorie. Separati, avremmo ottenuto ugualmente poco, ma almeno non avremmo ostacolato la libertà,
non avremmo creato una nuova tirannia; quel che avessimo raggiunto, per poco che fosse, sarebbe stato effettivamente raggiunto, senza perdite né svantaggi. E sempre più, lavorando così separati, avremmo imparato ad aver fiducia in noi stessi, a non appoggiarci gli uni agli altri, a renderci già più liberi, a prepararci, sia personalmente che nei confronti degli altri mediante il nostro esempio, per il futuro.
Ero raggiante di fronte a questa scoperta.
FERNANDO PESSOA, IL BANCHIERE ANARCHICO
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Ho cercato di considerare quale fosse la prima, la più importante delle finzioni sociali. Questa, prima di qualunque altra, dovevo tentare di soggiogare, di ridurre all’inazione. La più importante, perlomeno nella nostra epoca, è il denaro. Come soggiogare il denaro, o, più precisamente, la forza e la tirannia del denaro? Liberandomi dalla sua influenza, dalla sua forza, rendendomi superiore, quindi, alla sua influenza, neutralizzando la sua azione su di me. Su di me, capisce? Perché ero io a combattere: se si fosse trattato di ridurlo all’inazione rispetto a tutti, non sarebbe stato più soggiogarlo, bensì distruggerlo, perché avrebbe significato farla finita del tutto con la finzione denaro. Ora, le ho già provato che qualsiasi finzione sociale può essere “distrutta” solo dalla rivoluzione sociale, trascinata con le altre nella caduta della società borghese.
Come potevo rendermi superiore alla forza del denaro? Il modo più semplice era allontanarmi dalla sfera della sua influenza, cioè dalla civiltà; andare in un campo a mangiare radici e a bere acqua dalle fonti; girare nudo e vivere come un animale. Ma questo, e non avrei avuto nessuna difficoltà a farlo, non significava combattere una finzione sociale; non era nemmeno combattere: era fuggire. Dal punto di vista dei fatti, chi si sottrae a una lotta non è sconfitto nella lotta stessa. Ma moralmente lo è, perché non si è battuto. Il metodo doveva essere un altro —un metodo di lotta e non di fuga. Come soggiogare il denaro, combattendolo? Come sottrarmi alla sua influenza e alla sua tirannia, senza evitare lo scontro con esso? Il procedimento era uno solo: guadagnarlo, guadagnarlo in quantità sufficiente da non sentirne il bisogno; e quanto più ne avessi guadagnato, tanto più sarei stato libero da tale bisogno. È stato quando ho visto questo in modo chiaro, con tutta la forza della mia convinzione di anarchico e con tutta la mia logica di uomo lucido, che sono entrato nella fase attuale — quella commerciale e bancaria, amico mio — della mia anarchia»
FERNANDO PESSOA, IL BANCHIERE ANARCHICO
La fortuna accompagna chi crede in lei.
Stephen Littleword, Piccole cose
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La fortuna più grande che hai in questo momento è vivere.
Sprecare la tua vita adesso sarebbe davvero una cosa da stupidi.
Anton Vanligt
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Se potessi, scriverei una gigantesca enciclopedia sulle parole ‘fortuna’ e ‘coincidenza’.
È con queste parole che si scrive il Linguaggio Universale.
Paulo Coelho
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I forti li aiuta non solo la fortuna, ma ancora più il cervello
Marco Tullio Cicerone
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La fortuna non solo è lei stessa cieca, ma per lo più rende ciechi anche coloro che abbraccia
Marco Tullio cicerone
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Chi ha avuto la fortuna di incontrare l’amore, faccia di tutto per mantenerlo vivo, perché l’amore non invecchi. E chi non l’ha incontrato, apra il cuore alla speranza, poiché la vita è sempre una speranza d’amore.
Nicola Abbagnano
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Sono un ragazzo fortunato perchè m’hanno regalato un sogno
sono fortunato perchè non c’è niente di cui ho bisogno,
e quando viene sera e tornerò da te
è andata com’è andata: la fortuna è d’incontrarti ancora!
Jovanotti
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Quale voce viene sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
E’ la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c’è il mare.
Fernando Pessoa, le isole fortunate
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L’amore è come la fortuna: non gli piace che gli si corra dietro.
Théophile Gautier
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Agli stupidi non capita mai di pensare che il merito e la buona sorte sono strettamente correlati.
Johann Wolfgang von Goethe
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Io non credo nella fortuna, ma credo fermamente nell’assegnare un valore alle cose.
film- A Beautiful Mind
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La fortuna viene dormendo, e chi si alza presto le taglia la strada.
Achille Campanile
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Potersi sentire felici anche senza la fortuna – questa è fortuna.
Marie von Ebner-Eschenbach
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Dubiti Amore Mio?
Temi forse che la mia timidezza
che viene dall’Amore, io non so come, sia
indifferenza.. NO.. ah, non pensarlo!
Io non ho l’osare ne’ l’ardore
di certe donne, tremo di me stessa
e del mio amore, e non lo so perchè….
Ma ti amo…
Se ti amo perchè dubiti di me?
Ah Faust, se le parole
possono portare in sè l’anima,
se l’amore questo amore come io lo sento,
lo si può dire senza tentennamenti,
se quello che sento nell’animo a vederti
nell’avvertire i tuoi passi, nel pensare
a te, amore, a te; se gli sguardi, i baci
possono palesare l’amore, tutto l’amore:
devi credere che le mie parole, i miei baci,
il mio sguardo hanno quell’amore.
Se non riesco a gridare:
amore, amore, ardentemente e smisuratamente,
con la voce in fuoco,
è perchè dentro di me nasce un pudore
di dirlo troppo forte. (ma non credere
che sia perchè ti amo poco, che invece
è l’amarti molto, così come ti amo)
Se non lo faccio, non dubitare, no..
E più non so dire; non l’ho imparato,
perchè l’amore non parla, non può
raccontare se stesso, chè non sarebbe
amore, o almeno questo amore che sento.
Non so, non so dirtelo… Non dubitare!
Forse fredda sembro agli occhi tuoi;
ma non dubitare che soffra molto, molto
perchè tu dubiti.
FERNANDO PESSOA, FAUST
Nell’indagine di un fatto di cui si ignora la natura e la si vuol conoscere o di cui si ignora l’autore e lo si vuole scoprire, ciò che conta, innanzitutto, è mettere in evidenza qualche elemento che, essendo assolutamente certo sia, contemporaneamente, inaspettato o strano.
Una cena molto originale, FERNANDO PESSOA
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Come una bolla di sapone, senza rumore, il mio animo si frantumò.
Rimasi sospeso in un vuoto interiore, senza ragione, senza parola, senza gesti.
Se il dottor Quaresma avesse detto qualcosa, avrei risposto qualcosa; avrei avuto un riferimento al quale adattare la mia ragione e la mia voce.
Al suo silenzio non potei rispondere niente.
Una cena molto originale, FERNANDO PESSOA
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Nel lungo spazio di pochi secondi cercai disperatamente di assumere un atteggiamento, di formulare una parola, un cenno, qualsiasi cosa…
Non mi riuscì… e allora mi resi conto quasi con violenza del potere che esercita su di noi, se stimolata, la coscienza della colpevolezza.
Se fossi stato innocente, avrei detto qualcosa, qualcosa sarebbe successo.
A ogni frazione di secondo del mio silenzio la mia colpevolezza riempiva lo spazio.
A ogni frazione della mia colpevolezza del mio silenzio aumentava la mia incapacità di parlare, di agire, di difendermi.
La mia sconfitta era totale.
Dovevano essere passati solo pochi secondi e me ne rendevo perfettamente conto.
Una cena molto originale, FERNANDO PESSOA
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se tutto ciò ha un significato, il suo significato è che non significa un bel nulla.
Una cena molto originale, FERNANDO PESSOA
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