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Oggi vorrei solo un po’ di dolcezza
per cancellare il sapore amaro
di queste continue delusioni
Anton Vanligt, Mai troppo Folle
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Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri; purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti; turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime. Che altro è esso? Una follia discreta quanto mai, fiele che strangola e dolcezza che sana. (Romeo: atto I, scena I, p. 22)
Romeo e Giulietta, William Shakespeare
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Più che di macchine abbiamo bisogno di umanità.
Più che di intelligenza abbiamo bisogno di dolcezza e bontà.
Charlie Chaplin
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Il pericolo è più nei tuoi occhi che in venti delle loro spade: se mi guardi con dolcezza, sarò forte contro il loro odio.
Alack, there lies more peril in thine eye than twenty of their swords: look thou but sweet, and I am proof against their enmity.
Romeo e Giulietta, William Shakespeare
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Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si consumano al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l’amore che dura fa così. (Frate Lorenzo: atto II, scena VI)
Romeo e Giulietta, William Shakespeare
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Amo, amo, è qualcosa che si muove
Su e giù per lo stomaco più freddo della neve
Amo, amo, è un buco alla ciambella
La sua dolcezza effimera la rende così bella
Una su 1milione, Alex Britti
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Non si leggerebbe, nulla, se non fosse per paura. O per rimandare la tentazione di un rovinoso desiderio a cui, si sa, non si saprà resistere. Si legge per non alzare lo sguardo verso il finestrino, questa è la verità. Un libro aperto è sempre la certificazione della presenza di un vile – gli occhi inchiodati su quelle righe per non farsi rubare lo sguardo dal bruciore del mondo – le parole che a una ad una stringono il fragore del mondo in un imbuto opaco fino a farlo colare in formine di vetro che chiamano libri – la più raffinata delle ritirate, questa è la verità. Una sporcheria. Però: dolcissima. Questo è importante, e sempre bisognerà ricordarlo, e tramandarlo, di volta in volta, da malato a malato, come un segreto, il segreto, che non sfumi mai nella rinuncia di nessuno o nella forza di nessuno, che sopravviva sempre nella memoria di almeno un’anima sfinita e lì suoni come un verdetto capace di far tacere chicchessia: léggere è una sporcheria dolcissima. Chi può capire qualcosa della dolcezza se non ha mai chinato la propria vita, tutta quanta, sulla prima riga della prima pagina di un libro? No, quella è la sola e più dolce custodia di ogni paura – un libro che inizia.
Castelli di Rabbia, Alessandro Baricco