Se mai quel seme avesse schiuso le ali
voglioso di conoscere la vita
quanti dolori avrebbe risparmiato
ai fragili germogli appena nati.
Volgendo le sue braccia verso il cielo
credeva fosse facile quel volo:
favole con fate e gnomi, senza lupi.
Solo tempeste fu quel suo cammino
nuvole bianche, nuvole scure
e il perdersi in stupide paure.
Diversi orizzonti, diverse le mète
senza complicità e condivisione
l’albero soffre la sete!
Parole mute, gettate al vento
che arrivano lassù fino alla luna
che accoglie e placa quel tormento
illuminando quella notte buia.
Se quel seme si fosse addormentato
lascandosi cullare dalla madre terra
non ci sarebbe stata tanta guerra
inerme nella culla,
nell’oasi del nulla.