Se vogliamo crescere come persone dobbiamo smettere di rivestire ruoli vittimistici e di giudicare e accusare gli altri; gli altri ci deludono, gli altri ci tradiscono, gli altri non ci capiscono, gli altri non ci stimano, gli altri non ci comprendono, gli altri ci odiano, gli altri ci invidiano, gli altri sono cattivi, ecc…..
Noi, invece, non abbiamo mai deluso nessuno? Mai tradito? Abbiamo sempre capito, stimato e compreso tutti? E non abbiamo mai odiato e invidiato? Siamo sempre buoni? Nessuno è perfetto, non lo sono gli altri e non lo siamo noi. Dobbiamo diventare padroni della nostra vita e far sì che questa non venga turbata dai giudizi e azioni altrui. Se qualcuno ci reca danno, non biasimiamolo, passiamo oltre, e viviamo più serenamente.
L’Effimera
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Quante volte ci siamo sentiti in balìa degli eventi di questa nostra vita,
Quante volte ci siamo sentiti in balìa degli eventi di questa nostra vita, veniamo sospinti da una situazione all’altra senza riuscire a dominarla, assistiamo alla rappresentazione della nostra vita da spettatori impotenti, mentre lei velocemente scorre via, e silenziosamente osserviamo, passivamente, incapaci di inserirci in quei nostri momenti. Le paure e le insicurezze, sono le vere protagoniste, a loro abbiamo affidato il ruolo che ci compete. Abbiamo solo un’occasione di recitare in questa commedia, la commedia della nostra vita e dobbiamo farlo, non solo da protagonisti, ma anche da registi e sceneggiatori. Chiamiamo a raccolta tutto il coraggio che possediamo, dismettiamo i panni del semplice spettatore per rivestirci da sceneggiatore, rielaboriamo il nostro ruolo e facciamo sì che sia più vivo. Nelle vesti da regista decidiamo come rappresentare il nostro personaggio liberandolo dalle nostre paure non tanto poi inconsce, facciamoci beffe dell’altrui opinione e della nostra indecisione. Come attori diamo il meglio di noi stessi ricordando che è l’unica interpretazione che abbiamo a nostra disposizione.
L’Effimera
La paura è sempre legata ad un evento temuto, altrimenti non sarebbe. E il problema è proprio in quel evento temuto. Fidarsi completamente di un’altra persona significa mettere nelle mani di questa il nostro equilibrio e la nostra felicità….perchè sarà lei ad avere le chiavi del nostro essere….significa mettersi nello stato psicologico del bisogno, quello che gli psicologi chiamano il bambino interiore. Ma tali proiezioni sono entrambe trappole. La paura è dovuta al fatto che abbiamo messo la nostra realizzazione fuori di noi e quindi fuori dal nostro controllo, mentre dal lato positivo, la fiducia poggia su gambe malferme perchè poggia su un altro essere umano che può cedere, tradire, oppure semplicemente cambiare. Vorremmo noi avere la totale responsabilità della felicità di un altro? Essere gli artefici di una dipendenza? No. Se siamo saggi. Allora ancora una volta il problema non è fidarsi od avere paura, due lati della stessa falsa moneta , ma avere equilibrio e fiducia non condizionati ad eventi, ma da essi indipendenti. Se diventiamo capaci di serenità anche senza la proiezione sull’altro, la paura cesserà e la fiducia poggerà sulla roccia.
(Elitheo Carrani)
L’amore è quello che rimane dopo che è stato tolto tutto il resto. Non si può amare davvero se sei in conflitto con te stesso. E’ davvero impossibile, se non per brevi spazi di tregua,quando il dolore non si fa sentire….occorre pertanto prima liberare l’anima dal dolore….e il resto verrà da sè. La via è difficile, irta ed angusta, ma non di meno è necessariamente da percorrere.
(Elitheo Carrani)
La nostra giornata inizia con un piccolo magico nanomomento, si trova fra il torpore e il risveglio, e si manifesta solo a chi è attento. E’ un dolce istante in cui non vi sono i rimorsi del passato, l’ansia del presente e l’angoscia del futuro; non si è giovani o vecchi, ricchi o poveri, tristi o felici, maschi o femmine; si è inconsapevoli dell’esistenza di un sé, di un me, di un te e tantomeno di un voi e un noi. Per un attimo solo riceviamo il dono di assaporare una vita libera da condizionamenti, angosce, paure e pensieri, in cui si gode solo dell’istante presente del semplice risveglio e nulla più. Ma ahimè, dura solo un fremito di ciglia questo dono e sfugge ai più.
(l’Effimera)
Ciò che è fuori di noi è dentro di noi. Ciò che è dentro di noi è fuori di noi. E’ difficile da vedere ed anche da accettare questa interconnessione, ma esiste. Per cui ciò che riusciamo a migliorare dentro di noi, migliora anche fuori, ciò che peggiora dentro di noi, peggiora anche fuori, e viceversa.
(Elitheo Carrani)
Molti sottolineano che occorre amarsi per essere in equilibrio. Ed è vero. O almeno sapersi perdonare. Ma, come sempre, la parola è infida perchè tende ad essere interpretata scorrettamente. Perchè capita poi spesso che “amarsi” si traduca nella mente di chi legge “vai bene come sei”. Ed anche questo, come concetto è giusto, perchè se ti accetti, se accetti la tua vita, raggiungi la pace. MA “vai bene come sei” può essere letto come “tutto ciò che pensi e fai è giusto”, ancor di più se ti viene detto “sei perfetto così”. E allora che succede? Che se “credi” a queste affermazioni pensi di aver ragione, pensi, cominci a pensare, che “non devi criticarti” e quindi non sottoponi più a vaglio attento quello che pensi e che fai. E invece non è così. Occorre imparare a fare due cose in parallelo: sapersi giudicare e sapersi perdonare. Se ci fermiamo solo al primo, rischiamo il masochismo, il senso di colpa perpetuo, la depressione. Se operiamo solo sul secondo, rischiamo la superficialità, l’arroganza, l”insensibilità, la vanagloria. Se li usiamo tutti e due, con equilibrio, allora cominciamo a camminare, superiamo il senso di colpa, ma non ci montiamo la testa. Stiamo attenti a quello che pensiamo, siamo in grado di fare autocritica e da questa imparare. In una parola: l’umiltà, che viene dalla parola “terreno”, restare a filo del terreno, a filo dell’erba.
(Elitheo Carrani)