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Vogliamo CAMBIARE? Allora ACCETTIAMOCI. Se ci accettiamo così come siamo…..CAMBIAMO! Se accettiamo di essere ansiosi……smettiamo di essere ansiosi per paura di avere l’ansia…….Se invece ci rifiutiamo attiviamo una carica mentale subconscia che ci dice “devo cambiare” e così introduciamo NUOVA ansia! Se rifiutiamo e non accettiamo alcuni aspetti del nostro modo di essere avremo un’altra carica mentale subconscia che ci dirà ” mi faccio schifo”. Il miglioramento lo si ottiene NON per aggiunta di nuovi pensieri, ma per sottrazione di quelli vecchi! Ecco perchè si dice che siamo perfetti così come siamo, non perchè lo siamo….così come oggi siamo, ma perchè se siamo imperfetti è perchè abbiamo immesso nella nostra mente un sacco di roba che non serve, che ci allontana dal nostro stato NATURALE. La felicità è uno stato INNATO dello spirito, poi la mente ci mette di tutto per rovinarlo. Ecco perchè si dice che siamo come il cielo con le nuvole…..dietro le nuvole c’è SEMPRE il sole, solo che noi lo oscuriamo con le nostre “nuvole”.
elitheo carrani
la solitudine è uno stato d’animo, nè più nè meno come l’ansia, la rabbia, l’angoscia. Sentirsi soli è appunto un “sentirsi” e questo sentirsi ha in sè un non detto che dice “è brutto e triste essere soli” per cui quando capita, non tanto di essere soli ma di “percepirsi” soli, si attiva quel “è brutto e triste essere soli” e si sperimenta il dolore. E questo può accadere anche se si è circondati da altre persone. Mentre se si è felici, la solitudine è pensata come “sono libero di fare ciò che voglio” e la si associa alla libertà. Come si vede è tutto un percorso soggettivo e puramente mentale. Non c’è nulla di oggettivo….e come sempre la felicità alla fin fine è scelta nostra….
(elitheo carrani)
Pensate di sapere cos’è il bene e cos’è il male? Sbagliate.
Perchè?
Forse perché penso di saperlo io e voglio illuminarvi? No.
Il problema è che NON è possibile “saperlo”.
Perchè?
Perchè quando anche pensaste di saperlo, vi ingannereste, o meglio, ci inganneremmo.
Il Cristiano dirà: il Bene é Gesù Cristo nostro signore, che è morto per noi e che è Dio incarnato.
Già. E allora?
Cosa ne consegue? Che chi non è cristiano è nelle menzogna, è nel peccato, è posseduto da Satana?
E quindi cosa facciamo verso questi “assatanati”? Li disprezziamo, li combattiamo, li mettiamo al rogo (ora non più per fortuna), li tacciamo di “laicismo” li insultiamo, li odiamo, preghiamo per loro e diciamo al nostro Dio “meno male che non siamo come loro!”: io vado in chiesa tutte le domeniche, faccio la comunione, mi confesso, io sì sono un cristiano, un buon cristiano. E mi salverò dal giudizio di Dio!
E dimenticano la parabola del fariseo e del peccatore in fondo alla sinagoga.
E così il male che noi abbiamo così brillantemente individuato nel non-essere cristiani, si camuffa da superiorità e rientra dalla finestra dell’orgoglio religioso, pronto a riseminare divisione.
Ma c’è invece il saggio Buddista che dice o pensa: ah, questi fanatici della religione che creano Dei dai cui si fanno condizionare e non vedono la natura della schiavitù della mente.
Si mettono nelle mani di un Dio che non agisce che non fa nulla perché non esiste e se ne fanno completamente condizionare mentalmente, non rendendosi conto della natura impermanente della mente e dei pensieri…
E così anche loro saggi e illuminati dalla conoscenza, non vedono quanto può liberare la mente l’aver davvero fede, quanto la fede sia necessaria per la liberazione della mente e si arroccano nella loro pretesa superiore conoscenza dimenticando il famoso aneddoto del Buddha che metteva in guardia il discepolo dalla conoscenza:
“il contrario della conoscenza è libertà o discepolo.”
E così ci ostiniamo a non capire che quando riteniamo di aver ragione diventiamo orgogliosi, superbi, insensibili ed anche mentalmente ottusi.
E allora dovremmo riflettere sul frutto di quell’albero della conoscenza del Bene e del Male che tanto danno ci ha portato e porta tuttora. Un frutto dolce e desiderabile al primo morso, ma amaro, urticante, indigesto nello stomaco, quando viene assimilato dalla mente vanitosa e digerito dall’ego assolutizzante.
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…per procedere verso la libertà spirituale bisogna fare un piccolo e faticoso passo alla volta, cercando di sfrondare mente e cuore un ramoscello per volta, limitandosi per il momento a cercare di diventare un po’ meno dipendente dalle migliaia di piccole schiavitù della mente, dell’ego e del corpo, che urlano il loro attaccamento alla terra, sapendo che l’asintoto tende all’infinito senza mai raggiungerlo…
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nella notte i nostri pensieri più oscuri danzano liberamente nella nostra mente
Nella quiete della notte quando tutto tace ed è immobile i nostri pensieri più oscuri danzano liberamente nella nostra mente. Timidamente in punta di piedi avanza il primo portandoci una leggere irrequietezza. Ci giriamo dall’altra parte sperando di far finire la danza, ma vana è la nostra speranza; dietro il primo si cela il secondo contagiandoci in una agitata danza. In breve arriva anche il terzo portandoci la tanta temuta ansia. Sprofondiamo così sempre di più nelle acque agitate della nostra mente, trascinati sul fondo dai nostri più cupi pensieri. Non è più quieta la notte; la nostra mente urla disperatamente e si sente impotente, imprigionata dall’immobilità di una notte interminabile ed oscura. Un timido bagliore ci viene in aiuto spazzando la temuta oscurità, è l’alba che rischiara i nostri pensieri facendoci uscire dell’immobilità, quietando così la nostra mente. Non è la notte che temiamo ma la sua apparente immobilità, la sensazione di stare fermi e di non fare niente per cambiare la nostra realtà.
L’Effimera
La vita è come una bellissima rosa. Felice allunghi la mano per coglierla, ma subito la ritrai spaventata da un inatteso dolore, è una spina che ti ha punto le dita. Così è la vita… coglierla significa pungersi più e più volte il cuore, ma ogni volta è una lezione che ti porta a sconfiggere il dolore ed arrivare finalmente a cogliere il tuo fiore.
(L’Effimera)