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ancora quel sorriso
che m’ha tenuto in vita
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quelle parole
che si intrecciavano con le mie
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quella carezza sul viso,
fresco vento amico
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l’alzar le spalle,
resa al nostro piacere
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la tua mano sul mio petto,
difesa che non conosco
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i tuoi occhi lucidi,
ma senza lacrime
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il mare lì sotto,
inquieto, agitato
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vai via, il buio ti accoglie
e si riversa in me.
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Mi lascio andare.
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Per dimenticare te,
devo dimenticare me stesso.
Gigio
Una sorgente da’ vita al mio corso.
Esile, attraverso erbe montane
da cui traggo elementi vitali.
La pioggia si aggiunge e rafforza,
goccia dopo goccia,
questa discesa alla valle.
Lontana.
I primi salti di roccia mi scompongono,
mi agitano e l’acqua mia ribolle
sempre più piena di vita.
Spumeggio, travolgo,
creo buche che riempio di sassi,
Lascio quei monti e mi avvio nella piana.
Vicina.
Qui trovo sponde accoglienti
che guidano il mio fluire.
Le ultime opere umane
sbarrano invano la strada.
Mi scuotono ancora, anche se tardi.
Violente.
…
Una piccola parte di me
si raccoglie nei canneti e si ferma.
Intravvedo un’ansa tranquilla
e poi quel lago,
dove si perderanno
le mie gocce di memoria.
Per sempre.
Amore mio
tu mi accarezzi leggermente,
mi guardi ed io mi vedo
in quegli occhi che così bene mi conoscono.
La mia anima è turbata dai ricordi
che la tua tiepida presenza ravviva.
La realtà si dissolve e sfuma
in un vuoto che il tuo profumo
riempie di certezze.
Non sono più io.
Vorrei non fossi più tu.
Ti voglio bene.
Sono parole estremamente semplici e così dannate.
E’ una liberazione completa da tutte quelle turbolenze mentali che son riuscito ad imbastire, volendo dire senza far capire e immaginando che tu avessi già capito e che lasciassi fare, complice.
Giorno per giorno, direi quasi ora per ora, guardandoti notavo che ti trasferivo lentamente ma inesorabilmente nel mio sentire.
La tua disponibilità a sorridere, la capacità di captare i miei pensieri mi ha creato uno stato di benessere. La tua maturità e serietà mi hanno consolato.
Da quel punto è stato un passo, non breve, che mi ha portato ad essere nella beatitudine in cui sono.
Ho forse travisato quei piccoli segni che interpretavo a modo mio, come più si confaceva al mio nuovo stato.
Ma volevo travisare e sbagliare e ne sono felice: sento di essere in uno stato di grazia che rende leggeri i pensieri e l’anima.
Non mi resta che sperare che tu prenda bene queste mie righe, non ti senta offesa di questo mio umano interesse nei tuoi confronti.
Vuole essere una lettera d’amore, senza rivestire questa parola della sua intrinseca fisicità.
Non tradirei nessuno comunque, non sto togliendo qualcosa ad altri. Non ruberei nemmeno un bacio.
E se poi davvero io avessi preso il più grosso abbaglio della mia vita resto tranquillo perché non mi allontaneresti, sapendo che quello che provo per te è ciò che io vorrei tu provassi per l’uomo della tua vita.
Un bacio.