La sera,
nel silenzio,
rotto solo dai lievi rumori
di una casa che riposa,
rileggo una ad una,
una volta di più,
le lettere che mi hai mandato.
Nella mia fantasia.
Odio me stesso.
Il lavoro della mia mente,
inutile ruota che gira nella sabbia.
Granelli di silenzio mi entrano
negli occhi e non ti vedo più.
Sento la tua ombra che torna
nel buio, prima che tu nascessi
nella mia illusione di vaga giovinezza.
Vorrei tu mi amassi
Non per quello che sono
Ma per quello che sento di essere.
Lungo il fiume il sentiero è fangoso.
Scopri le orme di chi è passato:
lentamente vengono scontornate, riassorbite.
Tornano alla loro essenza naturale:
sabbia e terra.
Impalpabili ma legate dalla pioggia.
La fantasia crea ologrammi di fantasmi passati,
mano nella mano, soli, a gruppi.
Sono confusi, resi translucidi dal tempo trascorso.
Si sciolgono e tornano ad essere senza ricordi:
sabbia e terra.
Sono innamorato della Vita.
Se mi lasciasse, ne morirei.
Scorre senza lasciar trasparire emozioni,
rosso.
Giunge fino ai limiti del corpo,
fluido.
Sale al viso e imporpora le guance,
discreto.
Scuote il mio cuore con impeto selvaggio,
ribolle.
Sale agli occhi e lì diventa lacrima,
gelato.
Non mi vedi.
Come sempre.
Ci sono delle volte, in questi giorni di folla, in cui ti vedi sommerso da un mare d’occhi che ti guardano senza vederti. E tu cerchi comunque e ostinatamente quelli che vuoi vedere, pur sapendo che non ti guarderanno mai.
Possiamo rispondere al perché della morte dicendo che potrebbe essere qualcosa di naturale o qualcosa di determinato dal male, ma risponderemo alla domanda su cosa accade dopo dicendo che “restano gli altri”.
Finisce così che la nostra morte diventa la vita degli altri che restano. E allora la buona morte è la morte che lascia agli altri una buona vita.
Bianco o nero.
Niente sfumature,
solo precise scelte.
Non cambiano la vita
ti cambiano la fine,
dentro.
Quante volte?
tutte quelle in cui rinasci
senza sapere, come nella vita,
quando finirà.
Bianco e nero.