Oggi è temporale, scuro è il cielo, lento il mio vagare. Linfa scendi, bagnami le gote, aiutami a riflettere… Amabile per me può essere espormi attimi a te, guardarti invadere le piante, osservarti nutrire ed invigorire le erbe. Insopportabile deve essere, per alcuni sotto quel ponte, esistere, assiduamente con la tua presenza. Gelo invadimi, aria soffia, fammi sentire vivo, dilata i miei polmoni ad ogni mio respiro. Tepore ricoprimi in un lieve amplesso. Io posso giocare, scegliere di alternare, dolorosamente per molti non è lo stesso. (Gabriele Paoletti) “dedicato ad Umig”
Gabriele Paoletti
Le cose che sembrano le più semplici la maggior parte delle volte si dimostrano le più complicate, ma esse sono sempre innegabilmente quelle che racchiudono la felicità più grande. Trovare la soluzione?? Vuol dire vivere, non illudersi di farlo. Vuol dire respirare la vita, il suo profumo è sminuito annusato da un angolo. Vuol dire osservare, altresì vedere, ma meglio osservare, cogliere. Vuol dire toccare, ma per percepire. Vuol dire udire, ma ascoltare è tutta un’altra cosa. Vuol dire gustare a grandi sorsi, ma essere capaci anche di assaporare a piccoli. Provare il dolore, perdersi per scoprire, far battere il cuore, ma per percepirlo addirittura sorridere. Non ignorare se stessi. Smettere solamente di accelerare e frenare come su di un binario a tappe ed ore prestabilite, dove noi possiamo decidere soltanto la velocità, nonostante il capolinea sia inevitabile. Essere felici…? desiderare di più per se stessi, mai facendo del male ad altri, mai egoisticamente nella misura in cui gli altri ti permettono di esistere, rompere gli schemi, fidarsi del proprio istinto, credere nelle proprie forze. Non ignorare se stessi in mezzo alle altre persone…? no! la difficoltà è non ignorare se stessi sempre,perfino quando si è da soli. Difficile. Ma possibile. Se vi riesci forse tutto di colpo diventa colorato, chiaro, vero, superbo, raggiungibile…diventa vita …
(Gabriele Paoletti)
Mi sveglio, è scomposto ,ha nuovamente un battito irregolare, mi preoccupa sempre quando fa così. Rassomiglia ad un forte scuotimento. Mi sembra goda quasi di vita propria, esterna a me. Sembra se ne stia lì, quieto, fino a che io gli dia retta, ed in determinate circostanze e come se stabilisca di palesare quell’inconscio che spesso stringo in un angolo. Si è proprio così. Perché in realtà, lui c’è più dentro di quanto io possa concepire. Con lui non funzionano gli inganni che riservo al mio senno. Nella testa un lampo solitario, lo ha inviato lui, vorrebbe diventasse riflessione, ma io ancora una volta lo blocco. Mi accorgo vorrebbe riabbracciare la mia mente. Ho perso il conto delle volte che mi son ribaltato e ripiegato in questa notte irrequieta. Come avvolto da un rovente bagliore mi scopro fragile ancora una volta. Immediata, contrastante, una gran voglia di tornare ad esser freddo, con gran sgomento scalpito, urlo dentro. Ma non puoi fuggire a lungo… lui è scottante, ribolle, porta scompiglio , come rogo scioglie il gelo intenso in cui cerchi di ibernarlo. Ed è così che nuovamente ti ritrovi con l’estintore in mano a correre ai ripari. Ed è cosi che ancora una volta ti sorprendi a murare la cella di quella prigione che un tempo era un oasi felice. Devi permetterti di sopravvivere, allora hai il dovere di lasciare che cuore e mente siano accanto nel dirimpetto ma non ancora riuniti. Non sei ancora pronto ad osservarli mentre tornano a combinarsi e spesso dissonano. La tua anima si spacca, ma assapori e ti sistemi in una finta e breve pace. Ma già hai la consapevolezza che presto o tardi lui tornerà a cercare la sua via verso la libertà…non resta che la speranza che la paura lasci spazio al coraggio e che questo si tramuti in prontezza…