Che vuoto quando ti accorgi che quella persona speciale ti è venuta a mancare. Era la sua presenza a renderci forti, ci era accanto senza chiederci nulla a sopportare i capricci con pazienza, tenerezza, con la sua mano, quante volte ci guidava nel cammino della vita e quando è venuta a mancare ci si spegne il respiro. Ci vestiva d’affetto colmandoci il cuore d’amore, vivo allo stesso modo che abbia dieci euro o cento euro, ma non sopravvivo senza affetto, forse perche tu me ne hai dato tanto, l’unica che poteva mandarmi mille volte a quel paese, ma che era l’unica a restare quando tutti andavano via. Quella persona che ha sempre saputo ascoltarmi con il cuore, così speciale che ora non c’è più: Sei tu mamma!!
(Mirella Narducci)
2 commenti
condivido e capisco pienamente le tue parole,e come dicono: il tempo lenisce le ferite…io non ci credo!
è tutto vero quello che dice, lo è ancora di più di quello che pensa. L’ho scritto nel mio libro “sarai per sempre mia madre”. Ne ricopio un pezzo…
“Nella pancia della madre il piccolo essere umano è in ascolto.
Ascolta la vita, è il suo corpo che si sviluppa. Le cellule si danno da fare per realizzare il progetto
iniziale. Quanto lavoro c’è da fare!
Il piccolo essere umano cresce senza preoccuparsi del suo aspetto bello o brutto, del colore della sua
pelle, senza sapere che appartiene a una categoria di individui, maschio o femmina, normale o
handicappato, a una razza e che porterà per tutta la sua vita il marchio di questa razza, non soltanto
nelle sue cellule, ma nel mondo umano.
Il piccolo non sa ancora che un giorno forse lo si tratterà… da sporco negro o da black… da sporco
bianco o da coyotte… da coatto o da marocchino… da muso giallo… da…
Non sa ancora che apparterrà a un popolo e che forse questo popolo sarà sterminato per mano di un
altro popolo.
Quando aprirà gli occhi, il piccolo si troverà immerso in una cultura, in un contesto sociale che non
avrà scelto. Così come non avrà scelto la religione alla quale apparterrà e che gli si insegnerà essere
la sola vera, che il Dio degli altri non è un dio. I suoi genitori gli inculcheranno i propri valori, il
proprio stile di vita. Gli insegnanti guideranno i suoi pensieri, le sue idee, le sue ideologie. Quando
avrà vent’anni sarà un essere umano condizionato.
Tutto questo l’essere in formazione non può sospettarlo, non può neppure rendersi conto di essere
ancora libero, anche se il patrimonio genetico lo ha già condizionato. Sa soltanto che non è solo,
poiché è immerso in un universo di vibrazioni dal momento in cui è diventato una cellula. Per il
momento è molto occupato ad ascoltare la vita, la sua, quella del suo corpo che si sviluppa ad una
velocità vertiginosa, le sue sensazioni sempre più numerose. Il piccolo è anche all’ascolto di un
universo sonoro che lo informa sull’ambiente.
L’attore principale in questo ambiente è sua madre. Bianca, nera o gialla, bella o brutta, giovane o
vecchia, buona o cattiva, sua madre è assolutamente tutto il suo universo.”