Mentre questo orologio davanti a me segna le due di notte, avvicino il coltello sopra il petto, nel buio di questa stanza penso a te, come uno stupido, vorrei che il tempo si fermasse e riuscire a tornare indietro, rinunciare a quel giorno in cui ho ascoltato la tua voce per la prima volta, cambiare strada e perdere quel mezzo, le due e dieci, mentre la lancetta scorre i suoi minuti penso a come sarebbe la mia vita senza sofferenze, potrei stoppare il tempo spingendo la lama, spingendo dentro, fermando il cuore, per non farlo più soffrire, vorrei non essere nato, vorrei non aver mai pianto, mai vissuto in questo tempo, vorrei non averti mai visto, ne parlato…
Hai camminato davanti a me, nel momento più brutto della mia vita, per questo che ora sono qui, al buio, con la paura e la mano che trema, ho amato, ed è morta, ed ora tu mi ricordi i suoi stessi occhi, e mi lasci solo, con la voglia che ho di te, di scaldarti, tenerti stretta in questo mondo che vomita cattiveria in ogni dove, sorridi, e non mi parli, sotto questa luna che brilla, io spingo e vado via…
Due e trentacinque, nessun cenno di te, come sparita, come dissolta, in un vento che si alza e muove gli alberi, e quando non saprai più nulla di me, capirai, che i miei occhi non sono riusciti a vedere le tre!
(Ejay Ivan Lac)
1 commento
Struggente bellissima la vita ci fa vivere anche questi momenti che non vorremmo mai trascorrere ciao bravissimo poeta