HO CHIESTO UN PÒ DI TEMPO AL TEMPO, MI HA RISPOSTO NON HO TEMPO, MA IO HO INSISTITO ALMENO DAMMI QUINDICI, DIECI, CINQUE, ALMENO TRE DI MINUTI DEL TEMPO PASSATO, LI SPENDEREI UNO CON MIA MADRE ACCAREZZANDOLA E CHIEDENDOGLI PERDONO PER FARLA PIANGERE UNA VOLTA IN MENO, UNO PER BUCARE LE GOMME DELLA MACCHINA DI LUCA PER IMPEDIRGLI DI ANDARE AL MARE QUEL MALEDETTO PRIMO MAGGIO APPENA DICIOTTENNE UN PANINO UN TUFFO PER ESSERE SPIRITOSO AGLI OCCHI DELLE FANCIULLE, MARE MARE COSI BELLO COSI GRANDE COSI FREDDO TI SEI TENUTO ABBRACCIATO LUCA PIÙ DI VENTIQUATTRO ORE PRIMA DI RIDARCELO CONTINUANDO A CULLARLO UN PO’ DENTRO E UN PO’ FUORI DALL’ACQUA, L’ULTIMO MINUTO A PINUCCIO GLI SPEZZEREI TUTTE DUE LE GAMBE GIOCANDO A CALCETTO E LASCIARLO INCHIODATO ALL’OSPEDALE PER IMPEDIRGLI DI COMPRARSI QUELLA MERDA IN UN TARDI POMERIGGIO TIEPIDO DI SETTEMBRE DISTESO TRA I BANCHI DEL MERCATO RIONALE CON UNO SPAGO AL BRACCIO UN RIGOLO DI SANGUE E LA SIRINGA ANCORA TRA LE DITA. TRE MINUTI E TRE MAMME NON AVREBBERO PROSCIUGATO I LORO OCCHI CON LE LACRIME, TRE MINUTI SOLO TRE MINUTI.
(Michele Cocuzzi)