Ho aperto la stanza dei ricordi
decisa a far entrare luce su oggetti
antichi, da mill’anni nascosti:
Lettere d’amore, poesie, ciocche
di capelli, lì chiusi come in una cripta,
una fossa comune dove c’è di tutto
e se guardi bene i rimorsi come lunghi
vermi vi strisciano attorno.
Su un macrabo proscenio i ricordi
si accalcano, mandano i profumi
del passato e il pensiero intristisce
ferendo il cuore.
Presto chiudi la porta, che il vento
non l’apra e non lasci te una sfinge
che resiste alle tempeste, dimenticata
in quel deserto d’umanità che perduto
ha le mappe e indifferente non ti cerca
e non ascolta quel pianto, che nel tramonto
si perde lontano.
(Mirella Narducci)