La prima volta che ho conosciuto un foglio vergine avevo sei anni, da allora non ho più smesso.
Non so perché scrivere è diventato il mio modo di esprimere. comunicare. dare. parlare. esistere.
So che per due righe su un foglio che la stanchezza non riesce a farmi buttare giù, mi si spegne ogni volta una luce dentro e io forse poi non brillo più.
e tu lo sai cosa vuol dire? essere una penna a partire da dentro
tu lo sai cosa vuol dire? essere inchiostro a partire dalle vene
sai cosa vuol dire? la mia stanchezza.
Di una vita spesa a svegliarsi al mattino e caricare la molla dell’autoiniezione per far arrivare con la giusta spinta la forza di non cedere di non vendersi e svendersi di non arrendersi di non adeguarsi di non accettare il compromesso.
Di una vita a sperare di non essere giudicata e condannata per questa diversità a tratti invalidante che porta a scavare cercare andare ininterrottamente dentro e oltre intorno sotto sopra accanto nelle viscere tra le pieghe delle vene nei buchi nei tagli nelle ferite vere e in quelle intime nei ricordi tra le lenzuola dei fantasmi che arrivano poi a soffocare all’improvviso
Di una vita a cercare di smuovere energie e incastrarmi in occhi capaci di farsi abbagliare e cuori che nel loro tum tum bum bum riescano ad occupare non solo lo spazio toracico a loro disposizione ma si allarghino fino al ventre e salgano in spirali sottilissimi fino alla mente senza porre limiti all’illimitato. Senza creare aspettative e trasformare la bellezza dellíincanto infantile e delle spontaneità dei sentimenti in relazioni. Corpo. Unione. Desiderio. E non trovarne.
Sai cosa vuol dire ?
Vuol dire che poi una mattina ti svegli e la molla non si carica più e si muore per poter rinascere e quante vite ho?
Ne ho una che è questa che corre. Veloce e non si sa dove. E vento che taglia in faccia e freddo che sale da sotto le maglie leggere
E carne che si fa calore, che si fa fuoco con la rabbia che vi regalo, è amore. E adesso ne tengo un po’ solo per me.
Da farmi cadere addosso mischiandolo alla neve.
Perché vivo di cadute piccole in fondo allo stomaco e di domande senza risposta e di metodi non proprio ortodossi di punirmi.
Questo è il modo di viversi partendo da dentro. e’ una forma di coraggio.
Guardo in faccia i demoni. Quanti sono in grado di farlo? Quanta gente ha la forza di scriverne, di trarne linfa, di trasformare il demone in motore, di fare scelte, di voltare pagine, di ammettere di aver fallito?
e che male c’è? io fallisco spesso.
e se poi bestemmio ridendo, soffoco di troppa o troppa poca aria, piango, mi danno, sorrido di dolore, gioco a perdermi, corro da ferma
se poi faccio ANCHE tutto questo oltre ad essere sempre me stessa, coerente, felice, in movimento.
che problema c’è?
Terry
[da ESSERE UNA PENNA A PARTIRE DA DENTRO]