Che cosa è il desiderio di gloria negli uomini, a bordo di questa terra che naviga nello spazio infinito dove un giorno farà naufragio? Mi sembra di vedere, su una grossa nave destinata al naufragio, o piuttosto il cui naufragio è continuo e già iniziato, numerosi passeggeri, non uno dei quali arriverà a destinazione: i primi morti nutrono il folle desiderio di occupare la memoria dei superstiti, di coloro cioè che a loro volta scompariranno quanto prima negli abissi. È vero che, a vederlo da vicino, il vascello è immenso, i passeggeri di un ponte non conoscono quelli dell’altro, la poppa ignora la prua: per questo nasce l’illusione. È vero anche che, mentre in un angolo della nave si muore, non molto lontano si danza, si celebrano matrimoni, si festeggiano nascite. E’ vero che l’equipaggio si riproduce e non diminuisce di numero. Ma che importa? Nonostante questo, il tutto è votato a una sola e medesima fine. Nessuno uscirà da questa massa galleggiante per andare a depositare il suo nome, o quello dei suoi simili, sulle costiere sconosciute, sui continenti e le isole senza numero che punteggiano il meraviglioso azzurro. Tutto accade qui dentro e a porte chiuse. Vale la pena? – La mia è una lunga parafrasi, ma Pascal ha reso questi pensieri con una sola frase: “Quanti regni ci ignorano!”.
Charles Augustin de Sainte-Beuve