Questa Rita cui voglio somigliare quando sarò grande è Rita Levi Montalcini, vincitrice del Premio Nobel per la Medicina nel 1984 per le sue ricerche sullo sviluppo delle cellule neurologiche. Ora, il Premio Nobel è cosa che già ho, non sarebbe dunque per ambizione di questa grande o piccola gloria, le opinioni degli esperti divergono, che sono disposto a smettere di essere chi sono stato per diventare Rita. Tanto più trovandomi in un’età in cui qualsiasi cambiamento, pur se promettente, ci appare sempre come un sacrificio delle abitudini, cui finiamo più o meno per adattarci.
E perché voglio assomigliare a Rita? È semplice. Nell’atto del suo investimento come Dottore Honoris Causa nell’aula magna dell’Università Complutense di Madrid, questa donna, che ad aprile compirà cento anni, ha fatto una serie di dichiarazioni (peccato non aver avuto modo di trascrivere per completo il suo discorso improvvisato) che mi hanno lasciato ora stupito ora grato, anche se non è facile immaginare uniti insieme questi due sentimenti estremi. Ha detto: «Non ho mai pensato a me stessa. Vivere o morire è la stessa cosa. Perché la vita, naturalmente, non è in questo piccolo corpo. L’importante è il modo in cui viviamo e il messaggio che lasciamo. È questo che ci sopravvive. È questo l’immortalità». E ha detto ancora: «È ridicola l’ossessione di invecchiare. Il mio cervello è migliore ora di quel che era quando ero giovane. È vero che ci vedo male e sento peggio, ma la mia testa ha sempre funzionato bene. La cosa fondamentale è mantenere attivo il cervello, cercare di aiutare gli altri e conservare la curiosità per il mondo». E queste parole che mi hanno fatto capire di aver incontrato l’anima gemella: «Sono contro la pensione o qualunque altro tipo di sussidio. Vivo senza. Nel 2001 non guadagnavo niente e ho avuto problemi economici fino a che il presidente Ciampi mi ha nominata senatrice a vita».
Non tutti saranno d’accordo con questo radicalismo. Ma scommetto che molti di quelli che mi leggono vorranno essere anche loro da grandi come Rita. Che così sia. Se lo faranno, stiamo pur sicuri che il mondo diventerà subito migliore. Non è questo che andiamo dicendo di volere? Rita è il cammino.
JOSE’ SARAMAGO * IL QUADERNO